"È una Lega molto litigiosa dove è difficile portare avanti dei progetti innovativi"
Che impressione le ha fatto la giustizia sportiva? Veniva da un mondo completamente diverso e ha impattato contro un meccanismo che non sempre è coerente nei suoi trattamenti.
«Il grande stratega è stato il presidente, Gianluca Ferrero che ha approcciato la cosa in modo molto concreto e pragmatico. Abbiamo fatto delle scelte di confronto e di dialogo per non compromettere ulteriormente la classifica del campionato e, in questo modo, gestire in modo pratico anche la situazione europea, per riuscire a partecipare alla prossima Champions. Sulla disparità di giudizio tra noi e gli altri non so cosa rispondere. Diciamo che ci sono molte situazioni ancora pendenti, aspettiamo di capire come verranno giudicate e se verranno giudicate. Sicuramente la cosa che è peculiare nel caso della Juventus è che la precedente dirigenza è stata intercettata per mesi con migliaia di ore di intercettazione. Trattamento che non mi sembra sia stato, neanche in minima parte, riservato ad altri che avevano più o meno le stesse problematiche. Dopodiché, sul giudizio, sul trattamento definitivo, aspettiamo di vedere cosa succederà anche per gli altri».
Sulle liti interne del calcio italiano che idea si è fatto?
«Da sempre siamo tutti insieme, professionisti e dilettanti, però negli ultimi vent’anni almeno, il calcio professionistico è diventato un’industria che investe in modo ingente e sopporta rischi economici e finanziari enormi. Bisognerebbe tener conto di questi due fattori nel costruire la governance complessiva del calcio. Più che sulla tanto decantata “indipendenza” sarebbe importante concentrarsi sul giusto peso della Serie A nel calcio italiano. Perché poi, se la Serie A fosse in grado di creare un percorso virtuoso per la crescita, non è escluso che arriverebbero risorse ancora maggiori per tutta la filiera. Però... prima fateci sviluppare! Poi si troverà una modalità di ridistribuzione».
Provoco: cosa ve ne fate di un maggiore peso in Consiglio Federale se tanto poi in Lega Serie A non vi mettete mai d’accordo?
«Sì, è una Lega molto litigiosa dove è difficile portare avanti dei progetti innovativi. Anche in quel caso di tratta di trovare una progettualità comune per riuscire a svilupparsi».
Il Real ha sfondato il tetto del miliardo di ricavi. Per la Juventus sarà mai possibile competere con dimensioni economiche di quel tipo?
«Il Real è sicuramente la squadra che meglio di tutte ha saputo sviluppare il proprio progetto, avendo successi sportivi continuativi in tutte le competizioni e sviluppando benissimo anche tutto il brand e tutta la parte commerciale, avendo quindi le risorse per acquistare continuativamente i grandi campioni. Insomma è l’esempio più virtuoso che ci sia. Poi il confronto tra il fatturato della Juventus e del Real andrebbe fatto tenendo conto anche di alcuni vincoli specifici che abbiamo noi, come quelli della legge Melandri o il fatto che il loro stadio è più del doppio del nostro. Detto ciò, rimane una differenza enorme che deriva dalla loro capacità e dalla loro abilità. No, quindi, il gap economico non è certamente colmabile nel breve periodo, così come quello con le prime quattro o cinque squadre di Premier. Ma la bellezza del calcio è che per fortuna non giocano i soldi e i risultati possono essere slegati dal fatturato. Dobbiamo avere la capacità di costruire un gruppo forte che sia in grado di competere, seppur con diverso livello di costo della squadra. Certo è impressionante sapere che noi siamo l’undicesimo o dodicesimo fatturato d’Europa, ma fatturiamo la metà dei primi».