Pagina 2 | "Conte se parte non lo riprendi. Savona bellissima storia. Il Var? Ha tolto..."

Nicola Legrottaglie, ora la Juve senza Bremer come fa?
«Si va avanti con Gatti, con Kalulu, con Cabal che può essere adattato da centrale. Ma per come intende il calcio Thiago Motta non ci sarebbe da meravigliarsi se vedessimo qualche giocatore in un ruolo diverso. Poi è chiaro a gennaio, considerando i tanti impegni, che un difensore lo prenderanno. Un difensore che abbia le però caratteristiche di Gleison»

Ardian Ismajli le ha?
«Ha caratteristiche simili: forte fisicamente, bravo nell’anticipo che può fare anche il terzino. Potrebbe essere il profilo giusto anche se Bremer ha più senso del gioco»

Tra i giocatori che si possono adattare c’è anche Danilo?
«Sarebbe un centrale di esperienza. Non è più un ventenne ma la Juventus avendo un gioco dominante difficilmente potrà essere sollecitato tante volte».

Quanto è cresciuto Gatti?
«E’ cresciuto nel gestire i momenti in campo. È arrivato da un’altra categoria, è arrivato alla Juventus e ora gioca anche con la fascia da capitano. In lui vedo un nuovo Torricelli. E la Juventus è brava a scoprire e creare queste belle storie…!

È una bella storia anche quelle di Savona
«Bellissima. Mai come quest’anno ho entusiasmo a vedere la Juventus. Mi dà l’idea di novità e poi è bello vedere tanti giovani in campo. È un segno di forza e programmazione»

Poi c’è Kalulu
«Mi piaceva già al tempo del Milan. È veloce, sa difendere, sa spingere. Ha tutto».

L’essere un jolly come Cambiaso è un bene o può creare confusione nel giocatore?
«Oggi non esiste esterno basso o alto. Lui riesce a coprire benissimo tutti i 60-70 metri di campo. Tocca tanti palloni, è sempre dentro il gioco e così diventi decisivo come è successo anche in maglia azzurra»

È già una Juventus da scudetto o bisogna avere un po’ di pazienza?
«Dire che oggi si vincerà lo scudetto non si può dire. Ma c’è un progetto, un lavoro che nei prossimi 2-3 anni porterà la Juventus sicuramente a essere una squadra vincente. Quest’anno credo che Napoli e Inter siano un passo ancora avanti…».

Vince il Napoli di Antonio Conte?
«Ha solo una partita a settimana, ha un allenatore che in Serie A è un martello pneumatico e che difficilmente sbaglierà quest’anno a Napoli. E difficilmente lo vai a riprendere se prende “spazio" in classifica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da Koopmeiners a Vlahovic: il giudizio sui singoli

Antonio Conte oggi è un valore aggiunto in Serie A. Thiago Motta lo può diventare?
«Si ma con caratteristiche diverse, con un calcio diverso. Thiago Motta ha la sua identità di calcio. Quando entrerà a pieno nel mondo Juve migliorerà in tutto, ne sono sicuro».

Da ex difensore guardare i rigori che si fischiano oggi viene un po’ da ridere?
«Il Var ti ha tolto la possibilità del contatto fisico: quello naturale, quello che non per forza è un fallo da calcio di rigore. Era difficile per noi, lo è ancora di più per i difensori di oggi».

Quello di Conceiçao era simulazione?
«Secondo me deve essere molto chiara la simulazione prima di dare un cartellino. Ci deve essere l’idea che io ti prendo in giro. E lì non c’era. C’è la corsa di un ragazzo anche più basso rispetto al difensore che gli mette la mano sulla spalla, perché la mano sul corpo c’è. Si è lasciato andare? Può essere. Ma possiamo giudicare l’intensità da un’immagine? Io dico che non l’ha fatto per ingannare qualcuno».

Nico Gonzalez e Koopmeiners sono gli uomini giusti per accendere finalmente Vlahovic?
«Koopmeiners per me è un giocatore incredibile capace di vedere il gioco dieci secondi prima rispetto a tutti gli altri… Ha tutto per diventare un grandissimo. Nico invece è un giocatore più istintivo, più da uno contro uno. Ma deve avere pazienza. Non deve pretendere, come spesso fanno i giovani che arrivano alla Juve di strafare. È uno degli errori che ha fatto anche qualcuno che oggi è in rosa. È la Juve che valorizza il tuo talento, non il contrario. La Juventus ti dà possibilità di crescere ma devi farlo prima di tutto capendo dove sei».

Si riferisce anche a Vlahovic?
«Dusan è un attaccante completo. La Juventus deve avere un attaccante così, come lui, con la sua voglia di Juve. Ma deve entrare e mettersi a completa disposizione nel contenitore Juventus.

Vuole dire che è stato un corpo estraneo alla squadra?
«Oggi si sente adatto a essere leader di questa squadra, prima no, c’erano altri giocatori che non gli hanno dato la possibilità di emergere. Oggi in una squadra con più giovani può essere il leader, il trascinatore e così viene fuori il suo talento».

Le manca la Sampdoria?
«Mi manca il mio ruolo da direttore. Ora mi sto concentrato nella preparazione e nel trovare un progetto, un ambiente e delle persone che mi stimano e che condividano con me le mie idee».

C’è chi dice che abbia pagato il fatto di essere l’uomo di Andrea Radrizzani…
«Normale pensarlo. Normale anche che Matteo Manfredi scelga persone sue, persone che stima. Lo stesso ha fatto prima Andrea Radrizzani. Non dico che Manfredi non avesse stima in me ma lui ha deciso di impostare il club con un’altra struttura».

Come giudica il suo lavoro?
«Abbiamo raggiunto quello che ci eravamo prefissati: raggiungere il primo anno i playoff per poi c’entrare la promozione nel secondo anno di B. Questo era l’obiettivo della società. Io sono soddisfatto di aver portato a casa il risultato nel primo anno da dirigente».

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Da Koopmeiners a Vlahovic: il giudizio sui singoli

Antonio Conte oggi è un valore aggiunto in Serie A. Thiago Motta lo può diventare?
«Si ma con caratteristiche diverse, con un calcio diverso. Thiago Motta ha la sua identità di calcio. Quando entrerà a pieno nel mondo Juve migliorerà in tutto, ne sono sicuro».

Da ex difensore guardare i rigori che si fischiano oggi viene un po’ da ridere?
«Il Var ti ha tolto la possibilità del contatto fisico: quello naturale, quello che non per forza è un fallo da calcio di rigore. Era difficile per noi, lo è ancora di più per i difensori di oggi».

Quello di Conceiçao era simulazione?
«Secondo me deve essere molto chiara la simulazione prima di dare un cartellino. Ci deve essere l’idea che io ti prendo in giro. E lì non c’era. C’è la corsa di un ragazzo anche più basso rispetto al difensore che gli mette la mano sulla spalla, perché la mano sul corpo c’è. Si è lasciato andare? Può essere. Ma possiamo giudicare l’intensità da un’immagine? Io dico che non l’ha fatto per ingannare qualcuno».

Nico Gonzalez e Koopmeiners sono gli uomini giusti per accendere finalmente Vlahovic?
«Koopmeiners per me è un giocatore incredibile capace di vedere il gioco dieci secondi prima rispetto a tutti gli altri… Ha tutto per diventare un grandissimo. Nico invece è un giocatore più istintivo, più da uno contro uno. Ma deve avere pazienza. Non deve pretendere, come spesso fanno i giovani che arrivano alla Juve di strafare. È uno degli errori che ha fatto anche qualcuno che oggi è in rosa. È la Juve che valorizza il tuo talento, non il contrario. La Juventus ti dà possibilità di crescere ma devi farlo prima di tutto capendo dove sei».

Si riferisce anche a Vlahovic?
«Dusan è un attaccante completo. La Juventus deve avere un attaccante così, come lui, con la sua voglia di Juve. Ma deve entrare e mettersi a completa disposizione nel contenitore Juventus.

Vuole dire che è stato un corpo estraneo alla squadra?
«Oggi si sente adatto a essere leader di questa squadra, prima no, c’erano altri giocatori che non gli hanno dato la possibilità di emergere. Oggi in una squadra con più giovani può essere il leader, il trascinatore e così viene fuori il suo talento».

Le manca la Sampdoria?
«Mi manca il mio ruolo da direttore. Ora mi sto concentrato nella preparazione e nel trovare un progetto, un ambiente e delle persone che mi stimano e che condividano con me le mie idee».

C’è chi dice che abbia pagato il fatto di essere l’uomo di Andrea Radrizzani…
«Normale pensarlo. Normale anche che Matteo Manfredi scelga persone sue, persone che stima. Lo stesso ha fatto prima Andrea Radrizzani. Non dico che Manfredi non avesse stima in me ma lui ha deciso di impostare il club con un’altra struttura».

Come giudica il suo lavoro?
«Abbiamo raggiunto quello che ci eravamo prefissati: raggiungere il primo anno i playoff per poi c’entrare la promozione nel secondo anno di B. Questo era l’obiettivo della società. Io sono soddisfatto di aver portato a casa il risultato nel primo anno da dirigente».

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