TORINO - Prima la difesa. Se nell’immaginario comune Thiago Motta è il filosofo del gioco intenso e del possesso palla, aspetti in fin dei conti pienamente appartenenti al suo credo calcistico, le ultime stagioni del tecnico della Juventus confermano quanto sia altrettanto, se non innanzitutto, attento alla solidità delle proprie squadre. Terza miglior difesa della Serie A sulla panchina del Bologna un anno fa, primo gol incassato al crepuscolo della settima giornata ora a Torino. Prima la difesa, dunque. In campo, perché quella è la base su cui edificare i successi di domani. E anche sul mercato, se le esigenze del momento lo richiedono.
Sì, le esigenze del momento, in casa bianconera, tendono a etichettare come primaria la questione della retroguardia, all’indomani dell’infortunio al crociato che terrà Bremer ai box fino al termine di questa lunga e dispendiosa annata. Il reparto è stato considerato numericamente congruo in estate, al punto da aprire alle cessioni di Rugani e di Djalò, ma lo stop del totem brasiliano cambia radicalmente le carte in tavola. Anche perché Thiago Motta ha animo decisionista e serve tempo per mutare le certezze che si strutturano nella sua testa: Danilo non l’ha ancora convinto appieno, Cabal pare viaggiare in scia. E, allora, le alternative per sopperire all’assenza di Bremer non abbondano, pur tenendo a mente la possibilità di vedere al centro della difesa tanto il giovane Savona quanto un adattato Locatelli.
Motta e Giuntoli sono pienamente consapevoli della situazione, al punto da aver sondato anche il mercato degli svincolati. Ma in giro non ci sono profili che possano sposarsi con le idee del tecnico, ovvero giocatori che abbiano caratteristiche simili a quelle dei target individuati in estate prima di chiudere con il Milan per Kalulu: da Calafiori a Buongiorno, passando per Todibo.