Pagina 2 | Motta, una nuova Juve all’orizzonte? Il clamoroso piano B senza Vlahovic

TORINO - Dusan Vlahovic non è un caso, almeno secondo le dichiarazioni di Thiago Motta dopo la clamorosa sostituzione a fine primo tempo. E però tocca grattare un poco sotto la patina delle dichiarazioni ufficiali per cercar di capire, e quindi umilmente spiegare, quel che sta accadendo intorno al centravanti serbo. Che, intanto, una conferma rispetto all’anno scorso la sta mantenendo: è il primo per numero di “big chance” (grandi occasioni) fallite in Serie A. Nella stagione scorsa concluse secondo, dietro a Kvaratskhelia, nonostante... Sì, nonostante. Solo che sarebbe persino consolante se il piccolo caso (casino?) Vlahovic si limitasse alla carenza in zona gol.

Non è solo colpa di Vlahovic

No: è che non riesce a entrare nella manovra e a diventarne chiave (solo la metà dei passaggi riusciti e appena 6 tocchi del pallone), un problema perfino più grosso del gol, nel “guardioliano” 4-1-4-1 che Motta sta utilizzando (con pochissimo turnover, peraltro) in questo periodo. E, del resto, decrittando le parole di Motta si intuisce che il problema sia stato tattico, più che realizzativo: "Perché Weah? Avevamo bisogno di maggiore profondità". Quella che Dusan, con i suoi movimenti raramente congrui, non riusciva a garantire. Poi, attenzione, non è solo colpa di Vlahovic perché è innegabile che, dopo le prime due gare vittoriose, la manovra bianconera si sia involuta e abbia faticato al cospetto di avversari più attenti nella fase difensiva.

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Juve sterile: tanto possesso ma poche occasioni create

Le statistiche, infatti, raccontano come la Juventus sia la squadra che effettua il maggior numero di passaggi in Serie A, ma la penultima per numero di assist e numero di tiri effettuati. La fotografia plastica di un possesso palla sterile e, ultimamente, anche lento che consente agli avversari di assumere le adeguate contromisure: anche contro il Napoli, infatti, la soluzione è spesso stata quella di cercare la giocata dalle fasce, pure queste però ben bloccate dagli azzurri che hanno concesso solo qualche cross (e mai dal fondo) di facile lettura per Rrahamani e Buongiorno che, di fatto, avevano il solo Vlahovic da controllare in un’area di rigore mai affollata da giocatori bianconeri. La sensazione, insomma, è che Thiago Motta non sia ancora riuscito ad allungare adeguatamente la coperta bianconera: per garantire una fase difensiva efficace, come attestano le zero reti subite in cinque partite, la squadra fatica a diventare pericolosa in attacco.

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Juve poco pericolosa: la possibile soluzione

Al punto che ormai è diventata palese la necessità di un “piano B” che consenta una maggiore imprevedibilità della manovra e una più folta densità in area, problema che lo stesso tecnico ha sottolineato nel post gara contro il Napoli. Una questione che investe soprattutto Koopmeiners che nelle stagioni bergamasche ha messo in mostra una efficace capacità di inserimento. Ma anche Yildiz che pare un poco immalinconito là, largo sulla fascia dove si è alternato con l’olandese: uno spreco appunto. Senza contare che, in attesa del recupero di Milik, la cui assenza assume contorni sempre più misteriosi, il numero 10 potrebbe diventare il cuore del “piano b”, vale a dire il falso centravanti da far giocare al posto di Vlahovic al centro dell’attacco. Un ruolo “alla Zirkzee” per costruire un fraseggio e aprire spazi agli inserimenti. Non siamo, sia chiaro, alle tensioni che portarono alla rottura prima con Nzola allo Spezia e poi con Arnautovic al Bologna, ma Motta ha dimostrato di non fare sconti, soprattutto ai centravanti.

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Juve sterile: tanto possesso ma poche occasioni create

Le statistiche, infatti, raccontano come la Juventus sia la squadra che effettua il maggior numero di passaggi in Serie A, ma la penultima per numero di assist e numero di tiri effettuati. La fotografia plastica di un possesso palla sterile e, ultimamente, anche lento che consente agli avversari di assumere le adeguate contromisure: anche contro il Napoli, infatti, la soluzione è spesso stata quella di cercare la giocata dalle fasce, pure queste però ben bloccate dagli azzurri che hanno concesso solo qualche cross (e mai dal fondo) di facile lettura per Rrahamani e Buongiorno che, di fatto, avevano il solo Vlahovic da controllare in un’area di rigore mai affollata da giocatori bianconeri. La sensazione, insomma, è che Thiago Motta non sia ancora riuscito ad allungare adeguatamente la coperta bianconera: per garantire una fase difensiva efficace, come attestano le zero reti subite in cinque partite, la squadra fatica a diventare pericolosa in attacco.

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