TORINO - Il fluidismo di Thiago Motta, a livello di gioco e interpretazione dello stesso da parte dei giocatori, si sposa con il fluidismo delle attitudini della squadra. Non si fa in tempo ad abituarsi a un concetto che la Juventus si trasforma, muta e lo manda in pensione. Squadra che ha nel possesso palla il proprio gene, e poi con lo Stoccarda, squadra che lascia spazio, non riesce mai ad avere la bacchetta del gioco in mano. Squadra equilibrata capace di gestire i momenti, e poi ecco i fuochi d’artificio del Meazza con rimonte attive e passive sino al 4-4 finale dopo aver rischiato il tracollo e nel finale la supervittoria. Non si tratta di scelte o necessità, ma di situazioni subite. È il caso, ad esempio, della difesa: passata da granitica a bucabilissima. Lo dicono i dati che non mentono, ma vanno interpretati. E in questo caso la lettura è molto facile: roba da livello scuole elementari.
Juve, come cambia la difesa senza Bremer: i numeri
Sino alla partita di Lipsia, che per Gleison Bremer è durata appena 4 minuti, la Juventus aveva incassato un gol nelle sette sfide disputate. Il problema è che a Lipsia il brasiliano mette male il piede correndo dopo una spallata di Openda e vede la stagione finire per la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio. Da quel momento la narrazione della difesa bianconera ha subito una clamorosa inversione a u. Con Bremer in campo la Juventus aveva subito appena una rete in sette partite (a tempo scaduto con il Psv nella vittoria per 3-1 dopo una disattenzione veniale di Danilo), senza Bremer ecco invece i portieri costretti a incassare otto reti in cinque match. Una variazione statistica che non può essere certo un caso, ma è invece la cartina di tornasole di quanto fosse centrale e fondamentale la presenza dell’ex difensore granata.