La Juve di Motta e le difficoltà di inizio stagione: i tre motivi principali

La squadra bianconera è scivolata al 6° posto e viaggia a una media di 1,8 punti a partita: non è mai bastata negli ultimi 8 campionati per piazzarsi quarti

Non è un dramma, il sesto posto occupato dalla Juventus, con ancora 28 partite da giocare. Non è neppure un caso, però. Non deve dunque destare allarme, ma attenzione sì. Se i bianconeri hanno cinque squadre davanti non è perché tutte quelle squadre sono partite con il turbo e stanno tenendo un passo fuori dal comune. No, è il ritmo bianconero che non è abbastanza alto per poter raggiungere quel quarto posto oggi occupato dalla Lazio, con 19 punti come Atalanta e Fiorentina (terza e quinta in virtù di gol segnati e differenza reti) e uno in più della Juve.

La media punti

Quel quarto posto che è l’ultimo a garantire senza ombra di dubbio la qualificazione alla prossima Champions League, definita «l’obiettivo minimo» dall’ad Maurizio Scanavino durante la presentazione di Thiago Motta. (Il quinto posto, che nella passata stagione ha permesso di qualificarsi proprio al Bologna del tecnico italobrasiliano, potrebbe non bastare: dipenderà dal ranking e dunque dai risultati delle italiane impegnate nelle coppe). Ogni campionato fa storia a sé e non è detto che quanto successo negli ultimi otto debba ripetersi in quello in corso, però è sicuramente molto probabile: e gli 1,8 punti di media a partita a cui sta viaggiando la Juve non sono mai stati sufficienti per raggiungere la quarta piazza a partire dalla stagione 2016-17 compresa. Ovvero quella in cui il quarto posto è tornato a garantire la qualificazione alla Champions dell’annata successiva, dopo che per cinque stagioni il campionato italiano aveva avuto a disposizione soltanto tre posti per il torneo più prestigioso d’Europa.

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Prima comincia, meglio è

Non è che sia servita una media molto più alta rispetto a quella attuale dei bianconeri: solo in due occasioni per piazzarsi al quarto posto sono serviti 2 punti a partita di media (2,05 per la precisione), nel 2020-21, quando la Juve di Pirlo lo strappò al Napoli all’ultima giornata, e nella stagione precedente, quando lo conquistò la Lazio. In altre due occasioni, l’anno scorso e nel 2018-19, ad Atalanta e Inter è bastato giusto un punto in più, 69, con una media di 1,82 a partita, rispetto ai 68 che farebbe la squadra bianconera se finisse la stagione con il passo di adesso. Un’inezia, ma pur sempre un’inezia che la Juve attuale deve conquistarsi e che, precedenti alla mano, potrebbe comunque non bastare: in media per raggiungere il quarto posto nei campionati presi in esame sono stati necessari 72,5 punti, dunque con una media a partita oscillante tra 1,89 (chiusura a 72 punti) e 1,92 (chiusura a 73).

Come precisato all’inizio, la Juve ha tutto il tempo per aumentare la propria andatura e prendere un ritmo da quarto posto, da terzo, da secondo e anche da Scudetto. Prima comincia, però, meglio è: «Mio nonno non ci metteva mai fretta, ma non ci lasciava mai tempo » , ricordava l’Avvocato Agnelli. Difficile che ne lascino alla Juve le sue rivali e allora già stasera a Udine, per difficile che sia la partita, servirebbe un’accelerata dopo i tre pareggi nelle ultime quattro giornate: se arrivasse il quarto la media punti, a quel punto 1,73 a partita, si allontanerebbe ulteriormente da quella necessaria per il quarto posto.

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Le tre motivazioni principali

Quarto posto e qualificazione alla prossima Champions che non a caso e non solo per prestigio sportivo sono «l’obiettivo minimo» fissato da Scanavino. Degli introiti garantiti dalla regina delle competizioni europee la Juve non può fare a meno per portare avanti come pianificato il nuovo progetto varato in estate, con la prima stagione programmata nei tempi canonici dal dt Cristiano Giuntoli (l’anno prima arrivato solo a luglio) e con l’arrivo di Thiago Motta in panchina. Proprio il rinnovamento, assieme alle dinamiche del mercato che hanno reso possibile raggiungere alcuni degli obiettivi solo a campionato iniziato, e assieme alla serie di infortuni che hanno colpito la squadra bianconera e in special modo proprio i giocatori presi per rinforzarla, danno una spiegazione convincente di queste difficoltà iniziali. Che però vanno superate in fretta o rischiano di ingigantirsi. E alla fine a spiegare è chi perde, insegna Julio Velasco. E la Juve di perdere la Champions non se lo può permettere.

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Non è un dramma, il sesto posto occupato dalla Juventus, con ancora 28 partite da giocare. Non è neppure un caso, però. Non deve dunque destare allarme, ma attenzione sì. Se i bianconeri hanno cinque squadre davanti non è perché tutte quelle squadre sono partite con il turbo e stanno tenendo un passo fuori dal comune. No, è il ritmo bianconero che non è abbastanza alto per poter raggiungere quel quarto posto oggi occupato dalla Lazio, con 19 punti come Atalanta e Fiorentina (terza e quinta in virtù di gol segnati e differenza reti) e uno in più della Juve.

La media punti

Quel quarto posto che è l’ultimo a garantire senza ombra di dubbio la qualificazione alla prossima Champions League, definita «l’obiettivo minimo» dall’ad Maurizio Scanavino durante la presentazione di Thiago Motta. (Il quinto posto, che nella passata stagione ha permesso di qualificarsi proprio al Bologna del tecnico italobrasiliano, potrebbe non bastare: dipenderà dal ranking e dunque dai risultati delle italiane impegnate nelle coppe). Ogni campionato fa storia a sé e non è detto che quanto successo negli ultimi otto debba ripetersi in quello in corso, però è sicuramente molto probabile: e gli 1,8 punti di media a partita a cui sta viaggiando la Juve non sono mai stati sufficienti per raggiungere la quarta piazza a partire dalla stagione 2016-17 compresa. Ovvero quella in cui il quarto posto è tornato a garantire la qualificazione alla Champions dell’annata successiva, dopo che per cinque stagioni il campionato italiano aveva avuto a disposizione soltanto tre posti per il torneo più prestigioso d’Europa.

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