Devono abituarsi i tifosi bianconeri: saranno alti e bassi fino alla fine della stagione, una linea spezzata a togliere qualsiasi speranza di continuità di rendimento e di prestazioni, anche all’interno di una stessa partita. Perché la Juventus è una squadra clamorosamente giovane (24 anni di media) e i giovani crescono sempre a strappi. A partite (o momenti) in cui tutto sembra funzionare in modo brillante, seguono pause per certo versi inspiegabili. Serve pazienza e fiducia nel progetto, che mostra potenzialità enormi, ma il tempo alla Juventus è un lusso come certi orologi dell’Avvocato. E non basta l’enorme mancanza di esperienza per giustificare certe folli errori, certi suicidi tecnici, certi approcci insensati.
Niente di tutto ciò può essere tollerato indossando quella maglia e disponendo di una qualità decisamente alta. La Juventus che si era esaltata (e aveva esaltato) nella rimonta di San Siro, si dimentica di scendere in campo contro il Parma e passa un quarto d’ora in uno stato di sonnambulismo che consente ai gialloblù di fare gol e sfiorarne un secondo.
Juve, alti e bassi
Poi riprende in mano la partita, pareggia, domina per qualche minuto, poi le sfugge di nuovo il controllo della situazione, piglia un altro gol, poi ancora segna, torna ad avere occasioni, poi subisce... Alti e bassi, bassi e alti: non c’è equilibrio, in tutti i sensi. E non c’è Bremer, la cui assenza, da sola, non può giustificare tanta confusione nella fase difensiva, ma che ha comunque contribuito a numeri imbarazzanti: con lui in campo la Juventus ha giocato 7 partite, subendo un solo gol (ininfluente); senza di lui la Juventus ha giocato 6 partite e ne ha presi 10. Con il suo infortunio, qualcosa si è incrinato là dietro e ha aperto una crepa che si è allargata su tutta la fase difensiva. Motta, in quel settore, sta mischiando molto per necessità e virtù, ma in questo momento Kalulu sembra insostituibile e Danilo problematico.