Il calcio brucia i suoi giudizi alla velocità della luce e, spesso, l'esercizio si rivela improvvido e superficiale. Dopo lo 0-0 con il Napoli, addì sabato 21 settembre, la Juve e in primis Thiago Motta sono finiti al centro di buona parte della critica per via della pareggite acuta che ha scandito le ultime tre prestazioni dei bianconeri in campionato. Il che non ha impedito alla squadra di vantare la miglior difesa del torneo, non avendo sinora subito nemmeno una rete e di ritrovarsi a 2 punti di distanza dal Toro capolista, nel gruppone che insegue i granata. Di più. Soltanto quattro giorni prima della partita con i partenopei di Conte, che allo Stadium hanno rimediato un'ottima figura inanellando il quarto risultato utile consecutivo, la Juve ha travolto il Psv nella gara d'esordio della nuova Super Champions League. E giù elogi sperticati al nuovo corso mottiano, alla fluidità della manovra offensiva, a Yildiz nuovo Del Piero, eccetera eccetera.
Invece, dopo il Napoli si sono aperte le cateratte del pessimismo: Vlahovic sostituito dopo 45' è finito sulla graticola; Douglas Luiz è già un acquisto deludente; le occasioni da gol create sono pari o addirittura inferiori all'età Allegri e vai con il bartaliano è tutto sbagliato, tutto da rifare. Non è così. A parte il fatto che, anche un anno fa, Motta a Bologna aveva registrato una vittoria e tre pareggi, tutti per 0-0. A parte il fatto che le fortune generali della Juve non possano dipendere solo da Vlahovic, il quale non è Zirkzee per rifarci ai precedenti felsinei di Thiago. A parte questo, è naturale occorra del tempo alla Juve perché ingrani, avendo cambiato allenatore e avendo radicalmente rinnovato il proprio organico. Ergo, lasciate lavorare Thiago e poi vediamo.