“Era quasi intimidito…”: Schillaci e la Juve, il dolce ricordo di Zoff

L’ex tecnico parla dell’arrivo di Totò in bianconero e della sua ascesa fino alla maglia della Nazionale: “Subito determinante”

Nel mese di giugno del 1989, Totò Schillaci scendeva in campo per l’ultima volta con la maglia del Messina, al termine di un campionato di Serie B concluso a metà classifica, con un bottino personale di 23 reti in 35 partite. Nel mese di giugno del 1990, esattamente un anno dopo, l’attaccante palermitano esordiva – con tanto di gol, naturalmente – ad Italia 1990. Un Mondiale diventato, almeno per lui, leggendario. Già, ma come sono stati uniti i due punti sulla linea del tempo, punti apparentemente così distanti tra loro? Con un’esaltante stagione nelle fila della Juventus, agli ordini del tecnico Dino Zoff. Che aveva messo Totò al centro dell’attacco bianconero e aveva raccolto, oltre alle sue 21 reti stagionali, anche una Coppa Italia e una Coppa Uefa da posare in bacheca. In virtù di un cammino che al bomber aveva spalancato, appunto, le porte della Nazionale.

Le parole di Zoff

E delle “notti magiche”, inseguendo un gol. «Ma non è che io avessi fatto chissà cosa, Totò si era lanciato nel grande calcio da solo», il ricordo dello stesso Zoff, sempre incline all’umiltà e alla modestia. Qualità riconosciute anche allo stesso Schillaci, approdato all’improvviso alla Juventus dopo la trafila nel Messina, dall’allora C2 fino alla B. «All’inizio era molto timoroso, ma la sua umiltà conquistò tutti nello spogliatoio: riuscì subito a farsi voler bene da tutti, giocatori affermati compresi». Ovvero quelli che, nei primi tempi a Torino, rendevano Schillaci più schivo di quanto già non fosse di natura. «Ho dovuto lavorare molto per trasmettergli serenità e tranquillità: arrivava da un contesto completamente diverso ed era quasi intimidito dal fatto di stare in una grande squadra, in mezzo a personaggi importanti in campo e anche fuori. Io gli suggerii solo di restare se stesso e di pensare a far bene sul rettangolo di gioco, che al resto ci avrei pensato io». Una missione compiuta piuttosto bene dall’allora tecnico della Juventus, che esaltò le doti realizzative del suo bomber e guidò la squadra ai due titoli su scala nazionale e internazionale. In Italia sollevò al cielo la Coppa Italia, con un successo di misura nella doppia finale contro il Milan.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Zoff: "Davvero un ragazzo squisito"

In Europa festeggiò la Coppa Uefa, conquistata di fronte alla Fiorentina in un derby tutto italiano. «La sua fu davvero un’annata magica, ci aiutò tantissimo e conquistò un posto in Nazionale. Era timido, ma al tempo stesso verace. E di gran cuore. Entrò subito nelle mie grazie, a livello umano ancor più che a livello tecnico. In quella Juventus avevo a disposizione grandi attaccanti, ma lo schierai fin da subito titolare: lo reputavo importante e tale si dimostrò lui in campo, soprattutto dopo essersi sciolto nel corso dei mesi», ripercorre ancora quella stagione, di partita in partita, l’altrettanto leggendario Zoff. Una stagione conclusa da Schillaci con l’agognata convocazione per il Mondiale di casa, nonostante vantasse una sola convocazione in azzurro fino a quel momento. Il resto, naturalmente, è storia: l’ingresso nello scampolo finale all’esordio con l’Austria, la prima maglia da titolare di fronte alla Cecoslovacchia. E una rassegna iridata, a conti fatti, da sei gol in sette partite. Da capocannoniere, insomma. «Era davvero un ragazzo squisito, avrò sempre un ricordo bellissimo di lui. Come persona e come calciatore».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nel mese di giugno del 1989, Totò Schillaci scendeva in campo per l’ultima volta con la maglia del Messina, al termine di un campionato di Serie B concluso a metà classifica, con un bottino personale di 23 reti in 35 partite. Nel mese di giugno del 1990, esattamente un anno dopo, l’attaccante palermitano esordiva – con tanto di gol, naturalmente – ad Italia 1990. Un Mondiale diventato, almeno per lui, leggendario. Già, ma come sono stati uniti i due punti sulla linea del tempo, punti apparentemente così distanti tra loro? Con un’esaltante stagione nelle fila della Juventus, agli ordini del tecnico Dino Zoff. Che aveva messo Totò al centro dell’attacco bianconero e aveva raccolto, oltre alle sue 21 reti stagionali, anche una Coppa Italia e una Coppa Uefa da posare in bacheca. In virtù di un cammino che al bomber aveva spalancato, appunto, le porte della Nazionale.

Le parole di Zoff

E delle “notti magiche”, inseguendo un gol. «Ma non è che io avessi fatto chissà cosa, Totò si era lanciato nel grande calcio da solo», il ricordo dello stesso Zoff, sempre incline all’umiltà e alla modestia. Qualità riconosciute anche allo stesso Schillaci, approdato all’improvviso alla Juventus dopo la trafila nel Messina, dall’allora C2 fino alla B. «All’inizio era molto timoroso, ma la sua umiltà conquistò tutti nello spogliatoio: riuscì subito a farsi voler bene da tutti, giocatori affermati compresi». Ovvero quelli che, nei primi tempi a Torino, rendevano Schillaci più schivo di quanto già non fosse di natura. «Ho dovuto lavorare molto per trasmettergli serenità e tranquillità: arrivava da un contesto completamente diverso ed era quasi intimidito dal fatto di stare in una grande squadra, in mezzo a personaggi importanti in campo e anche fuori. Io gli suggerii solo di restare se stesso e di pensare a far bene sul rettangolo di gioco, che al resto ci avrei pensato io». Una missione compiuta piuttosto bene dall’allora tecnico della Juventus, che esaltò le doti realizzative del suo bomber e guidò la squadra ai due titoli su scala nazionale e internazionale. In Italia sollevò al cielo la Coppa Italia, con un successo di misura nella doppia finale contro il Milan.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
“Era quasi intimidito…”: Schillaci e la Juve, il dolce ricordo di Zoff
2
Zoff: "Davvero un ragazzo squisito"