TORINO - Un aiuto a Vlahovic, praticamente un amico. Ma anche un giocatore con il fuoco dentro, con l’ambizione di poter persino rubare il posto al titolarissimo e indiscutibile numero nove. Non è semplice trovarlo, però è questo l’identikit del prossimo attaccante, o almeno quello che incontra le idee della dirigenza e la volontà di Thiago Motta. Un incastro per nulla banale, e ancora tutto da trovare. I nomi, ecco, restano sempre quelli. Prima va comunque intesa la situazione di Arek Milik, la cui traiettoria stagionale merita un passo indietro, quantomeno per capire le intenzioni bianconere.
Che fine ha fatto Milik?
Sono passati esattamente 140 giorni dall’ultima partita giocata dalla punta polacca: era venerdì 7 giugno, era Polonia- Ucraina, ed erano le sue mani sul proprio volto, con la paura ad accompagnarlo all’imbocco degli spogliatoi. Si temeva il crociato, di nuovo. Fu sospiro di sollievo: menisco. E fu operazione, soltanto settantadue ore dopo. Da lì, un recupero stimato di circa un mese, con il centravanti che puntava addirittura alla partecipazione al ritiro di Herzogenaurach. No, non è andata in questo modo. E le tempistiche si sono allungate così tanto da rendere l’attesa quasi vana, quella fiducia una semplice illusione. Passati agosto e settembre, l’ultima doccia fredda è arrivata lo scorso 2 ottobre, quando si è reso necessario un nuovo intervento, precisamente una meniscectomia artroscopica selettiva. Di fatto, erano sorte delle complicazioni dalla soluzione precedente, non appena il giocatore ha rimesso piede in campo. Complicazioni che né l’attaccante, né la Juventus, avrebbero mai potuto prevedere.
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