La Juve e le altre, il doppiopesismo dei media è un’istituzione: le perle del 2024

Il bilancio di fine anno relativo al trattamento riservato al club bianconero è come sempre sbalorditivo

Il bilancio di fine anno relativo al trattamento riservato alla Juventus dai media è come sempre sbalorditivo, tanto più se si considera che la lontananza dalla lotta per il titolo ormai da diversi anni ha temporaneamente affievolito la tragicomica ossessione nutrita da gran parte del paese nei confronti dei bianconeri. Anche il 2024 ha dunque seguito il percorso segnato ormai da tempo, tra importanti uomini delle istituzioni che - incuranti del loro ruolo - soffiano sul fuoco ancora scottati da presunte ruberie bianconere di qualche decennio fa e recriminazioni arbitrali più recenti, perché anche in anni un po' così, in cui la Juve non gode proprio di numerosi episodi fortunati, a fine anno la svista degna di essere ricordata, stigmatizzata, perpetuata nella memoria collettiva, deve essere in favore dei cattivi di sempre: nell'anno che sta per finire, il privilegio è toccato al già mitico rigore per il Bologna, certificato anche da Rocchi come esempio da evitare per il futuro.

Travis Scott, Lehmann e... Fassino

Tutti gli episodi di senso contrario, come da tradizione, sono già spariti dal ricordo comune.  Ma non basta, il tema arbitrale è obiettivamente sempre più debole e si deve andare oltre, anche quando la Juve fa meno paura: così, scorrendo tra le perle mediatiche di siti e quotidiani, c'è chi si è chiesto come sarebbe l'albo d'oro se non esistesse la Juve (idea bizzarra) e chi, un po' su di giri con il tema "stelle" sulla maglia, ha ricordato l'ultima conquistata ormai una vita fa, accompagnando l'articolo con la famoso foto della partita a carte di Pertini e Bearzot: splendida immagine di quel periodo, sia chiaro, ma dopo attenta ricerca possiamo affermare che non fu la Nazionale a vincere il ventesimo scudetto (sul campo) nel 1982. E che dire del quotidiano (sempre lo stesso) che, per evidenziare la crisi nell'annata post scudetto del Napoli, tira in ballo niente meno che la simile esperienza della Juve del 1961-62? La notizia dell'arresto di Travis Scott con la leggendaria maglia di Chimenti, la curiosa sottolineatura del tifo di Fassino quando incorre in una spiacevole vicenda, perfino la juventinizzazione di giocatori che in bianconero non hanno mai militato: da Lehmann, accusato di minacciare il vicino con una motosega (diventato in quell'articolo "ex portiere della Juve") a Greenwood, oggetto di accuse infamanti (quale migliore occasione per ricordare che si trattava di un "obiettivo Juve"?).

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

La vicenda plusvalenze e i guai di Marotta

Si potrebbe andare avanti a lungo ma l'attualità richiede il suo spazio e allora, senza soffermarci nuovamente su Cairo che si riguarda i derby pre Var per ravvisare errori arbitrali pro Juve e scopre che li ha persi quasi tutti proprio come con il Var, a fine anno va ricordato che la vera perla, tanto amara da non strappare nemmeno un sorriso, è l'ormai istituzionalizzato doppiopesismo mediatico e non solo in presenza di vicende giudiziarie: chiudiamo l'anno senza sapere se le vicende plusvalenze relative a Roma e Napoli meritano un deferimento - o magari anche un archiviazione, saperlo sarebbe già qualcosa - e se tutta quella tiritera sulla giustizia sportiva celere per natura fosse una barzelletta in voga nel 2022-23 per una sola squadra o un principio valido sempre e per tutti.

E così per i rapporti con alcune parti del tifo organizzato resi noti dalla Procura milanese solo quest'anno e ancora in attesa di sviluppi - da ultimo, un pentito della curva interista fa il nome di Marotta per una denuncia bloccata, accusa ovviamente tutta da verificare: improvvisamente molti Torquemada di allora scelgono l'indifferenza, gli spazi dedicati su alcuni giornali sono molto limitati e non va di moda ricordare l'inferno vissuto da Agnelli qualche anno fa, quando dopo una intercettazione incredibilmente ed erroneamente a lui attribuita di fronte all'Antimafia, si è beccato deferimento, gogna pubblica e richiesta di ben 30 mesi di squalifica dall'allora solerte Procura Federale.  Sia chiaro: preferiamo la giustizia alla gogna, la prudenza al giustizialismo, le verifiche alle sentenze sui giornali, le procure lente (anche troppo) e scrupolose a quelle veloci (anche troppo). Ma a rileggere articoli, a riascoltare trasmissioni, a ricordare le durissime richieste di squalifica di allora - in tema di plusvalenze o rapporti con gli ultrà - i trafiletti, i silenzi e i toni quasi intimoriti di oggi rappresentano, a loro modo, la perla più vistosa. Quella che, in fondo, racconta decenni di calcio italiano e non solo il 2024.

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Il bilancio di fine anno relativo al trattamento riservato alla Juventus dai media è come sempre sbalorditivo, tanto più se si considera che la lontananza dalla lotta per il titolo ormai da diversi anni ha temporaneamente affievolito la tragicomica ossessione nutrita da gran parte del paese nei confronti dei bianconeri. Anche il 2024 ha dunque seguito il percorso segnato ormai da tempo, tra importanti uomini delle istituzioni che - incuranti del loro ruolo - soffiano sul fuoco ancora scottati da presunte ruberie bianconere di qualche decennio fa e recriminazioni arbitrali più recenti, perché anche in anni un po' così, in cui la Juve non gode proprio di numerosi episodi fortunati, a fine anno la svista degna di essere ricordata, stigmatizzata, perpetuata nella memoria collettiva, deve essere in favore dei cattivi di sempre: nell'anno che sta per finire, il privilegio è toccato al già mitico rigore per il Bologna, certificato anche da Rocchi come esempio da evitare per il futuro.

Travis Scott, Lehmann e... Fassino

Tutti gli episodi di senso contrario, come da tradizione, sono già spariti dal ricordo comune.  Ma non basta, il tema arbitrale è obiettivamente sempre più debole e si deve andare oltre, anche quando la Juve fa meno paura: così, scorrendo tra le perle mediatiche di siti e quotidiani, c'è chi si è chiesto come sarebbe l'albo d'oro se non esistesse la Juve (idea bizzarra) e chi, un po' su di giri con il tema "stelle" sulla maglia, ha ricordato l'ultima conquistata ormai una vita fa, accompagnando l'articolo con la famoso foto della partita a carte di Pertini e Bearzot: splendida immagine di quel periodo, sia chiaro, ma dopo attenta ricerca possiamo affermare che non fu la Nazionale a vincere il ventesimo scudetto (sul campo) nel 1982. E che dire del quotidiano (sempre lo stesso) che, per evidenziare la crisi nell'annata post scudetto del Napoli, tira in ballo niente meno che la simile esperienza della Juve del 1961-62? La notizia dell'arresto di Travis Scott con la leggendaria maglia di Chimenti, la curiosa sottolineatura del tifo di Fassino quando incorre in una spiacevole vicenda, perfino la juventinizzazione di giocatori che in bianconero non hanno mai militato: da Lehmann, accusato di minacciare il vicino con una motosega (diventato in quell'articolo "ex portiere della Juve") a Greenwood, oggetto di accuse infamanti (quale migliore occasione per ricordare che si trattava di un "obiettivo Juve"?).

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