Milik e l'infortunio al ginocchio
Ecco, il problema sta proprio qui: la “ripresa dell’attività agonistica” che si è dilatata in tempi davvero poco comprensibili: 4 mesi di tempo per recuperare dall’asportazione di un menisco equivalgono a tempistiche da Anni 60 o su di lì, roba da sabbiature a Jesolo. Poi, certo, ogni infortunio è un caso a sé soprattutto per quanto riguarda un’articolazione complessa e delicata come il ginocchio e in particolare se si tiene conto della storia pregressa del giocatore in questione. Eh sì, perché purtroppo Milik non è un neofita riguardo a questo tipo di infortuni e, anzi, ha messo assieme un rosario di crociati e legamenti assortiti. Un primo campanello d’allarme suonò nella stagione 2014-15 quando, nell’Ajax, un infortunio al ginocchio lo costrinse a 45 giorni di stop. Una sciocchezza, se paragonata al primo grave stop, il 9 ottobre del 2016: giocava già nel Napoli quando si ruppe il legamento crociato e fu costretto a 127 giorni di inattività.
Fu l’inizio di una lunga via crucis, perché dopo poco tempo dal rientro, il 24 settembre dell’anno successivo, un nuovo problema all’articolazione lo costrinse a uno stop di altri 158 giorni, sempre con la maglia del Napoli. Ma non è finita, perché il 24 maggio del 2021, quando era al Marsiglia, il ginocchio si bloccò di nuovo costringendolo ad altri 128 giorni di cure e riatletizzazione. Da lì in avanti le articolazioni hanno retto anche se, magari, gli infortuni muscolari successivi potrebbero essere stati innescati da questi “pregressi”, ma sono ipotesi. La realtà invece rimanda al 7 giugno, all’infortunio al menisco e ai tempi lunghi per un recupero di cui si ipotizza solo la fine, con la conseguenza di privare Thiago Motta dell’unica alternativa “di ruolo” a Dusan Vlahovic.
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