La questione Vlahovic: Motta chiamato al capolavoro
Ma questi meccanismi sopracitati, che si vedono e si intravedono, hanno bisogno del tempo giusto per essere oliati, per diventare automatismi, per creare quell'alchimia che tanto ha affascinato e funzionato a Bologna portando i rossoblù a un'impresa storica chiamata Champions. E sì, c'è un problema gol che non può attendere, che ovviamente va a finire sull'uomo chiamato a farle le reti, la questione Vlahovic. Parliamo di Dusan, sì, e dell'abbandono mentale che Thiago si è trovato di fronte, costretto a recuperare un attaccante con un talento pazzesco ma con una fragilità psicologica palese, fatta di sfoghi isterici in campo al primo fischio contro dell'arbitro o al primo fallo subito e non fischiato, che tutti vedevano mentre gli si chiedeva di essere decisivo, totale e mentalizzato come il più esperto dei bomber, dimenticandosi di quanto quella montagna di muscoli e quel sinistro che tutto poteva avesse bisogno di essere sgrezzato soprattutto di testa.
Aiutato, semplicemente, perché Dusan è ed era già quello degli attributi "grandi così", sempre per chi dovesse avere problemi di memoria. E quella fascia al braccio, consegnatagli alla prima partita della nuova era bianconera nel ritiro blindato del centro Adidas a Norimberga, era il primo passo di una ricostruzione che all'orizzonte è il capolavoro a cui è chiamato socraticamente Thiago Motta, chiamato a tirar fuori da dentro al serbo la fame del gol, risvegliarne l'istinto e il fiuto attraverso l'insegnamento dei movimenti, dei fondamentali dell'astuzia e del cinismo. Perché è solo di quella fame, ricordando un eroe che mescolò realtà e fantasia di tutto un popolo come Totò Schillaci, che si nutre il bomber. E Motta dovrà farlo non con le parole, di cui il tecnico è decisamente parsimonioso come dimostra in conferenza stampa, ma con i fatti, consapevole che sul centravanti si gioca il destino suo e della Juventus. Che è sempre chiamata a vincere, al di là dei proclami - o di passate sottostime - che affossano solo il morale di una squadra che ha scritto nel DNA il dovere di crederci.