Buffon, il ruolo infame e l'aneddoto in finale Champions: “Lì ho capito tutto"

L'ex portiere e leggenda della Juve ha parlato durante la presentazione del suo libro alla Mondadori in Piazza Duomo a Milano: "Una metafora di vita"

"Penso che il titolo sia una metafora della vita”. Gianluigi Buffon si è raccontato nel suo libro e ha spiegato il titolo: "Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi". La necessità di reagire alla vita e alle difficoltà: la depressione e le vittorie, pur continuando a essere uno dei più forti numeri uno al mondo: "In certi momenti, mi guardavo allo specchio e dicevo di essere il più folle numero uno della storia. Perché a volte, in situazioni delicate, sono sceso in campo e ho performato alla grande". La Juve, la Serie B, Ronaldo, Messi, tutto raccontato alla Mondadori in Piazza Duomo, a Milano.

Ronaldo, la maglia con Messi e la Juve: parla Buffon

Buffon ha iniziato a raccontare vari aneddoti e curiosità. In primis con alcuni compagni: "Cristiano Ronaldo é un unicum. Non pensavo potesse esistere un professionista con quella determinazione e di quel calibro. Con tutti i pro e contro. Da compagno di squadra sei totalmente ammirato nel vedere questo livello. Sembra che non sia un umano, ma Cristiano, anche fuori dalle luci della ribalta, é sempre stato uno con una sensibilità importante e delle fragilità che cercava di nascondere con la sua personalità".

Sullo scambio di maglia con Messi nella finale di Champions a Berlino nel 2015: "Mi rincorse verso gli spogliatoi a fine primo tempo. Fu una cosa che mi colpì. Mi sono sempre sentito un fortunato che faceva la cosa più bella del mondo. Vedere un’icona come Leo correre da me per fare lo scambio della maglia mi ha emozionato. E su Del Piero: "Con lui ho avuto sempre un grandissimo rapporto e dato sempre il massimo per la causa. Lui è un'icona della Juve, la gente si sente rappresentata da Alex. Ci vediamo spesso e ci consigliamo su determinate scelte"

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Del Piero, la Juve in B e il ritorno a Parma

L'ex portiere ha spiegato il perché del titolo del suo libro: "Restare alla Juve in Serie B è uno degli esempi del cadere e rialzarsi. Fu una scelta non facile e credo di aver perso qualcosa a livello professionale, ma quella decisione mi ha permesso di tornare a casa, guardarmi allo specchio ed essere orgoglioso di me stesso". Buffon ha continuato: "Lì è venuta fuori l’energia con cui ho affrontato le sfide successive. In quel periodo ci sono stati momenti difficili. Uno sportivo cerca di portare a casa risultati e per 3-4 anni è stato complicato. Poi, il destino ci ha mandato Andrea Agnelli, Marotta, Paratici e Antonio Conte. E tutte quelle soddisfazioni le ho raccolte dopo, è stato ancora più bello".

E sul ruolo del portiere: "Per alcuni aspetti, è un ruolo davvero infame. Ma con il mio carattere non avrei potuto fare altro. Sono sfrontato, amo il rischio, essere altruista e spendermi per i compagni. Il portiere è l'unico che in campo difende e non offende. Un aspetto che mi racconta come persona". A chiudere ha parlato degli anni finali della carriera e del ritorno a Parma, in B: "Non è stato programmato, avevo deciso di smettere da protagonista dopo la Juve. A Torino mi avrebbero rinnovato il contratto, ma decisi di fare un’altra scelta per sentirmi vivo. C’erano il Barcellona, che cercava un secondo portiere, e altre squadre che avrebbero fatto la Champions. Il cuore e il destino mi hanno riportato a Parma".

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"Penso che il titolo sia una metafora della vita”. Gianluigi Buffon si è raccontato nel suo libro e ha spiegato il titolo: "Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi". La necessità di reagire alla vita e alle difficoltà: la depressione e le vittorie, pur continuando a essere uno dei più forti numeri uno al mondo: "In certi momenti, mi guardavo allo specchio e dicevo di essere il più folle numero uno della storia. Perché a volte, in situazioni delicate, sono sceso in campo e ho performato alla grande". La Juve, la Serie B, Ronaldo, Messi, tutto raccontato alla Mondadori in Piazza Duomo, a Milano.

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Buffon ha iniziato a raccontare vari aneddoti e curiosità. In primis con alcuni compagni: "Cristiano Ronaldo é un unicum. Non pensavo potesse esistere un professionista con quella determinazione e di quel calibro. Con tutti i pro e contro. Da compagno di squadra sei totalmente ammirato nel vedere questo livello. Sembra che non sia un umano, ma Cristiano, anche fuori dalle luci della ribalta, é sempre stato uno con una sensibilità importante e delle fragilità che cercava di nascondere con la sua personalità".

Sullo scambio di maglia con Messi nella finale di Champions a Berlino nel 2015: "Mi rincorse verso gli spogliatoi a fine primo tempo. Fu una cosa che mi colpì. Mi sono sempre sentito un fortunato che faceva la cosa più bella del mondo. Vedere un’icona come Leo correre da me per fare lo scambio della maglia mi ha emozionato. E su Del Piero: "Con lui ho avuto sempre un grandissimo rapporto e dato sempre il massimo per la causa. Lui è un'icona della Juve, la gente si sente rappresentata da Alex. Ci vediamo spesso e ci consigliamo su determinate scelte"

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