TORINO - Quanto corre il soldato Yildiz! Altro che fantasista. Oppure, meglio ancora: fantasista del futuro, con forza e abnegazione per aiutare la squadra nella fase di recupero e mettere poi a frutto le sue qualità tecniche in fase di rifinitura. Con la lingua di fuori, magari, ma sempre con grande spirito di abnegazione. Già le immagini regalavano la sensazione plastica di questa sua disponibilità al lavoro sporco, una sensazione confermata anche dalla heatmap (la “mappa di calore” che fotografa le zone di campo frequentate con maggiore o minore assiduità da ogni calciatore durante la gara). E che conferma come il ragazzo turco abbia di fatto giocato una gara da esterno a tutta fascia, quasi che fosse l’estremo di sinistra di uno schieramento “a cinque”. Fornendo, si capisce, un enorme contributo in fase di copertura, di pressing e di recupero palla ma finendo, è inevitabile, per risultare meno lucido e preciso negli ultimi 30 metri della fase offensiva.
Yildiz e il numero 10 classico
E, se diamo credito a questa lettura, magari non è un caso che abbia sbagliato i tempi e le misure nel passaggio a Vlahovic finito in fuorigioco prima di fornire l’assist a Koopmeiners. Poi sì: lì son dettagli, frazioni di secondo che separano un frame e l’altro del fuorigioco (semi) automatico, ma è un fatto che il ragazzo turco-tedesco sia uno stakanovista in campo, molto lontano dall’immagine stereotipata del numero 10 classico che guarda gli altri faticare nella fase difensiva per aspettare il pallone con cui provare a inventare calcio d’attacco. Non lui. Non Kenan Yildiz che ha preso alla lettera il mantra del “tutti devono partecipare alla fase difensiva”, prova ne sia che è sempre tra i primi bianconeri per contrasti vinti e per palloni recuperati.