Senza milza, alla Juve in Maserati e i soldi persi al casinò: "Ci ho pensato per mesi"

Il lato nascosto dell'ex bianconero e il rapporto con Conte: "Come un ragazzo e una ragazza"

"Una sera persi quindicimila euro al casinò, ci ho pensato per mesi", così un Emanuele Giaccherini inedito al Corriere della Sera. L'ex calciatore della Juventus si è raccontato al quotidiano ripercorrendo tutta la sua carriera, dagli esordi alla svolta con Antonio Conte, passando al suo nuovo ruolo di commentatore che lo vede nella squadra di Dazn tutti i weekend al seguito della Serie A. Fino alle difficoltà avute a causa dell'asportazione della milza a soli 16 anni che avrebbe potuto compromettere la sua carriera.

Giaccherini, dalla milza all'occasione con il Cesena

Giaccherini parte dai suoi primi passi mossi su un campo da calcio, limitato dall'assenza della milza: "A 16 anni non ne ero neanche troppo consapevole. Fisicamente non cambia nulla, anzi il paradosso è che sotto sforzo non ti fa male in quel lato lì. Il punto è che quell'episodio è stato soltanto l'inizio della salita. Oggi mi guardo indietro e mi considero fortunato, sono arrivato lì dove volevo. Ho realizzato il sogno da bambino".

La svolta decisiva arrivò a Cesena, quando i bianconeri erano ancora in Serie C: "La svolta? Una tragedia vissuta da un compagno di squadra al Cesena. Serie C, fuori rosa: non il massimo per me. C'è da giocare un'amichevole e Veronesi, l'attaccante, deve dare forfait perché è morto il suo papà. Bisoli ha gli uomini contati e mi chiede di giocare. Faccio due gol, l'allenatore decide che divento titolare, con Veronesi ovviamente. Vinciamo la C, poi la B e siamo in A".

Il tutto accade quando...: "Stavo per mollare, senza neanche troppi rimpianti: la passione per il calcio era finita, almeno così mi sembrava. Da ragazzino avevo già lavorato in fabbrica, era l'anno dei Mondiali in Corea, quindi chiesi ai miei genitori di trovarmi un altro posto di lavoro da perito meccanico perché non ne potevo più. Io volevo il calcio, mi sembrava però che il calcio non volesse me".

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La svolta e il rapporto con Conte

Quando arrivò alla Juve fu accolto come un giocatore dei tanti, ma le cose sono cambiate in meglio rapidamente: "È quello che probabilmente pensavano tutti, quando andai alla Juve. Il grande nome alla fine è stato il famoso Giaccherinho. Conte appena ha potuto si è tolto i sassolini dalla scarpa".

Ma ha anche detto di no a Conte: "Quanto al rapporto mio e suo, credo che avendogli detto di no la prima volta poi si è intestardito, un po' come quando un ragazzo vuole una ragazza e lei gli dice di no. Insiste fin quando non la conquista. Al Siena ho dovuto dirgli di no. Io ero appena arrivato in A col Cesena, loro facevano la B per vincere il campionato. Non me la sentii, lo ringraziai, in qualche modo rischiando anche di non esser più chiamato da lui. Invece in quella stagione feci otto gol e non mi ricordo più quanti assist e mi volle alla Juventus".

Il tecnico che più l'ha voluto e difeso, oggi allena il Napoli che è in piena corsa per lo scudetto. Ma Giaccherini non ha dubbi: "L'Inter è la squadra più forte, più attrezzata e più organizzata. Al momento sono tutte lì ma se guardiamo ai valori loro hanno qualcosa in più. Antonio sta lavorando per questo ma ci vuole tempo, hanno una rosa forte ma non lunghissima, sinceramente non mi aspettavo di vederli primi. Bisogna anche dire che qualche punto l'hanno raccolto con un pizzico di fortuna, almeno nelle prime partite. Ma arriveranno fra le prime quattro, e se pensiamo dov'erano lo scorso anno".

E poi aggiunge: "Ci siamo sentiti e anche visti, la sua scelta un po' mi ha sorpreso. Credo sia stato molto attirato dalla piazza, dalla passione che Napoli ti dà, ha fatto benissimo. In due anni lì ho giocato poco ma la città resta nel cuore, è speciale".

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Giaccherini, la nuova vita e la nostalgia del calcio

Giaccherini dopo aver appeso le scarpette al chiodo è pssato dall'altro lato della barricata, o delle telecamere: "Da tre anni faccio il commentatore per Dazn, guardo partite in serie, ho preso il patentino come allenatore e chissà che un giorno non possa tornare in campo. Soprattutto faccio il papà quasi a tempo pieno. Quando sei nel frullatore non ti accorgi del tempo che sottrai alla famiglia, ai figli". Ma il calcio gli ha anche tolto, oltre che dato: "Mi ha tolto il mio fisico, martoriato dagli infortuni. Ma mi ha regalato un sogno, io ce l'ho fatta non mollando mai di un centimetro".

La nostalgia però, nonostante tutto, si fa sentire: "L'odore dello spogliatoio: emozione, ansia adrenalina". Oggi la nuova vita passa dalla famiglia messa su con Dania: "Siamo una famiglia normale, serena ed equilibrata. Gli ultimi due figli sono nati nello stesso giorno a distanza di otto anni. Lei l'ho conosciuta quando giocavo, ma non però la classica storia da discoteca. L'ho vista per la prima volta in parrocchia. Lei faceva parte del coro, ero lì per un evento del Cesena. Mi ha colpito subito, ci siamo fidanzati poco dopo e passati tre mesi l'ho portata a Siena fingendo una passeggiata:  le ho chiesto di sposarmi".

Giaccherini, i primi guadagni e le "follie"

Sono stati tanti i soldi guadagnati in carriera, ma...: "Non mi hanno mai fatto girare la testa. Vengo da una famiglia che dà valore al lavoro, c'è grande rispetto per i soldi. Quando agli inizi mi davano 1.000 euro al mese, ne mettevo da parte sempre 200, non era poco. Appena ho guadagnato un po' di più ho acquistato il terreno per costruire casa".

Anche se qualche "follia" dice di averla fatta: "Ho comprato la prima auto dopo aver firmato il contratto con la Juventus. Una Maserati, prima avevo semplici utilitarie nonostante potessi già permettermi qualcosa in più". E aggiunge: "Una sera persi quindicimila euro al casinò, ci ho pensato per mesi".

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"Una sera persi quindicimila euro al casinò, ci ho pensato per mesi", così un Emanuele Giaccherini inedito al Corriere della Sera. L'ex calciatore della Juventus si è raccontato al quotidiano ripercorrendo tutta la sua carriera, dagli esordi alla svolta con Antonio Conte, passando al suo nuovo ruolo di commentatore che lo vede nella squadra di Dazn tutti i weekend al seguito della Serie A. Fino alle difficoltà avute a causa dell'asportazione della milza a soli 16 anni che avrebbe potuto compromettere la sua carriera.

Giaccherini, dalla milza all'occasione con il Cesena

Giaccherini parte dai suoi primi passi mossi su un campo da calcio, limitato dall'assenza della milza: "A 16 anni non ne ero neanche troppo consapevole. Fisicamente non cambia nulla, anzi il paradosso è che sotto sforzo non ti fa male in quel lato lì. Il punto è che quell'episodio è stato soltanto l'inizio della salita. Oggi mi guardo indietro e mi considero fortunato, sono arrivato lì dove volevo. Ho realizzato il sogno da bambino".

La svolta decisiva arrivò a Cesena, quando i bianconeri erano ancora in Serie C: "La svolta? Una tragedia vissuta da un compagno di squadra al Cesena. Serie C, fuori rosa: non il massimo per me. C'è da giocare un'amichevole e Veronesi, l'attaccante, deve dare forfait perché è morto il suo papà. Bisoli ha gli uomini contati e mi chiede di giocare. Faccio due gol, l'allenatore decide che divento titolare, con Veronesi ovviamente. Vinciamo la C, poi la B e siamo in A".

Il tutto accade quando...: "Stavo per mollare, senza neanche troppi rimpianti: la passione per il calcio era finita, almeno così mi sembrava. Da ragazzino avevo già lavorato in fabbrica, era l'anno dei Mondiali in Corea, quindi chiesi ai miei genitori di trovarmi un altro posto di lavoro da perito meccanico perché non ne potevo più. Io volevo il calcio, mi sembrava però che il calcio non volesse me".

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