Yildiz e Motta: il perché delle panchine e la rivelazione sugli allenamenti

Notte di Champions speciale per il talento turco, che prepara magie dopo il gol all’esordio contro il Psv e la doppietta all’Inter

Sarà la serata giusta per risfoderare la linguaccia alla Del Piero? C’è da dire che finora in stagione Kenan Yildiz ha selezionato con cura i palcoscenici iconici sui quali non soltanto dipingere calcio, ma anche e soprattutto trovare la via della rete. Ha illuminato San Siro con una doppietta fulminante, nella maniera probabilmente più difficile: da subentrato, in poco tempo, con il punteggio che raccontava di un impietoso 4-2 in favore dell’Inter. Almeno fino a quel momento, fino all’entrata in scena del numero 10 bianconero che ha gelato la Scala del calcio, regalandosi la linguaccia alla Del Piero, diventata ormai un tratto distintivo. Ma, attenzione: solo sul secondo gol, perché sul primo la Juve era ancora sotto. E il concetto di squadra, per Yildiz, viene sempre prima del traguardo personale, per quanto intrigante.

Yildiz e il capolavoro contro il Psv Eindhoven

In stagione il giovane asso turco ha centellinato le reti, trovandone però di memorabili: prima della doppietta di San Siro, c’era stato il capolavoro con il Psv. E in quel caso Kenan non si era limitato a “rubare” a Del Piero la linguaccia, ma pure a mettere a segno un gol alla sua maniera: di destro, a giro, sul palo più lontano. Pochi gol, però da ricordare: pochi se parametrati al potenziale enorme del classe 2005 che sta crescendo in ogni singolo allenamento. Finora è mancata quella continuità in partita che, tuttavia, si può acquisire solo con l’esperienza e il tempo: il talento c’è e non è in discussione.

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Le panchine di Yildiz hanno un perché

E Motta l’ha gestito con cura, lasciandolo anche in panchina, come successo appunto a San Siro, per poterne sfruttare l’effervescenza e le doti da guastatore. Se Yildiz partirà titolare davanti ai cinquantamila dello Stade Mauroy questa sera si saprà solo in mattinata, quando Thiago Motta fugherà gli ultimi dubbi a poche ore dalla sfida: in ogni caso il turco nato in Baviera, che si candida per il posto dal primo minuto sull’esterno mancino d’attacco, finora si è acceso a intermittenza. Ma quando l’ha fatto si sono sempre visti i fuochi d’artificio: per tornare a correre in Champions League, dopo la sconfitta casalinga con lo Stoccarda, e per riaccendere la luce di Yildiz da genietto della lampada, non esiste serata migliore. E in Europa serviranno le sgasate degli esterni offensivi: Yildiz da una parte e Conceicao dall’altra - con l’ex di turno Weah e Mbangula comunque pronti a dare una mano - saranno chiamati a creare superiorità numerica e a saltare l’uomo, aspetto che è decisamente mancato nell’ultimo match di Champions, dominato dallo Stoccarda al netto del punteggio finale.

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Sarà la serata giusta per risfoderare la linguaccia alla Del Piero? C’è da dire che finora in stagione Kenan Yildiz ha selezionato con cura i palcoscenici iconici sui quali non soltanto dipingere calcio, ma anche e soprattutto trovare la via della rete. Ha illuminato San Siro con una doppietta fulminante, nella maniera probabilmente più difficile: da subentrato, in poco tempo, con il punteggio che raccontava di un impietoso 4-2 in favore dell’Inter. Almeno fino a quel momento, fino all’entrata in scena del numero 10 bianconero che ha gelato la Scala del calcio, regalandosi la linguaccia alla Del Piero, diventata ormai un tratto distintivo. Ma, attenzione: solo sul secondo gol, perché sul primo la Juve era ancora sotto. E il concetto di squadra, per Yildiz, viene sempre prima del traguardo personale, per quanto intrigante.

Yildiz e il capolavoro contro il Psv Eindhoven

In stagione il giovane asso turco ha centellinato le reti, trovandone però di memorabili: prima della doppietta di San Siro, c’era stato il capolavoro con il Psv. E in quel caso Kenan non si era limitato a “rubare” a Del Piero la linguaccia, ma pure a mettere a segno un gol alla sua maniera: di destro, a giro, sul palo più lontano. Pochi gol, però da ricordare: pochi se parametrati al potenziale enorme del classe 2005 che sta crescendo in ogni singolo allenamento. Finora è mancata quella continuità in partita che, tuttavia, si può acquisire solo con l’esperienza e il tempo: il talento c’è e non è in discussione.

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Yildiz e Motta: il perché delle panchine e la rivelazione sugli allenamenti
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Le panchine di Yildiz hanno un perché