"Vlahovic ha la fame di Batistuta, il segreto di Motta e dove può arrivare la Juve"

Intervista eslcusiva ad Emiliano Bigica, allenatore del Sassuolo Primavera e vecchia conoscenza di Dusan, Thiago e Magnanelli: "La strada dei bianconeri è giusta..."

C’è un curioso filo rosso che lega Emiliano Bigica, allenatore della Primavera del Sassuolo, a Thiago Motta e Dusan Vlahovic: ha condiviso gli albori della carriera italiana di entrambi. Quella di allenatore per quanto riguarda Motta, del quale è stato compagno al Master di Coverciano 2019-20, e ovviamente quella di giocatore per Vlahovic, che aveva accolto a Firenze da tecnico della Primavera viola, con cui Dusan nel 2018-19 giocò 21 partite segnando 19 reti. E instaurando con Bigica un legame tuttora forte: «Sono molto affezionato a lui, ci siamo sentiti anche pochi giorni fa». Normale, dunque, che mercoledì sera fosse davanti alla tv per Lipsia-Juve.

Che partita ha visto? 
«Entusiasmante. Una partita in cui la Juve, nonostante sia rimasta in 10, ha sempre mantenuto le distanze giuste, ha sempre avuto coraggio, ha sempre provato a giocare. Poi ovviamente sono partite in cui la giocata individuale del campione fa pendere il risultato da una parte o dall’altra e in cui c’è stata un po’ di sofferenza finale, come era normale che ci fosse. La Juve ha approcciato bene la gara, in casa di una squadra forte e con giocatori offensivi importanti, e la sua prestazione è stata ottima». 
 

Che ricordo ha di Thiago Motta a Coverciano e cosa rivede nella Juve delle sue idee di allora? 
«Purtroppo il nostro fu un corso anomalo, perché incappammo nel Covid e la seconda parte si svolse tutta online. Quindi purtroppo ci siamo vissuti poco come compagni di corso e sono mancati molti momenti di condivisione e confronto delle nostre idee. Thiago lo ricordo molto gentile e disponibile, ogni tanto ci siamo scambiati qualche messaggio per salutarci, poi ho iniziato a vedere le sue idee a La Spezia, a Bologna e ora alla Juve». 
 
Cosa le piace di più del suo modo di far giocare la squadra? 
«Mi piace il fatto che la sua squadra non rinuncia mai a giocare, a trovare soluzioni, a scambiare posizioni. Mi piace la fluidità dei movimenti dei giocatori, ha sempre qualche calciator bravo a riconoscere gli spazi da occupare facendo saltare il banco delle pressioni avversarie: tipo Calafiori al Bologna o Cambiaso alla Juve. Cose che si vedono anche in altri campi, ma Thiago secondo me è particolarmente bravo a convincere i giocatori che quella è la strada giusta». 
 

 

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Vlahovic e Batistuta: caratteri simili

Il banco mercoledì lo ha fatto saltare Vlahovic: quale dei due gol le è piaciuto di più? 
«Eh... (ride). Il primo. Perché ho visto un movimento da attaccante vero, quello che si chiede quando si insegna ad attaccare l’area di rigore. Lui capisce che la palla può andare sul primo palo e fa un movimento in anticipo sul marcatore: poi è bravo a trovare il tempo sulla palla che batte per terra, ma anche se non avesse fatto gol sarebbe stato comunque un movimento da far vedere ai giovani attaccanti. Il tiro a giro sul palo lontano del secondo gol lui ce l’ha nel suo repertorio, ma mi è piaciuto molto il fatto che in dieci sia voluto andare a pressare assieme a Conceiçao per recuperare la palla, provocando l’errore del giocatore del Lipsia e trasformandolo poi in gol con una magia. Ma l’ho visto molto bene anche spalle alla porta, ha pulito molti palloni. È stato vivo, dinamico. La strada è quella giusta: se la Juve trova i gol di Vlahovic con continuità può essere un’antagonista per l’Inter e il Napoli in campionato e anche in Europa può fare la sua figura». 
 
Che ricordo ha del giovane Vlahovic arrivato a Firenze? 
«Dusan quando è arrivato a Firenze non poteva ancora essere tesserato per via dell’età (fece il primo stage alla Fiorentina a novembre 2017, non ancora diciottenne, ndr) e mi aveva colpito il fatto che capiva e parlava l’italiano: era già avanti con la testa. L’altra cosa che mi ha sempre colpito, e per la quale lo porto come esempio ai miei ragazzi, era il fatto che lui, se non giocava in prima squadra, mi chiamava per venire in Primavera perché voleva giocare. A lui interessava soltanto la partita, indipendentemente dalla squadra: aveva grande fame, grande voglia di migliorare. Ed è normale che un giocatore con un talento così, con quella fame poi diventi un top player». 


 
Si dice che proprio questa fame, questo pretendere moltissimo da se stesso, a volte si trasformi in un limite per Vlahovic, portandolo a farsi condizionare negativamente da un errore e togliendogli serenità. Lei lo conosce bene: è davvero questo l’aspetto che deve migliorare per fare l’ultimo salto di qualità? 
«Sì. Lui è molto critico con se stesso, cerca la perfezione, ma la perfezione non esiste, specialmente in una stagione intera: ci sono partite in cui non puoi essere perfetto, ma puoi essere utile alla squadra. Quindi è importante non fossilizzarsi su un errore o su una cosa che non va e aiutare la squadra con una corsa in più, con un attacco alla profondità in più, con uno scarico in più. Dusan lo sa, però questa sua fame, che è una cosa sicuramente buona, a volte lo porta a chiedere troppo a se stesso». 
 
Ha detto che spesso parla di Vlahovic come esempio ai ragazzi che allena adesso. A Vlahovic parlava mai di Batistuta, suo compagno nella Fiorentina dal 1995 al ‘99? 
«Sì, certamente. Batistuta era un altro che aveva un talento innato dal punto di vista della potenza, del colpo di testa, dell’attacco alla profondità, però era anche uno che aveva fame: era sempre il primo ad arrivare al campo e l’ultimo ad andare via, voleva sempre migliorarsi. Era molto critico con se stesso, chiedeva molto al suo fisico, alla sua prestazione. In Dusan rivedo proprio questo atteggiamento: sono simili caratterialmente». 

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L'"appuntamento" con la Juve Primavera di Magnanelli in Youth League

Abbiamo parlato di Champions, tra poche settimane anche lei e il Sassuolo affronterete la vostra: il 23 ottobre e il 6 novembre sfiderete i lettoni del Daugavspil nel Percorso Campioni della Youth League, grazie allo Scudetto Primavera vinto l’anno scorso. Sensazioni? 
«Da quando è nata la Youth League ho sempre sognato di poterla giocare. Il Sassuolo mi ha regalato questo sogno, ora vogliamo onorare al meglio questa competizione. Ci penseremo a tempo debito, ma non vedo l’ora di giocare quelle due partite. Non ne ho parlato con i ragazzi, ma immagino che per loro sia lo stesso». 
 
Si è dato appuntamento agli ottavi o più avanti con Magnanelli, tecnico della Juve Primavera? 
«Magari... Francesco lo conosco da una vita: ero senza contratto e mi allenavo nella Sangiovannese di Sarri, dove giocava Francesco che era molto giovane (stagione 2004-05, ndr). Ma già allora si intravedeva che avrebbe potuto fare qualcosa nel calcio. Poi l’ho ritrovato a Sassuolo come bandiera di questo club, è un ragazzo a posto e competente e mi fa piacere che abbia iniziato bene la stagione. E non vedo l’ora di incontrarlo. L’avversaria dei sogni in Youth League? L’importante è andare avanti, ma giocare contro il Real Madrid...». 
 
A proposito di soddisfazioni: mercoledì la prima doppietta di Vlahovic in Champions; il 24 settembre in Lecce-Sassuolo 0-2 di Coppa Italia il primo gol in prima squadra di Luca D’Andrea, protagonista della sua Primavera 2022-23. Può fare una carriera alla Vlahovic? 
«Luca è arrivato al Sassuolo grazie a un colpo di genio del direttore Palmieri. Si è messo subito a disposizione della Primavera e ci ha aiutato a fare molto bene, poi è andato a fare esperienza a Catanzaro, è tornato e dopo un piccolo problema fisico è rientrato alla grande. Sarà utile alla prima squadra perché ha talento e voglia di arrivare. Dove è presto per dirlo: ma lui e ragazzi usciti dal settore giovanile come Russo, Kuni, Miranda possono fare la fortuna propria e del Sassuolo».

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C’è un curioso filo rosso che lega Emiliano Bigica, allenatore della Primavera del Sassuolo, a Thiago Motta e Dusan Vlahovic: ha condiviso gli albori della carriera italiana di entrambi. Quella di allenatore per quanto riguarda Motta, del quale è stato compagno al Master di Coverciano 2019-20, e ovviamente quella di giocatore per Vlahovic, che aveva accolto a Firenze da tecnico della Primavera viola, con cui Dusan nel 2018-19 giocò 21 partite segnando 19 reti. E instaurando con Bigica un legame tuttora forte: «Sono molto affezionato a lui, ci siamo sentiti anche pochi giorni fa». Normale, dunque, che mercoledì sera fosse davanti alla tv per Lipsia-Juve.

Che partita ha visto? 
«Entusiasmante. Una partita in cui la Juve, nonostante sia rimasta in 10, ha sempre mantenuto le distanze giuste, ha sempre avuto coraggio, ha sempre provato a giocare. Poi ovviamente sono partite in cui la giocata individuale del campione fa pendere il risultato da una parte o dall’altra e in cui c’è stata un po’ di sofferenza finale, come era normale che ci fosse. La Juve ha approcciato bene la gara, in casa di una squadra forte e con giocatori offensivi importanti, e la sua prestazione è stata ottima». 
 

Che ricordo ha di Thiago Motta a Coverciano e cosa rivede nella Juve delle sue idee di allora? 
«Purtroppo il nostro fu un corso anomalo, perché incappammo nel Covid e la seconda parte si svolse tutta online. Quindi purtroppo ci siamo vissuti poco come compagni di corso e sono mancati molti momenti di condivisione e confronto delle nostre idee. Thiago lo ricordo molto gentile e disponibile, ogni tanto ci siamo scambiati qualche messaggio per salutarci, poi ho iniziato a vedere le sue idee a La Spezia, a Bologna e ora alla Juve». 
 
Cosa le piace di più del suo modo di far giocare la squadra? 
«Mi piace il fatto che la sua squadra non rinuncia mai a giocare, a trovare soluzioni, a scambiare posizioni. Mi piace la fluidità dei movimenti dei giocatori, ha sempre qualche calciator bravo a riconoscere gli spazi da occupare facendo saltare il banco delle pressioni avversarie: tipo Calafiori al Bologna o Cambiaso alla Juve. Cose che si vedono anche in altri campi, ma Thiago secondo me è particolarmente bravo a convincere i giocatori che quella è la strada giusta». 
 

 

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