"L'Avvocato, l'Aston Villa e la rivoluzione. E non mi dite che la maglia Juve pesa"

A tu per tu con Michel Platini, ospite in Sicilia per i 40 anni dello Juventus Club di Santa Lucia del Mela

Santa Lucia del Mela - No, non è il palazzetto delle Atp dove negli stessi istanti sta trionfando Sinner, ma vibra di emozioni sportive simili quello di Santa Lucia del Mela, un piccolo comune siciliano appena sopra Milazzo. Anche perché nell'impianto dedicato a Paolo Rossi c'è un altro numero uno assoluto dello sport mondiale, Michel Platini. Settecento persone tifano come se fosse una finale, cantano cori antichi, si emozionano e finiscono per emozionare pure lui, che ha sempre difeso il suo lato sentimentale sotto lo scudo della cinica ironia. Uno scudo che si è crepato, chissà se per l'età o per il calore di tifosi che non hanno dimenticato e non dimenticheranno mai il numero dieci più dieci che ci sia mai stato. E se settecento persone, in un piccolo paesino della Sicilia, si accalcano in un palazzetto per sentire parlare un giocatore che era grande quarant'anni fa c'è qualcosa su cui riflettere e una domanda che frulla maliziosa: fra quarant'anni quale giocatore di oggi può far battere ancora i cuori dei tifosi e raggrupparne così tanti, anche solo per sentire dalla sua voce le storie, i gol, le battute? Ognuno si può rispondere come vuole, Platini intanto ride e un pochino si emoziona. "Vorrei, prima di tutto, ricordare Gaetano Scirea a cui è dedicato il Club di Santa Lucia e Paolo Rossi".

Tutti in piedi per Rossi e Scirea

Tutti si alzano e l'applauso sembra non finire mai. Platini ha l'espressione di chi, se potesse, si concederebbe una lacrima. Ma continua: "Scirea era qualcosa di diverso, di più grande. E anche Paolo: la persona più gentile e serena che abbia mai conosciuto. Che Juventus che era quella in cui sono arrivato, erano tutti i campioni del mondo. E me lo facevano notare, cavolo se me lo facevano notare... Io ero il francese che non aveva vinto la coppa". E ride. L'ironia torna ad aiutarlo per superare l'emozione. Accanto a lui c'è il presidente dello Juventus Club, Benedetto Merulla che con Marco Siracusa e il suo direttivo ha realizzato un sogno, anzi ha girato un film: ha sognato una sceneggiatura nella quale Platini arrivava nel suo paesino e poi ce l'ha portato veramente con straordinario entusiasmo e determinazione. Il club compie quarant'anni, come la stagione d'oro di Platini in cui vinse tutto, primo Pallone d'Oro compreso.

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Platini e l'Avvocato con la A maiuscola

Ma Michel parte dall'inizio, dal suo arrivo a Torino. Era il 1982: "Fino a quel momento avevo perso tutto quello che si poteva perdere nella carriera di un giocatore. Poi sono arrivato alla Juve, abbiamo perso lo scudetto, la Coppa dei Campioni ad Atene, ma abbiamo vinto la Coppa Italia. Da quel momento ho vinto tutto quello che poteva vincere un giocatore... la vita è così, è fatta di svolte". Per esempio una firma con la Juventus: "Chiuse le pratiche del contratto, brindiamo e Boniperti mi dice vieni, ti passo l'Avvocato. E io dico: avvocato? Come me lo passi, è qui con me, è lui che mi aiutato a firmare il contratto. E lui: ma no, Michel! Cosa dici? Non quell'avvocato, l'Avvocato, con la A maiuscola..."

Platini: "Agnelli mi ha voluto bene"

"Io non capivo e poi mi danno il telefono e dall'altra parte c'è Gianni Agnelli che mi parla in un francese perfetto. Quindi era lui l'Avvocato... ah ho capito. Vabbé è diventato famoso dopo". Risata generale. E Michel, da consumato monologhista continua: "Sì, mi ha voluto bene. Non posso dire che fosse mio amico, non credo che si possa essere amico di una persona di quel tipo e di quel livello, però mi voleva bene. E sapete perché? Perché mi aveva voluto lui e io ero diventato molto forte. Così poteva andare in giro e dire: vedete, Michel l'ho scelto io, non Boniperti, non gli altri, l'ho scelto io che capisco di calcio. Insomma, gli facevo fare bella figura". Altra risata. "Mi ricordo quando gli ho regalato il primo Pallone d'Oro, ha sgranato gli occhi, non se lo aspettava. E mi fece la famosa domanda: ma è davvero tutto d'oro? E io gli risposi davvero: Avvocato, se era tutto d'oro non glielo regalavo mica". Pausa, applauso, ripresa: i tempi di un attore consumato: "Forse mi voleva bene perché rispondevo alle sue battute con altre battute. Non osava farlo nessuno, erano tutti terrorizzati dall'Avvocato. Io no, anche se ne percepivo il carisma".

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Platini e quella foto iconica

Alla festa c'è anche Salvatore Giglio, il fotografo che ha immortalato buona parte della storia della Juventus e che ha inventato un nuovo modo di fotografare il calcio. Ma soprattutto l'autore della foto per eccellenza di Platini, quella di lui sdraiato sul prato dello stadio di Tokyo dopo che l'arbitro gli ha annullato un gol. "Il gol più bello della mia carriera. Perché, capisci, quando segno il gol che hai sempre sognato di fare e lo fai nella partita più importante, come una finale di Intercontinentale... beh, quello è il gol più bello della tua vita, a prescindere. E quelli che fanno? Me lo annullano? Per cosa? Per un fuorigioco di Brio? Di Brio, capite? Cosa ci faceva lì Brio... (e ride)".

Platini e quel guardalinee in ascensore

Manco ricorda che quel fuorigioco manco c'era, sospira e aggiunge: "Mi sono sentito svuotato, triste, sconsolato. Mi sono detto: se vado dall'arbitro lo meno e mi danno un anno di squalifica, così mi sono accasciato per terra e mi sono messo in quella posizione che Salvatore ha immortalato. Bella la foto, non la mia preferita, ma bella! Sapete che ho incontrato il guardalinee che ha annullato quel gol? Davvero! Sarà stato una quindicina di anni fa, ero a Singapore e nell'ascensore dell'albergo c'è questo tizio di Singapore che mi guarda e poi, in inglese, mi chiede: mi riconosce? E io: no, mi scusi. E lui: io sono il guardalinee che ha alzato la bandierina per annullare il gol di Tokyo. Capite? Allora l'ho preso per il bavero della giacca e gli ho detto: maledetto! Poi ci siamo fatto una risata. Ovvio, perché alla fine abbiamo vinto, se a Tokyo avessimo perso per quel gol annullato sarei stato meno spiritoso in ascensore".

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Platini: "Vi racconto il mio gol più bello"

La gente si beve ogni parola, il pubblico è misto: c'è chi quelle partite le ha vissute, chi le ha sentite raccontare dai genitori o dai nonni, ma le ha fatte sue. E poi c'è sempre YouTube, dove recuperare. "Il mio gol più bello non lo saprei scegliere. Direi il primo con il Pescara, perché c'erano tante aspettative intorno a me e con quel gol ero riuscito a confermare che non erano mal riposte, quelle aspettative. Ma ce ne sono molti altri che mi ricordo. Quello all'Ascoli, con il sombrero di tacco al difensore e il pallonetto al portiere... sì bello quello. Merito di Bettega - altra pausa teatrale, poi la battuta fulminante - se non mi avesse dato la palla così male e così indietro non avrei inventato quel colpo di tacco!". Risata, applauso e altro giro: "Ma anche quello contro la Lazio all'Olimpico, un bel duetto con Boniek".

Platini: "La maglia della Juve non pesa, è un piacere"

Giusto, Zibì, il suo amico, il suo partner preferito: "Bello di notte? Mah... non sono d'accordo era bello sempre. Quando c'era lui ho vinto sempre la classifica cannonieri, quando se n'è andato non l'ho vinta più. Forse c'è un nesso, no? Era un grande. E sapete una cosa? Ha ragione, anzi ragionissima quando dice che se ad Atene avessimo vinto la Coppa dei Campioni nella sfortunata serata contro l'Amburgo, avremmo vinto quattro coppe di fila. Che Juve quella Juve, piedi buoni in ogni ruolo. E sapete una cosa: quando mi dicono che la maglia della Juventus pesa, io dico: no, non scherzate, la maglia della Juventus è un piacere addosso. E posso dirlo per esperienza diretta".

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Platini: "Aston Villa rivoluzione Juve"

E quella Juve, quella di Atene, ha un luogo di nascita preciso: Birmingham: "Giocavamo contro l'Aston Villa campione d'Europa e abbiamo vinto 2-1 dando una lezione agli inglesi. In quella partita gli italiani giocarono come i francesi, più spensierati e offensivi, e il francese giocò come un italiano, con l'idea che si doveva vincere. Nacque un modo che superava il bonipertismo calcistico del cross dal fondo per il centravanti, tipo Causio per Bettega. Era una Juve che sfruttava tutto il suo potenziale, era la rivoluzione che ci fece vincere tutto". Sapete dove gioca e contro chi gioca la Juventus la prossima settimana? Platini sì.

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Santa Lucia del Mela - No, non è il palazzetto delle Atp dove negli stessi istanti sta trionfando Sinner, ma vibra di emozioni sportive simili quello di Santa Lucia del Mela, un piccolo comune siciliano appena sopra Milazzo. Anche perché nell'impianto dedicato a Paolo Rossi c'è un altro numero uno assoluto dello sport mondiale, Michel Platini. Settecento persone tifano come se fosse una finale, cantano cori antichi, si emozionano e finiscono per emozionare pure lui, che ha sempre difeso il suo lato sentimentale sotto lo scudo della cinica ironia. Uno scudo che si è crepato, chissà se per l'età o per il calore di tifosi che non hanno dimenticato e non dimenticheranno mai il numero dieci più dieci che ci sia mai stato. E se settecento persone, in un piccolo paesino della Sicilia, si accalcano in un palazzetto per sentire parlare un giocatore che era grande quarant'anni fa c'è qualcosa su cui riflettere e una domanda che frulla maliziosa: fra quarant'anni quale giocatore di oggi può far battere ancora i cuori dei tifosi e raggrupparne così tanti, anche solo per sentire dalla sua voce le storie, i gol, le battute? Ognuno si può rispondere come vuole, Platini intanto ride e un pochino si emoziona. "Vorrei, prima di tutto, ricordare Gaetano Scirea a cui è dedicato il Club di Santa Lucia e Paolo Rossi".

Tutti in piedi per Rossi e Scirea

Tutti si alzano e l'applauso sembra non finire mai. Platini ha l'espressione di chi, se potesse, si concederebbe una lacrima. Ma continua: "Scirea era qualcosa di diverso, di più grande. E anche Paolo: la persona più gentile e serena che abbia mai conosciuto. Che Juventus che era quella in cui sono arrivato, erano tutti i campioni del mondo. E me lo facevano notare, cavolo se me lo facevano notare... Io ero il francese che non aveva vinto la coppa". E ride. L'ironia torna ad aiutarlo per superare l'emozione. Accanto a lui c'è il presidente dello Juventus Club, Benedetto Merulla che con Marco Siracusa e il suo direttivo ha realizzato un sogno, anzi ha girato un film: ha sognato una sceneggiatura nella quale Platini arrivava nel suo paesino e poi ce l'ha portato veramente con straordinario entusiasmo e determinazione. Il club compie quarant'anni, come la stagione d'oro di Platini in cui vinse tutto, primo Pallone d'Oro compreso.

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