TORINO - Il Giro della Juve in 80 giorni, firmato Motta, regala tappe più che mai utili per capire il mondo del nuovo tecnico bianconero. Un viaggio interessante e ricco di sorprese, come quello vissuto dal gentleman inglese Phileas Fogg, protagonista del famoso romanzo di Jules Verne “Il giro del mondo in 80 giorni”. Proprio così. Da quel 27 luglio - quando in casa del Norimberga la squadra venne tenuta a battesimo nella prima amichevole persa senza acuti 3-0 - a oggi, l’universo Juventus spesso è rimasto preso in contropiede dalle mosse e le decisioni del tecnico. E nel termine universo rientrano tutti: dai tifosi ai dirigenti, i giocatori e ovviamente gli avversari. Perché Thiago Motta ha fatto vedere e capire che i fatti, perlomeno quelli che può determinare lui, non sono figli dei suoi principi integralisti. Per cui di prevedibile e scontato non c’è praticamente nulla. Il suo modo di gestire, se vogliamo, è una sorta di plastica duplicazione del calcio fluido chiesto al gruppo: in cui di determinato e assoluto non c’è nulla. Per cui il difensore può trovarsi a fare il regista così come l’esterno, la mezzala e il portiere, magari, a suggerire l’assist per l’azione del gol. Ogni qual volta, e in diversi settori di sua competenza, si è provato a immaginare la mossa successiva dell’italobrasiliano, ci si è trovati di fatto in fuorigioco. Un Thiago Motta imprevedibile, dunque, capace di spiazzare tutti quando meno te l’aspetti.