È l’ultimo, ma solo in ordine cronologico. Javier Gil Puche, spagnolo, difensore centrale. Classe 2006, un anno più giovane persino di Yildiz, che come lui si è accomodato in panchina all’inizio di Juventus-Parma. Occhi diversi, ovviamente. Perché se per il dieci bianconero era un mercoledì praticamente come un altro, per il ragazzino col quarantuno sulle spalle c’erano tutti i sintomi delle prime volte: lo stomaco attorcigliato, le farfalle, meraviglia e stupore di una notte all’Allianz Stadium con la prima squadra. Javier, questa chiamata, se l’è «guadagnata con il duro lavoro sul campo, allenamento dopo allenamento», han spiegato i canali ufficiali bianconeri. E con le risposte, date praticamente in serie.
È partito dalla Primavera, ha disputato i match di Youth League e ha intrapreso poi il percorso sotto l’ala di Montero, in Next Gen, scendendo in campo dal primo minuto nelle sconfitte contro Benevento e Potenza. Battesimo di fuoco, insomma. Di sicuro forgiato per una notte tra i grandi, in attesa di definire anche meglio il suo percorso. Thiago l’ha adocchiato a più riprese, e l’aveva segnato sul suo taccuino già un paio di settimane fa, quando il giro tra le formazioni giovanili era stato determinante per immaginare una prima risposta ai problemi di Bremer. In attesa di rivedere Pedro Felipe in discreta forma - è rientrato da poco da un infortunio -, Gil è diventato la prima soluzione. Ed è tutto quello che si può immaginare da un difensore di stazza, dai suoi 192 centimetri: duelli aerei, tentativo d’anticipo, larghi margini di crescita nelle letture difensive e quando c’è da rincorrere.