TORINO - Si sono manifestati, infine, i dolori del giovane Dusan. E nessuno può dirsi davvero sorpreso. A partire da Cristiano Giuntoli e Thiago Motta: rammaricati, semmai, ma certo non impreparati di fronte all’infortunio occorso lunedì sera a Vlahovic. Uno stop che, in qualche modo, era nell’aria. E loro per primi ne erano consapevoli. Il direttore tecnico, sul rettilineo finale del mercato estivo, aveva provato senza successo ad affiancargli un’alternativa, da Omorodion in giù, in contumacia della prolungata assenza di Milik. Il tecnico aveva iniziato a ridurne l’impiego: sempre in campo sì, ma per 60-70 minuti al massimo, nelle ultime partite, in contrapposizione ai 90 tondi cui l’aveva abituato in uscita dall’estate. E chissà che non sia un caso, allora, che lo stop sia arrivato a margine di uno sforzo, in Nazionale, giunto ormai in prossimità del triplice fischio, per la seconda volta in pochi giorni, per giunta.
Vlahovic, quali partite salterà
Tant’è, Vlahovic alla fine si è fermato. E sarebbe anche potuta andare peggio: la smorfia di dolore sul suo volto a margine di Serbia-Danimarca, diciottesima partita della sua stagione, tutte da titolare, lasciava presagire un fosco domani, invece gli esami strumentali svolti ieri al J Medical hanno escluso lesioni. Tradotto: niente sfida al Milan, sabato a San Siro, poi si vedrà. Perché, a quel punto, dipenderà anche e soprattutto dalle sensazioni del giocatore, le cui possibilità di far parte della trasferta di Birmingham in Champions League contro l’Aston Villa, settimana prossima, sono comunque ridotte.