INVIATO A BIRMINGHAM - All’appello del gol non ha ancora risposto presente. Il protagonista? Teun Koopmeiners. Ci è andato vicino più di una volta, ha anche colpito una traversa a Marassi contro il Genoa quando davanti aveva la porta aperta, ma la gioia della rete in bianconero ancora no. Non l’ha ancora provato il brivido intenso. In una intervista a Tuttosport qualche settimana fa aveva spiegato che per lui il gol non è così importante, per la serie “se arriva, bene. Altrimenti l’aspetto più importante è che vinca la squadra”. Del resto non sono stati spesi 56 milioni con l’Atalanta per avere da lui i gol bensì accelerazioni, leadership in una squadra dall’età media giovane rispetto alle big che puntano in alto (la seconda più verde in assoluto del campionato) ed equilibrio tattico. Già, perché tocca soprattutto a lui dettare i tempi, far capire quando è il momento di accelerare e rischiare la giocata oppure continuare nel possesso palla per aspettare il momento propizio. Nell’ultima partita, al Meazza contro il Milan, si è inventato nel ruolo spurio di mezzo centravanti condividendo il compito ibrido con McKennie, ma il risultato non è stato all’altezza delle aspettative. Anche perché durante la partita gli è salita la febbre sino a 38° e così si sono spiegati troppi errori di misura, non da lui.