Dunque, da dove ripartire? C'è da immaginarselo proprio con lo sguardo corrucciato, Thiago Motta. Con la testa china sui numeri per capire, analizzare, ritrovare la quadra. E la squadra, soprattutto. Almeno quella che segue le sue intenzioni, non la copia sbiadita vista allo Stadium martedì sera. Ecco: tra gli elementi che tagliano in due le certezze accumulate finora, ce n'è uno che avrà fatto sobbalzare l'allenatore, rinchiuso ieri nel suo ufficio della Continassa. Riguarda la differenza di produzione offensiva tra le formazioni: la Juve si è fermata a 0.25 di expected gol (i gol previsti in base a numero e tipo dei tiri effettuati, calcolati in base a un coefficiente statistico che assegna a ogni conclusione una probabilità di essere gol), mentre lo Stoccarda ha raggiunto quota 2.52, creando 3 grandi occasioni contro le 0 bianconere.
Non c'è stata storia
Insomma: offensivamente, non c'è stata storia. E difensivamente, no, non ci sarebbe neanche bisogno di scriverla. I tedeschi hanno infatti dominato pressoché in ogni dato, se non consideriamo le parate effettuate (Perin è arrivato a quota 9) e i gol evitati - 2.06 juventino contro lo 0.01 biancorosso -, riuscendo a portare a casa 24 tackle, 9 intercetti e ben 43 recuperi palla. Cioè: quarantatré. Di fatto uno ogni due minuti, 24 soltanto nel primo tempo: un assedio. E un atteggiamento studiato, chiaramente, da Hoeness: è così che ha voluto affrontare Thiago Motta sin dall'inizio, e così aveva immaginato l'andamento della sfida. Era puro ritmo. Coraggio. Posizioni. E percussioni centrali, e sovrapposizioni degli esterni.