Da carrozza scintillante a zucca in un modo talmente incredibile da far pensare a una magia, come se al 70’ di Juventus-Milan fosse scoccata la mezzanotte per la Cenerentola bianconera. «È mancato il carattere per reagire all’episodio negativo», ha spiegato Thiago Motta dopo l’eliminazione dalla Supercoppa. Il carattere, già. Quella fame di risultato e quella cattiveria nell’inseguirlo, quella...ossessione - per citare la frase del tecnico che ha fatto discutere alla vigilia - che della Juventus sono da sempre tratto distintivo. E allora abbiamo chiesto a cinque grandi ex bianconeri il loro parere su questa Juve che sembra mancare di un pezzo, forse il più importante, del proprio Dna.
Alessio Tacchinardi
«Il primo difetto di questa Juve è proprio la mancanza dell’ossessione di voler vincere le partite. Sono già troppe volte che questa squadra è bellina, gioca bene, poi si distrae, poi prende gol, una volta scivola uno, una volta sbaglia un altro...Col Milan è stato un harakiri perfetto: 70 minuti in totale controllo e in 10 minuti farsi del male, perché la disattenzione di Locatelli sul rigore ci può anche stare, ma il modo in cui è arrivato il secondo gol è inammissibile per come la squadra era sistemata in campo, con la difesa a metà campo allo sbando. Vuol dire che la squadra era nel pallone. Peggio di così, buttando via la partita e con i cambi che - giusti o sbagliati - non hanno funzionato, non poteva andare. Vedi che c’è del buono in questa Juve, ma è bellina e però non è vincente. Le parole di Motta alla viglia sono state forti per chi ha indossato quella maglia e per chi tifa Juve. Io credo che lo abbia detto per togliere pressione alla squadra, però nella mia Juve eravamo ossessionati da vincere anche le partitelle di allenamento. Io non penso che in realtà Motta non sia ossessionato da vincere, questa Juve però non lo è. Partite come quelle con Lecce, Venezia, Bologna, devi aggredirle e portarle a casa. Alla Juve c’è pressione e c’è l’ossessione di vincere perché è l’unica cosa che conta: questi giocatori hanno bisogno di salire di livello di mentalità, altrimenti gennaio sarà terribile. Oggi la priorità è ritrovare proprio l’ossessione di vincere, se serve anche in maniera sporca, sudata e buttando il pallone fuori dallo stadio. Parliamo di forza mentale, non di gioco: quella è la mentalità della Juve e si costruisce ogni giorno. I bianconeri possono uscire da questo gennaio a petto in fuori o finire ancora più in difficoltà: sono a un bivio».
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