“Ne devi mangiare ancora di pastasciutta anche te!”. Luca Toni risponde: “Ma io non sono inglese, eh! Sono italiano, di pasta ne ho mangiata eccome”. Inizia così, con un simpatico siparietto davanti a un piatto di spaghetti al pomodoro, l’intervista condotta dall'ex centravanti campione del mondo con Leonardo Bonucci. L'ex difensore della Juve, oggi collaboratore di Bernardo Corrati nell'Italia U20, a Prime Video nella serie 'Fenomeni' racconta ogni più piccola sfaccettatura della sua carriera. Un racconto che avviene attraverso delle foto, che Bonucci deve ad alcune frasi scritte, in base al sentiment di quel momento, che sia esso positivo o negativo.
Bonucci e il momento più bello
Alla frase “Il cielo con un dito”, che rappresenta il momento più alto, Bonucci abbina la foto della vittoria dell’Europeo. Inizia quindi il racconto: “C’era qualcosa di magico in quella squadra, è una percezione che abbiamo avuto anche prima che cominciasse. Una mossa del mister che mi ha sorpreso tantissimo ma che si è rivelata vincente è stata quella di portarci in ritiro con le famiglie prima della partenza del torneo. Pur essendo con moglie, figli, tate, nonni, amici, noi compagni di squadra stavamo sempre insieme: lì si è creata la maglia. Quando siamo tornati da quel ritiro, parlando con mia moglie, mi disse ‘Non so dove arriverete, ma si è percepita un’energia diversa: vedremo..’. Quando si è percepito che quel cammino era possibile? Il percorso nel girone ci ha fatto prendere ancora più sicurezza ed autostima, ha amalgamato ulteriormente il gruppo. Gli screzi, le discussioni in 45 giorni vengono fuori, invece noi non abbiamo mai discusso. Sicuramente la vittoria autoritaria sul Belgio ha aumentato ancor di più l’autostima. Pensavamo partita per partita, pensando centimetro per centimetro”.
Un elemento fondamentale di quel percorso fu Gianluca Vialli: “Mister Mancini ha fatto un grande lavoro, ma Gianluca dal punto di vista emotivo, umano ci ha dato tantissimo. Quando vedi lui che la mattina va in palestra, corre, nonostante la situazione che tutti conoscevamo, è stato un insegnamento quotidiano”. Materazzi fu decisivo nella finale del Mondiale 2006, Bonucci in quella del 2021, i difensori si dimostrano sempre fondamentali: "Penso che ognuno nella propria squadra ha un ruolo definito. Nelle finali le squadre si chiudono, per gli attaccanti non è mai semplice. Ho vinto il premio di miglior giocatore della finale con l’Inghilterra, sono stato inserito nella top 11 dell’Europeo: è stata la consacrazione finale della mia carriera. Ho vissuto 40 giorni al top, anche se all’inizio non ero al massimo perché il nostro amico Andrea (Pirlo, ndr) non mi faceva giocare nelle ultime gare di campionato con la Juve, schierando De Ligt e Chiellini. E quindi sono arrivato all’Europeo con poco minutaggio, ma alla fine lo devo ringraziare perché sono arrivato fresco. È stata la vittoria più bella della mia carriera, perché c’è un’unione con tutti gli italiani, un momento di aggregazione diverso rispetto a quando vinci col club”.
Spazio invece alle grandi delusioni, come le due finali di Champions League perse: "Con il Barcellona siamo stati più vicini a vincerla, la partita si era messa bene sull'1-1. C'è stato il rigore non dato su Pogba e l'occasione con Tevez per andare in vantaggio e sul contropiede prendiamo il 2-1. Eravamo sicuri di poter vincere, ma quello era forse il Barcellona più forte della storia". Invece sul presunto litigio negli spogliatoi di Cardiff: "Lo ha detto anche Barzagli, non c'è niente di vero. Qualcuno ha riportato cose non vere, io ho solo detto a Dybala che avevamo bisogno di lui. Era stato ammonito dopo un quarto d'ora e aveva un po' di paura. Con lui ho un bellissimo rapporto. Nonostante la Champions sia una delusione, non la scambierei con un Europeo. La mia speranza è di vincere quella coppa da allenatore con la Juve".
Proprio sul nuovo capitolo da allenatore: "L'idea di intraprendere questo percorso è nata in me tra i 28-30 anni, avevo già preventivato di smettere a 37 per iniziare a fare tutti i corsi. Ho avuto la fortuna di avere tanti grandi allenatori nella mia carriera. Spero di portare con me le esperienze umane che ho vissuto con Conte e Mancini".
Sul suo nuovo percorso con l'Italia U20: "C'è il problema di non saper aspettare i giovani, bisogna dargli l'opportunità di giocare e sbagliare. I tre difensori su cui scommetterei? Leoni, Chiarodia e Mane. Tra i più esperti dico invece Buongiorno e Calafiori".