Conceicao, accordo Juve-Mendes: pronti i milioni per una rivoluzione

Chico ha conquistato la fiducia di Motta grazie alle sue capacità di far saltare schemi e tattiche con le giocate nell’uno contro uno

Francisco “Chico” Conceiçao è la rivoluzione che d’un sol colpo spiazza i giochisti, gli allenatoristi e i filosofi del calcio cerebrale che mettono in primo piano le lavagne (e i droni, e gli algoritmi, e i “dati”) sul materiale umano. Il ragazzo portoghese ha piazzato “i 5 dribbling che sconvolsero il mondo del calcio” e ha riportato al centro del villaggio (non senza provocare qualche capriola interpretativa) il talento individuale: ti punto, mi metto in gioco, ti salto. E creo superiorità numerica, faccio gol o lo faccio fare. Francisco “Chico” Conceiçao è questa roba qui: l’imprevedibilità che manda il pensiero ai giocatori di talento e che, questione per nulla secondaria, rinverdiscono la tradizione del “calcio sport per tutti” nel quale non è necessario diventare dei cyborg per marcare la differenza. Poi, certo, se uno alto due metri e grosso come un armadio riesce a costruire analoghi dribbling e cambia di passo come quelli di un portoghese alto 1 metro e 70 centimetri, allora il futuro può essere suo. Ma, nell’attesa, il presente è di Chico i cui numeri - che potete leggere nella tabella a fianco - certificano come ormai abbia preso possesso della fascia destra juventina.

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Le parole di papà Sergio

Non un dettaglio, neanche questo, per uno che era stato preso come riserva di Nico Gonzalez e che invece ha scortato la qualità tecnica con la personalità di chi non vuol essere catalogato né come rincalzo né, tantomeno, come comparsa. Lo aveva già previsto papà Sergio, ex Lazio e Inter e fino a poco tempo fa suo allenatore-mentore al Porto: «Lui è diverso da me, è forte nell’uno contro uno e ha voglia di vincere - raccontò subito dopo la definizione del trasferimento del figlio in bianconero -. Ha un ottimo cambio di direzione, nell’uno contro uno è davvero bravo. Deve ancora crescere, ma alla sua età è normale. Lui ha questa voglia di vincere sempre, questa fame che lo spinge sempre a dare il massimo». Poi, certo, la “tutela paterna” al Porto lo ha esposto alle critiche dei tifosi e di certa critica che gli accreditava nepotismo e una tutela arbitrale a fronte (andate a leggervi i commenti portoghesi post espulsione contro il Cagliari) di una marcata tendenza alla caduta accentuata, certo, anche dalla velocità di azione che unita alla leggerezza fisica fa sì che il contatto con gli avversari si riveli più pernicioso, senza per forza sguazzarci.

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CR7 come punto di riferimento

Ma son percorsi di crescita, come spiegò lo stesso Thiago Motta dopo il doppio giallo subito contro il Cagliari ed è evidente come il ragazzo, assai sveglio, sia sicuramente in grado di capire in fretta i perimetri in cui conviene esercitare l’arte del dribbling. Su cui, come anticipato, eccelle: primo nella Juve in campionato (e secondo assoluto alle spalle di Leao), addirittura primo tra i bianconeri in Champions e quinto assoluto nella competizione top per i club. Attenzione: siamo solo all’inizio di un percorso, ma il ragazzo “con il calcio nel sangue” ha le idee chiare sul cammino da compiere, a cominciare dal campione che ha scelto come punto di riferimento: Cristiano Ronaldo. Mito assoluto per i calciatori portoghesi ma soprattutto campione che ha abbinato al talento un lavoro indefesso per migliorare tecnica e prestanza fisica.Fortemente simbolico, in tal senso, il lungo abbraccio in Nazionale tra i due dopo che proprio Conceiçao aveva segnato il gol vittoria all’esordio dell’Europeo.

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Il Messi di Olival

Un’altra conferma di quanto i tifosi, in ogni parte del mondo, si facciano condizionare dall’appartenenza tribale a scapito della capacità di giudizio, perché anche quel gol dava ulteriormente ragione a papà Sergio che lo faceva giocare nel Porto e a coloro che lo avevano battezzato il “Messi di Olival” in omaggio alla tecnica e all’imprevidibilità che mostrava fi n da bambino. E se è vero che al Porto aveva un mentore («sono cresciuto nel mito di papà Sergio»), è altrettanto vero che non ha avuto paura di mettersi in discussione fuori dalla comfort zone portoghese con una stagione formativa nell’Ajax. Quest’estate, poi, è scoccata l’ora della Juventus che lo ha portato a Torino con una formula e un accordo in conseguenza dei quali ha già praticamente in mano il suo riscatto in estate. Al di là del prestito oneroso di 7 milioni (comprensivo di bonus e parte dell’ingaggio) il club bianconero ha già un accordo con il Porto, ma soprattutto con il suo agente Jorge Mendes (serve ricordare il peso specifico che esercita sul calcio portoghese?) per esercitare la clausola da 30 milioni di euro. Nemmeno poi tanti per una rivoluzione.

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Francisco “Chico” Conceiçao è la rivoluzione che d’un sol colpo spiazza i giochisti, gli allenatoristi e i filosofi del calcio cerebrale che mettono in primo piano le lavagne (e i droni, e gli algoritmi, e i “dati”) sul materiale umano. Il ragazzo portoghese ha piazzato “i 5 dribbling che sconvolsero il mondo del calcio” e ha riportato al centro del villaggio (non senza provocare qualche capriola interpretativa) il talento individuale: ti punto, mi metto in gioco, ti salto. E creo superiorità numerica, faccio gol o lo faccio fare. Francisco “Chico” Conceiçao è questa roba qui: l’imprevedibilità che manda il pensiero ai giocatori di talento e che, questione per nulla secondaria, rinverdiscono la tradizione del “calcio sport per tutti” nel quale non è necessario diventare dei cyborg per marcare la differenza. Poi, certo, se uno alto due metri e grosso come un armadio riesce a costruire analoghi dribbling e cambia di passo come quelli di un portoghese alto 1 metro e 70 centimetri, allora il futuro può essere suo. Ma, nell’attesa, il presente è di Chico i cui numeri - che potete leggere nella tabella a fianco - certificano come ormai abbia preso possesso della fascia destra juventina.

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