Sentire da vecchi pulpiti iniziare a chiedere a Motta di vedere una squadra brillante, dominante, capace di sovrastare ogni avversario dopo essere arrivato da qualche mese e aver giocato sei partite è l'equivalente generazionale dell'isteria social giovanile che senza pazienza si dispera a ogni errore o si esalta senza freni per un risultato positivo. La Juventus è in formazione, in creazione, in fieri, un progetto di gioco che ha già meccanismi evidenti: la squadra spinge in avanti, pressa in maniera sistematica, il possesso palla non è mai un girare il pallone fine a sé stesso. E come gioco, con tutto il rispetto per l'Allegri pastore di uomini e maestro di gestione dello spogliatoio, siamo già anni luce rispetto a quello che avveniva tatticamente negli anni del secondo ciclo di Max. In maniera davvero troppo evidente per negarlo.
La Juventus è solida, al momento addirittura insuperabile, come da grande tradizione bianconera anche senza parlare di BBC o del Trap, e se si alza il ditino sugli 0-0 con l'Empoli e il Napoli bisogna anche avere il coraggio di ricordarsi che a Empoli si era arrivati anche a prenderne quattro, per non parlare della cinquina di babbà partenopei colorati di scudetto e di altre sconfitte. La serenità con cui si esce palla a terra dal pressing offensivo senza apprensioni o calcioni in avanti, "che puntiamo il portiere che poi qualcosa succede", solo qualche mese fa a Torino era catalogabile alla voce 'fantasie proibite', da poter apprezzare solo guardando altre squadre continuandosi a chiedere come mai non se ne potesse godere anche allo Stadium.