TORINO - Vero, serve tempo per vedere gli effetti delle rivoluzioni. Si sa, i cambiamenti, soprattutto quelli radicali, non possono produrre frutti immediati. Lo sapevano e lo sanno anche alla Juve, mondo Juve: dirigenti e tifosi. Ma l’avvio scintillante con Como e Verona al Bentegodi aveva accecato: un doppio tre a zero in grado di accendere sogni magnifici con quella marea di occasioni da gol a creare un solco netto con la Juve compassata e made in Allegri della stagione passata. In realtà, proprio quando tutti si erano convinti che era appena partita la stagione dello show ecco in campionato tre pareggi senza reti con Empoli, Roma e Napoli e sostanzialmente senza emozioni, se si eccettuano due palle pericolose create in casa dei toscani. Troppo poco in assoluto, a prescindere dai raffronti con la squadra della stagione passata. Se il fiore all’occhiello di questa Juventus in campionato è la difesa imbattuta dopo cinque giornate (successo solo un’altra volta in tutta la storia del club nel 2014/15 proprio con Max, che però le aveva vinte tutte in quel frangente), l’aspetto preoccupante è quanto poco produca a livello di pericoli nonostante il significativo possesso palla.
Juve, tanto possesso ma poche occasioni
L’ultima partita con il Napoli sotto questo punto di vista è stata più che mai indicativa: 65% di possesso palla, oltre 700 passaggi (circa il doppio dei partenopei) per produrre di fatto un solo tiro. È evidente che di questo passo è difficile immaginare un risultato diverso sabato in casa del Genoa (dove si giocherà di nuovo alle 18), urge cambiare qualcosa. Thiago Motta è chiamato a trovare un modo per accendere una manovra che oltre ad apparire lenta e quindi spesso prevedibile, fatica a innescare giocatori dal potenziale offensivo doc quali Nico Gonzalex, Koopmeiners e Yildiz. Un vero e proprio delitto a cui occorre trovare un pronto rimedio.