Gil Puche, Motta scalda il baby Juve per la difesa: gennaio ancora lontano...

Il centrale spagnolo classe 2006 ha bruciato le tappe: allo Stadium la prima convocazione con i grandi, ora la possibilità di vedersi aperta la prima squadra per tappare un buco

È l’ultimo, ma solo in ordine cronologico. Javier Gil Puche, spagnolo, difensore centrale. Classe 2006, un anno più giovane persino di Yildiz, che come lui si è accomodato in panchina all’inizio di Juventus-Parma. Occhi diversi, ovviamente. Perché se per il dieci bianconero era un mercoledì praticamente come un altro, per il ragazzino col quarantuno sulle spalle c’erano tutti i sintomi delle prime volte: lo stomaco attorcigliato, le farfalle, meraviglia e stupore di una notte all’Allianz Stadium con la prima squadra. Javier, questa chiamata, se l’è «guadagnata con il duro lavoro sul campo, allenamento dopo allenamento», han spiegato i canali ufficiali bianconeri. E con le risposte, date praticamente in serie.

È partito dalla Primavera, ha disputato i match di Youth League e ha intrapreso poi il percorso sotto l’ala di Montero, in Next Gen, scendendo in campo dal primo minuto nelle sconfitte contro Benevento e Potenza. Battesimo di fuoco, insomma. Di sicuro forgiato per una notte tra i grandi, in attesa di definire anche meglio il suo percorso. Thiago l’ha adocchiato a più riprese, e l’aveva segnato sul suo taccuino già un paio di settimane fa, quando il giro tra le formazioni giovanili era stato determinante per immaginare una prima risposta ai problemi di Bremer. In attesa di rivedere Pedro Felipe in discreta forma - è rientrato da poco da un infortunio -, Gil è diventato la prima soluzione. Ed è tutto quello che si può immaginare da un difensore di stazza, dai suoi 192 centimetri: duelli aerei, tentativo d’anticipo, larghi margini di crescita nelle letture difensive e quando c’è da rincorrere.

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Prossima scommessa di Motta?

Cresciuto nel Murcia, il passaggio fondamentale della sua carriera è arrivato all’Alaves, dov’è stato adocchiato dal capo scout bianconero Matteo Tognozzi. È stato lui, l’ultimo colpo. Prima del Granada e prima ancora di salutare un pezzo della propria storia: Puche, la scommessa finale di chi ha investito su Soulé, Huijsen, naturalmente Yildiz. Già al primo anno, Javier ha totalizzato 30 presenze ed è stato tenuto in considerazione in tutte le competizioni. Sognando in grande, sempre. E sognando di essere proprio dov’era ieri, a un passo da un obiettivo realizzato: la Serie A.

È presto, comunque, per capire se quella del centrale sarà la traiettoria di una meteora o se all’opportunità di una vita ne seguiranno altre. Certamente tornerà utilissimo soprattutto a Montero, alle prese con un’emorragia difensiva alla quale lo stesso spagnolo dovrà dare risposte. Tempo al tempo, ad ogni modo. E ne verrà dato pure a Gil, che dopo Rouhi, Mbangula, Savona e Anghelé - più Adzic - diventa la differente scommessa di mister Thiago, alla ricerca di un jolly e non solo di un numero in più da portare in panchina. Non ci sono limiti, né di età, né di possibilità. E Javier l’ha sperimentato sulla propria pelle.

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È l’ultimo, ma solo in ordine cronologico. Javier Gil Puche, spagnolo, difensore centrale. Classe 2006, un anno più giovane persino di Yildiz, che come lui si è accomodato in panchina all’inizio di Juventus-Parma. Occhi diversi, ovviamente. Perché se per il dieci bianconero era un mercoledì praticamente come un altro, per il ragazzino col quarantuno sulle spalle c’erano tutti i sintomi delle prime volte: lo stomaco attorcigliato, le farfalle, meraviglia e stupore di una notte all’Allianz Stadium con la prima squadra. Javier, questa chiamata, se l’è «guadagnata con il duro lavoro sul campo, allenamento dopo allenamento», han spiegato i canali ufficiali bianconeri. E con le risposte, date praticamente in serie.

È partito dalla Primavera, ha disputato i match di Youth League e ha intrapreso poi il percorso sotto l’ala di Montero, in Next Gen, scendendo in campo dal primo minuto nelle sconfitte contro Benevento e Potenza. Battesimo di fuoco, insomma. Di sicuro forgiato per una notte tra i grandi, in attesa di definire anche meglio il suo percorso. Thiago l’ha adocchiato a più riprese, e l’aveva segnato sul suo taccuino già un paio di settimane fa, quando il giro tra le formazioni giovanili era stato determinante per immaginare una prima risposta ai problemi di Bremer. In attesa di rivedere Pedro Felipe in discreta forma - è rientrato da poco da un infortunio -, Gil è diventato la prima soluzione. Ed è tutto quello che si può immaginare da un difensore di stazza, dai suoi 192 centimetri: duelli aerei, tentativo d’anticipo, larghi margini di crescita nelle letture difensive e quando c’è da rincorrere.

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