Questa è la Juventus che vuole la sua gente. Una squadra che non si arrende mai, fedele al “fino alla fine”. Un banda di uomini che scalano le ingiustizie e scollinano con gloria oltre gli errori arbitrali. Un gruppo che non smette di attaccare anche in dieci contro undici. Un insieme nel quale i giocatori tecnici stanno prendendo sempre più coraggio nella giocata, regalando sprazzi di pure spettacolo. Tanti fatti e altrettante riflessioni nella partita di ieri sera contro il Lipsia, tanto vale andare in ordine cronologico. L’infortunio di Bremer tiene tutti con il fiato sospeso, ma è meraviglioso per Motta aver visto come sa reagire la squadra alla botta psicologica (Bremer e Nico out nei primi minuti) e quanto è forte Kalulu. Stesso discorso per la reazione all’espulsione di Di Gregorio: la Juventus degli ultimi anni si sarebbe scomposta o demoralizzata, questa è rimasta cazzuta e in partita. Dusan Vlahovic ha segnato la seconda doppietta consecutiva, gli chiedevamo continuità... Chico Conceiçao è esattamente quello che aveva fatto intravedere nei primi scorci e il suo gol potrebbe essere un punto di svolta della stagione per l’impatto emotivo che può comportare.
Mentalità offensiva
E, infine, la Juventus sta acquisendo una profonda mentalità offensiva: attaccare in dieci contro undici, cercare comunque la vittoria, è roba da grande squadra. Ieri la Juventus ha rischiato molto, perché ha attaccato molto: ha giocato da Champions in Champions. Non da Champions, invece, è stato l’arbitro. L’inadeguatezza di François Letexier, il francese di Lipsia-Juventus, si aggiunge a quella di Sandro Scharer, lo svizzero di Leverkusen-Milan. Sono fortunate le due tedesche contro le italiane, molto sfortunata è la nuova Champions League che di inadeguato ha, purtroppo, molto. L’allargamento a 36 squadre e la nuova formula, nelle prime due giornate, ha prodotto un 5-0, un 7-1 e un 9-2 che non sono sinonimo di spettacolo, ma di esagerato disequilibrio. Quella che dovrebbe essere la competizione nella quale si dovrebbe confrontare la crema della crema del calcio europeo, finisce per mettere dentro il girone, anzi calderone unico, un pasticcio che mischia livelli troppo diversi. Ma è il calcio del popolo, quindi popolo deve essere contento.