Perin, riecco il Toro dopo quasi 6 anni: leader Juve, quella connessione con Motta...

Probabile titolare, non gioca il derby dal dicembre 2018, nel primo anno in bianconero: giovane talento esuberante allora, oggi è diventato un punto di riferimento dello spogliatoio e dell’allenatore

TORINO - L'ultima volta è stata sei anni fa. Davanti aveva Bonucci e Chiellini centrali, De Sciglio e Alex Sandro sugli esterni. E non sarà passata una vita, ma dovrà pur sembrare qualcosa di simile a Mattia Perin. Sarà lui, il portiere titolare nel Derby di questa sera. Di nuovo in campo contro i granata dopo quel 15 dicembre del 2018: era Toro-Juve e si giocava all'Olimpico, oltre a quel quartetto di difesa la squadra di Allegri schierava un centrocampo invidiabile con Emre Can, Pjanic, Matuidi. Davanti Dybala, Mandzukic più esterno e Ronaldo prima punta. A deciderla - di corto muso - naturalmente CR7, quando non era ancora associato a un «lodo» ma solo ai sogni di gloria. Ecco: Perin c'era, c'era già allora. Era arrivato da pochi mesi per sostituire Buffon, permettendo così a Szczesny la scalata a numero uno; due stagioni e poi di nuovo il Genoa, quindi il rientro in bianconero nel 2021, con la saggezza e l'accettazione necessarie per viverla da dodicesimo uomo.

Le occasioni si sono fatte sempre più numerose e tutte sono state colte in maniera pressoché ineccepibile. Ma la sfida al Torino no, non era ancora tornata. C'era solo il ricordo di quando era appunto «una vita fa», dei 26 anni e dei capelli lunghi. Decisamente una storia differente, perché differente è in primis lo stesso Mattia. Non più l'esuberante e spericolato talento tra i pali, ma un portiere riflessivo, di posizione, spesso di concetto. E se le qualità sono rimaste immutate, a cambiare è stato il peso specifico all'interno dello spogliatoio, in particolare dopo gli addii pesanti tra i senatori delle ultime stagioni. Tolti Pinsoglio (classe 1990) e capitan Danilo (1991), Perin è oggi il giocatore più avanti con l'età con i suoi 32 anni. C'è quindi Milik, e ne ha compiuti 30. Insomma: dà la dimensione del progetto Juventus, però anche di come, su Perin, Motta e il club abbiano puntato in maniera completamente diversa rispetto al resto della truppa. Un'ulteriore conferma è arrivata dal rinnovo di contratto siglato poco più di due settimane fa: scadenza 2027, firma posta il giorno successivo alla prestazione super contro lo Stoccarda, pur terminata con ko doloroso. «Non ho mai visto nessuno avere successo senza avere dei fallimenti prima», la reazione a caldo di Mattia.

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Juve, Perin e la connessione con Thiago Motta

Emblematica. E chiarificatrice, del percorso intrapreso dalla Juve e dallo stesso calciatore, che dei giovani si sente responsabile così come si sente assolutamente artefice delle gesta di questa squadra. Del resto, i suoi guanti hanno reso magica la notte di Lipsia. E hanno aiutato a riprendere la rotta dopo tre pareggi a reti bianche in campionato, con il 3-0 di Marassi, una delle 4 presenze accumulate finora, con lo score totale da 3 gol subiti e 2 clean sheet.

Poco da dire sul bigliettino da visita, tanto invece da analizzare sul suo rapporto con Thiago. Poco prima dello Stoccarda, uno scambio in conferenza stampa aveva illuminato la connessione fino a quel momento nascosta. «Stiamo costruendo uno stato mentale - aveva spiegato l’estremo difensore -, un atteggiamento: va sviluppato con attitudine e conoscenza di sé». Sembrava filosofia e in fondo lo era: era quella di Motta, al suo fianco sorridente e compiaciuto. «Perfetto, Mattia», la risposta del tecnico. Da prof orgoglioso. E da chi sa benissimo di essere in buone mani, anche stasera.

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TORINO - L'ultima volta è stata sei anni fa. Davanti aveva Bonucci e Chiellini centrali, De Sciglio e Alex Sandro sugli esterni. E non sarà passata una vita, ma dovrà pur sembrare qualcosa di simile a Mattia Perin. Sarà lui, il portiere titolare nel Derby di questa sera. Di nuovo in campo contro i granata dopo quel 15 dicembre del 2018: era Toro-Juve e si giocava all'Olimpico, oltre a quel quartetto di difesa la squadra di Allegri schierava un centrocampo invidiabile con Emre Can, Pjanic, Matuidi. Davanti Dybala, Mandzukic più esterno e Ronaldo prima punta. A deciderla - di corto muso - naturalmente CR7, quando non era ancora associato a un «lodo» ma solo ai sogni di gloria. Ecco: Perin c'era, c'era già allora. Era arrivato da pochi mesi per sostituire Buffon, permettendo così a Szczesny la scalata a numero uno; due stagioni e poi di nuovo il Genoa, quindi il rientro in bianconero nel 2021, con la saggezza e l'accettazione necessarie per viverla da dodicesimo uomo.

Le occasioni si sono fatte sempre più numerose e tutte sono state colte in maniera pressoché ineccepibile. Ma la sfida al Torino no, non era ancora tornata. C'era solo il ricordo di quando era appunto «una vita fa», dei 26 anni e dei capelli lunghi. Decisamente una storia differente, perché differente è in primis lo stesso Mattia. Non più l'esuberante e spericolato talento tra i pali, ma un portiere riflessivo, di posizione, spesso di concetto. E se le qualità sono rimaste immutate, a cambiare è stato il peso specifico all'interno dello spogliatoio, in particolare dopo gli addii pesanti tra i senatori delle ultime stagioni. Tolti Pinsoglio (classe 1990) e capitan Danilo (1991), Perin è oggi il giocatore più avanti con l'età con i suoi 32 anni. C'è quindi Milik, e ne ha compiuti 30. Insomma: dà la dimensione del progetto Juventus, però anche di come, su Perin, Motta e il club abbiano puntato in maniera completamente diversa rispetto al resto della truppa. Un'ulteriore conferma è arrivata dal rinnovo di contratto siglato poco più di due settimane fa: scadenza 2027, firma posta il giorno successivo alla prestazione super contro lo Stoccarda, pur terminata con ko doloroso. «Non ho mai visto nessuno avere successo senza avere dei fallimenti prima», la reazione a caldo di Mattia.

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