Dai fischi a Locatelli agli applausi a Thuram
Ma poi chissà, magari è giusto rivoluzionare a prescindere: i fischi di una parte dello Stadium a Locatelli certificano plasticamente come il passato lasci ruggini: aveva sbagliato due appoggi, così come Thuram ha perso un paio di palloni deliranti in uscita, ma è inevitabile che alle nuove fidanzate si perdoni tutto mentre le storie antiche si portano appresso i ricordi dei tempi duri, e divisivi. Altri, invece, lo hanno applaudito: divisivi, appunto. Quanto al gioco, in attesa dei nuovi arrivi, sia in mezzo sia sugli esterni d'attacco, Thiago Motta ha riproposto un 4-1-4-1 con distanze però ancora un po' troppo lasche tra i giocatori. Due gol casuali nel primo tempo, due spunti individuali nella ripresa hanno fissato le statistiche di un pomeriggio che, a prescindere da tutto, ha certificato come questa Juve abbia ancora bisogno di corpo e sostanza. Il resto è stato show para-calcistico. Quello iniziale con la canzone dell'americana Tia Tia e la trasmissione dell'intero pomeriggio sui canali social bianconeri (sulle maglie, non a caso, il Creator Lab) certificano plasticamente la volontà di andare incontro alle esigenze del pubblico più giovane, una fidelizzazione più che mai necessaria anche se poi sarà tutto da vedere, con il tempo, se il giochino potrà funzionare a prescindere dai risultati, in ossequio alla convinzione - più volte ribadita da John Elkann in questi suoi intensi giorni di sport - secondo cui le nuove generazione avrebbero un approccio più laico allo sport riguardo alla vittoria e alla sconfitta.