Pagina 2 | Juventus, Vlahovic non basta e il Cagliari fa 1-1. Quanti errori

TORINO - La Juventus si mangia le mani e anche il fegato perché dopo aver dominato la partita in lungo e in largo si trova la miseria di un punto in tasca per un rigore nel finale che gela il sangue dello Stadium esaurito e fa riflettere su tutto ciò che i bianconeri nei minuti prima avevano creato. Che la squadra giochi bene è fuori di dubbio ma resta la solita vecchia regola: se non segni è tutto o quasi inutile.

Juve, il possesso non segna

Una squadra, questa Juve, dove il concetto principale è il possesso palla che alla fine del primo tempo con il Cagliari si traduce in un numero clamoroso: 80% e a fine partita sarà il 76%! Chiaro che con queste cifre è ben difficile per gli avversari segnare e si spiega anche così il fatto che davanti al portiere ci sia una sorta di grande muraglia cinese a prevenire qualsiasi tipo di problema. Dopo l’eroica vittoria di Lipsia in doppia rimonta e dieci contro undici, il tecnico lascia a riposo McKennie, Fagioli e Yildiz per dare spazio a Thuram, Locatelli e Mbangula. Un 4-2-3-1 a specchio contro i sardi di Nicola che hanno in teoria in Viola e Makoumbou gli uomini in grado di regalare il salto di qualità ma per farlo serve avere la palla tra i piedi che, come detto, non c’è quasi mai.

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Mani di Luperto, segna Vlahovic

La Juve macina con fraseggi ampi a cercare spazi dove far partire gli inserimenti ma il vantaggio arriva al quarto d’ora per un penalty molto didascalico fischiato da Marinelli dopo aver rivisto l’azione al monitor su invito del Var: colpo di testa di Gatti e Luperto, sbilanciato per il contrasto aereo intercetta appena appena il pallone con la mano senza peraltro cambiarne direzione. Va dal dischetto Vlahovic che timbra con un rasoterra alla sinistra di Scuffet. A quel punto con la gara in discesa la Juve si mangia tre gol: due con Koopmeiners che tira prima alto sulla traversa e poi centra il portiere invece di servire Mbangula libero, quindi con Conceiçao, che con un sinistro velenoso dal limite costringe Scuffet a una parata goffa, per il rimbalzo del pallone poco prima del petto, ma comunque efficace. La ripresa si apre con Fagioli al posto di Koop e un’azione da urlo sulla fascia di Conceiçao che dopo uno scatto di 50 metri mette mette in mezzo per Vlahovic il cui tiro finisce a lato.

Douglas Luiz oggetto del mistero

Dopo un’ora ecco Douglas Luiz e McKennie per Thuram e Locatelli dopo che il Cagliari aveva alzato un po’ il baricentro soprattutto con Gaetano al posto di Viola. L’ingresso prima di Luvumbo sulla fascia al posto di Augello aveva aumentato la trazione dei sardi e infatti poco dopo ecco Danilo sulla fascia a tamponare al posto di Savona. Nel mentre un dribbling secco da cobra di Conceiçao manda in delirio lo Stadium ma l’assist non viene poi capitalizzato. A 12’ dalla fine Douglas costringe Scuffet a una deviazione scomposta, rigore in movimento per Vlahovic che solo davanti alla porta allarga incredibilmente troppo il sinistro. A 5’ dalla fine poi ecco quello che non t’aspetti, rigore per i sardi dopo un contrasto tra Piccoli e Douglas Luiz: per Marinelli non è sfondamento ma fallo del brasiliano e Marin trasforma. Palla al centro e ancora Marinelli diventa protagonista ammonendo per la seconda volta Conceiçao che cade in area di rigore dopo un contatto ma per il direttore di gara è simulazione e la Juve resta in 10. Negli otto minuti di recupero palo di Obert con un tiro da fuori e di Fagioli direttamente su angolo. Un pareggio assurdo per la Juve che per cosa ha costruito avrebbe meritato la vittoria. Ma per vincere bisogna segnare!

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Mani di Luperto, segna Vlahovic

La Juve macina con fraseggi ampi a cercare spazi dove far partire gli inserimenti ma il vantaggio arriva al quarto d’ora per un penalty molto didascalico fischiato da Marinelli dopo aver rivisto l’azione al monitor su invito del Var: colpo di testa di Gatti e Luperto, sbilanciato per il contrasto aereo intercetta appena appena il pallone con la mano senza peraltro cambiarne direzione. Va dal dischetto Vlahovic che timbra con un rasoterra alla sinistra di Scuffet. A quel punto con la gara in discesa la Juve si mangia tre gol: due con Koopmeiners che tira prima alto sulla traversa e poi centra il portiere invece di servire Mbangula libero, quindi con Conceiçao, che con un sinistro velenoso dal limite costringe Scuffet a una parata goffa, per il rimbalzo del pallone poco prima del petto, ma comunque efficace. La ripresa si apre con Fagioli al posto di Koop e un’azione da urlo sulla fascia di Conceiçao che dopo uno scatto di 50 metri mette mette in mezzo per Vlahovic il cui tiro finisce a lato.

Douglas Luiz oggetto del mistero

Dopo un’ora ecco Douglas Luiz e McKennie per Thuram e Locatelli dopo che il Cagliari aveva alzato un po’ il baricentro soprattutto con Gaetano al posto di Viola. L’ingresso prima di Luvumbo sulla fascia al posto di Augello aveva aumentato la trazione dei sardi e infatti poco dopo ecco Danilo sulla fascia a tamponare al posto di Savona. Nel mentre un dribbling secco da cobra di Conceiçao manda in delirio lo Stadium ma l’assist non viene poi capitalizzato. A 12’ dalla fine Douglas costringe Scuffet a una deviazione scomposta, rigore in movimento per Vlahovic che solo davanti alla porta allarga incredibilmente troppo il sinistro. A 5’ dalla fine poi ecco quello che non t’aspetti, rigore per i sardi dopo un contrasto tra Piccoli e Douglas Luiz: per Marinelli non è sfondamento ma fallo del brasiliano e Marin trasforma. Palla al centro e ancora Marinelli diventa protagonista ammonendo per la seconda volta Conceiçao che cade in area di rigore dopo un contatto ma per il direttore di gara è simulazione e la Juve resta in 10. Negli otto minuti di recupero palo di Obert con un tiro da fuori e di Fagioli direttamente su angolo. Un pareggio assurdo per la Juve che per cosa ha costruito avrebbe meritato la vittoria. Ma per vincere bisogna segnare!

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