Yildiz, la sostanza per la Juve è un compromesso: perché non gioca da 10

A Lilla il turco è stato il top per contrasti vinti e palle recuperate: come ne ha risentito dal punto di vista della lucidità
Balzo Yildiz, tesoro Juve: è nella top 10 degli U21 più costosi al mondo

TORINO - Quanto corre il soldato Yildiz! Altro che fantasista. Oppure, meglio ancora: fantasista del futuro, con forza e abnegazione per aiutare la squadra nella fase di recupero e mettere poi a frutto le sue qualità tecniche in fase di rifinitura. Con la lingua di fuori, magari, ma sempre con grande spirito di abnegazione. Già le immagini regalavano la sensazione plastica di questa sua disponibilità al lavoro sporco, una sensazione confermata anche dalla heatmap (la “mappa di calore” che fotografa le zone di campo frequentate con maggiore o minore assiduità da ogni calciatore durante la gara). E che conferma come il ragazzo turco abbia di fatto giocato una gara da esterno a tutta fascia, quasi che fosse l’estremo di sinistra di uno schieramento “a cinque”. Fornendo, si capisce, un enorme contributo in fase di copertura, di pressing e di recupero palla ma finendo, è inevitabile, per risultare meno lucido e preciso negli ultimi 30 metri della fase offensiva.

Yildiz e il numero 10 classico

E, se diamo credito a questa lettura, magari non è un caso che abbia sbagliato i tempi e le misure nel passaggio a Vlahovic finito in fuorigioco prima di fornire l’assist a Koopmeiners. Poi sì: lì son dettagli, frazioni di secondo che separano un frame e l’altro del fuorigioco (semi) automatico, ma è un fatto che il ragazzo turco-tedesco sia uno stakanovista in campo, molto lontano dall’immagine stereotipata del numero 10 classico che guarda gli altri faticare nella fase difensiva per aspettare il pallone con cui provare a inventare calcio d’attacco. Non lui. Non Kenan Yildiz che ha preso alla lettera il mantra del “tutti devono partecipare alla fase difensiva”, prova ne sia che è sempre tra i primi bianconeri per contrasti vinti e per palloni recuperati.

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Yildiz, lotta e sacrificio Juve

Un lavoro che emerge con grande evidenza anche in Serie A, basti pensare che con 15 palloni recuperati è il secondo staccante del campionato, dopo Strefezza, in questa speciale classifica nella quale lo precedono solo difensori e centrocampisti di rottura. E in Champions è la stessa cosa perché anche in Europa, Yildiz si segnala per il gran lavoro in copertura e nell’appoggio alla fase difensiva. Contro il Lilla, infatti, ha vinto 9 duelli su 13 e ha recuperato 7 palloni, una percentuale più da mediano che da attaccante. Numeri di grande sostanza, i suoi, in 81’: 55 tocchi, il 72% di precisione nei passaggi, 4 cross e 3 dribbling riusciti su altrettanti provati. Ma, appunto, Yildiz è stato prezioso in copertura e “ri- aggressione”: 9 contrasti vinti su 14 e una gran mano a Cabal che, altrimenti, avrebbe sofferto più di quanto già gli è capitato al cospetto di Zhegrova.

Yildiz e i complimenti di Motta

Non è un caso che “il turco” si sia meritato i complimenti di Thiago Motta che ha schierato Kenan in coppia “di fascia” con Conceiçao dall’inizio per la prima volta: "Ah - ha sorriso il tecnico - non ci avevo fatto caso. Stanno entrambi bene, sono in forma. Sono due giocatori che hanno la qualità per aiutare quando troviamo una squadra che si chiude dentro e inevitabilmente si apre all’esterno. Nell’uno contro uno li abbiamo trovati spesso nella zona giusta. Nel primo tempo erano un po’ troppo bassi, mentre nella ripresa è andata meglio. Sono soddisfatto di tutti e due". Poi, certo, la crescita passa anche dalla capacità di gestirsi, ma se non sei generoso in campo a 19 anni, quando potrai mai esserlo?

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TORINO - Quanto corre il soldato Yildiz! Altro che fantasista. Oppure, meglio ancora: fantasista del futuro, con forza e abnegazione per aiutare la squadra nella fase di recupero e mettere poi a frutto le sue qualità tecniche in fase di rifinitura. Con la lingua di fuori, magari, ma sempre con grande spirito di abnegazione. Già le immagini regalavano la sensazione plastica di questa sua disponibilità al lavoro sporco, una sensazione confermata anche dalla heatmap (la “mappa di calore” che fotografa le zone di campo frequentate con maggiore o minore assiduità da ogni calciatore durante la gara). E che conferma come il ragazzo turco abbia di fatto giocato una gara da esterno a tutta fascia, quasi che fosse l’estremo di sinistra di uno schieramento “a cinque”. Fornendo, si capisce, un enorme contributo in fase di copertura, di pressing e di recupero palla ma finendo, è inevitabile, per risultare meno lucido e preciso negli ultimi 30 metri della fase offensiva.

Yildiz e il numero 10 classico

E, se diamo credito a questa lettura, magari non è un caso che abbia sbagliato i tempi e le misure nel passaggio a Vlahovic finito in fuorigioco prima di fornire l’assist a Koopmeiners. Poi sì: lì son dettagli, frazioni di secondo che separano un frame e l’altro del fuorigioco (semi) automatico, ma è un fatto che il ragazzo turco-tedesco sia uno stakanovista in campo, molto lontano dall’immagine stereotipata del numero 10 classico che guarda gli altri faticare nella fase difensiva per aspettare il pallone con cui provare a inventare calcio d’attacco. Non lui. Non Kenan Yildiz che ha preso alla lettera il mantra del “tutti devono partecipare alla fase difensiva”, prova ne sia che è sempre tra i primi bianconeri per contrasti vinti e per palloni recuperati.

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