Il baby Montero è la scelta di Motta: Juve, di padre in figlio

Il figlio di Paolo, difensore come lui, aggregato alla Continassa: dall’U17 fino alla Youth League, ora gli allenamenti con i grandi
Il baby Montero è la scelta di Motta: Juve, di padre in figlio© Juventus FC via Getty Images

L'occasione di una vita. E l'opportunità di ripercorrere le orme di un padre che vale un idolo. Non capita a tutti, un'emozione così. E chissà cosa starà provando in queste ore Alfonso Montero, aggregato agli allenamenti della prima squadra bianconera per scelta diretta di Thiago Motta. Il difensore uruguaiano è stato a contatto con i “grandi” ieri e lo sarà nuovamente oggi, così com'era già capitato la settimana scorsa. Sono i giorni in cui alla Juve occorre qualcosa e qualcuno in più, specialmente in difesa. Con l'ultimo infortunio di Savona - nessuna lesione, ma salta la trasferta di Lecce -, alla squadra di Motta manca praticamente un terzo del reparto arretrato, motivo per cui bisognerà in qualche modo correre ai ripari, a prescindere dal solido e solito discorso dell'allenatore sul «merito» e sul «rispetto» che si deve sia allo stemma della Juventus sia al cammino di questi giovani di talento forgiati nel vivaio.

Il percorso di Alfonso

A proposito di merito, però: chi bazzica tra Vinovo e la Continassa conferma le buone sensazioni sul figlio d'arte, partito dall'Under 20 per poi assaggiare già un po' di Next Gen. Insomma: è uno da percorso, e lo sta rispettando tutto. Lo sbocco naturalmente è quello dei sogni: poter indossare la maglia che è stata del papà per nove anni e che ha difeso con le unghie, con i denti, talvolta pure affidandosi a qualche guizzo al di fuori del regolamento. Ecco: Alfonso è un giocatore diverso, quantomeno nelle caratteristiche. Meno marcatore, ma con un ventaglio di opzioni che il padre non ha mai coltivato o mostrato di possedere. Se Paolo era un eccellente difensore da uno contro uno e da intervento risolutore, il classe 2007 ha vissuto una crescita diversa, basata su una dote palla al piede decisamente più dolce. C'è la garra, c'è l'attitudine ad andare a cercare l'incontro con l'attaccante avversario. Poi c'è la bravura nella prima impostazione, quella sana incoscienza di andare oltre il compitino e di far partire con personalità l'azione da dietro. Oro colato, considerato il calcio di Motta, che pure con Montero senior ha coltivato un rapporto importante durante il corso di Coverciano per diventare allenatore, affrontato nello stesso anno.

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L'incontro con Thiago Motta

I due si erano ritrovati nel centro federale e si sono scambiati idee, immaginari, di fatto sogni. Paolo era ripartito dalle giovanili della «sua» Juventus, per Thiago è stato tutto un grande trampolino verso gli stessi colori. Mesi fa, quando si sono ritrovati al Dall'Ara, in quell'abbraccio si era percepito tutto il rispetto. Rispetto che si è conquistato “Alfonsito”, dieci presenze e un assist (contro l'Udinese) nel campionato Primavera, quattro gettoni con un gol in Youth League. Insomma: punto fermo di Magnanelli, a sua volta punto fermo di Paolo in quell'interregno di due partite alla guida della prima squadra. Tutto in famiglia, si potrebbe dire. Ma si rischierebbe di non dare credito ai passi da gigante mostrati dal centrale in questi anni di pura formazione bianconera. Oggi Motta scioglierà i dubbi su chi porterà con sé al Via del Mare, nelle idee del tecnico resiste inoltre l’opzione Pagnucco, esterno basso mancino. Dire che Montero junior ci speri è praticamente un eufemismo. Perché il cuore batte forte e, allo stesso modo, l’ambizione.

Next Gen: Pedro Felipe ko al crociato

«Lesione del legamento crociato anteriore». Il comunicato apparso nella serata di ieri non lascia scampo alle cattive sensazioni avute già nelle ore precedenti: la stagione di Pedro Felipe è praticamente terminata a fine novembre. Una doccia gelata per mister Brambilla, reduce dal pareggio con la Turris e nel pieno di una tostissima lotta salvezza. Così come per la prima squadra con gli infortuni di Bremer e Cabal, anche la Next Gen soffre dunque di una defezione pesantissima, che rischia di pregiudicare in maniera decisiva il futuro.

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Le parole di Pedro Felipe

Il centrale brasiliano era stato infatti tra i protagonisti di quest'inizio complicato di annata: sempre titolare dall'inizio all'ultima partita, in mezzo tre settimane tra settembre e ottobre con qualche problema muscolare agli adduttori. Una volta risolti, sia Montero, sia il nuovo allenatore erano tornati ad affidarsi al giocatore cresciuto al Palmeiras, dal quale erano arrivate buone vibrazioni e a prescindere dai risultati. Il ko nell'ultimo match gli ha spalancato le porte di un incubo: questa mattina Felipe si è sottoposto a risonanza magnetica, dalla quale è emersa la lesione del crociato anteriore del ginocchio destro. Ricorrerà dunque a un'operazione, presto si capirà dove e quando, per poi iniziare quanto prima l'iter riabilitativo. Ad ogni modo, la sua avventura per l'anno sportivo può dirsi terminata qui, e il primo a esserne consapevole è proprio il difensore: «È giunto il momento di tirare fuori davvero ciò che ho dentro. Mi fa molto male il petto, una tristezza e un’angoscia enormi... - le sue parole, affidate ai propri social -. La battaglia più importante della mia vita è davanti a me, e non posso certo arrendermi».

È l'ora di Gil Puche

Non può farlo nemmeno la Next Gen, che aveva già perso Stivanello per un crociato e che ora si affiderà con più costanza al giovane Gil Puche, già convocato da Motta pure in prima squadra. Per tutto il resto, Brambilla dovrà adattarsi al momento, profondamente nefasto per i bianconeri, cercando in qualche maniera di tirarne fuori il massimo. Come? Facendo punti, e dalle prossime due gare: domenica a Biella arriva il Taranto, fanalino di coda e già penalizzato, e sarà un test altamente indicativo per capire le reali chance di rialzarsi del gruppo. Poi Cavese in trasferta e Messina in casa, prima di chiudere il 2024 a Cerignola. A quel punto, il mercato potrà aiutare. Prima che la parola «salvezza» inizi davvero a essere associata a «miracolo».

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L'occasione di una vita. E l'opportunità di ripercorrere le orme di un padre che vale un idolo. Non capita a tutti, un'emozione così. E chissà cosa starà provando in queste ore Alfonso Montero, aggregato agli allenamenti della prima squadra bianconera per scelta diretta di Thiago Motta. Il difensore uruguaiano è stato a contatto con i “grandi” ieri e lo sarà nuovamente oggi, così com'era già capitato la settimana scorsa. Sono i giorni in cui alla Juve occorre qualcosa e qualcuno in più, specialmente in difesa. Con l'ultimo infortunio di Savona - nessuna lesione, ma salta la trasferta di Lecce -, alla squadra di Motta manca praticamente un terzo del reparto arretrato, motivo per cui bisognerà in qualche modo correre ai ripari, a prescindere dal solido e solito discorso dell'allenatore sul «merito» e sul «rispetto» che si deve sia allo stemma della Juventus sia al cammino di questi giovani di talento forgiati nel vivaio.

Il percorso di Alfonso

A proposito di merito, però: chi bazzica tra Vinovo e la Continassa conferma le buone sensazioni sul figlio d'arte, partito dall'Under 20 per poi assaggiare già un po' di Next Gen. Insomma: è uno da percorso, e lo sta rispettando tutto. Lo sbocco naturalmente è quello dei sogni: poter indossare la maglia che è stata del papà per nove anni e che ha difeso con le unghie, con i denti, talvolta pure affidandosi a qualche guizzo al di fuori del regolamento. Ecco: Alfonso è un giocatore diverso, quantomeno nelle caratteristiche. Meno marcatore, ma con un ventaglio di opzioni che il padre non ha mai coltivato o mostrato di possedere. Se Paolo era un eccellente difensore da uno contro uno e da intervento risolutore, il classe 2007 ha vissuto una crescita diversa, basata su una dote palla al piede decisamente più dolce. C'è la garra, c'è l'attitudine ad andare a cercare l'incontro con l'attaccante avversario. Poi c'è la bravura nella prima impostazione, quella sana incoscienza di andare oltre il compitino e di far partire con personalità l'azione da dietro. Oro colato, considerato il calcio di Motta, che pure con Montero senior ha coltivato un rapporto importante durante il corso di Coverciano per diventare allenatore, affrontato nello stesso anno.

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