Koopmeiners e Douglas Luiz, ballano 100 milioni: le ragioni del flop

L’olandese da sottopunta è parso spaesato, le qualità del brasiliano nello stretto non sono emerse: c’è un mercato Juve da far fruttare

RIAD (ARABIA SAUDITA) - Se questa Juventus non rende come potrebbe e dovrebbe, una delle ragioni - se non la principale comunque una delle più importanti - è che Teun Koopmeiners non si è ancora visto. Nel senso che quel giocatore potente, ficcante e decisivo, capace di volare e far volare l’Atalanta, con la maglia bianconera non si è ancora materializzato. Ora occorre essere quanto mai lucidi e obiettivi per giudicare un investimento che gira intorno ai 55 milioni, tenuto conto della variabile bonus. Il contributo insufficiente dell’olandese dipende da due fattori: un primo, sul quale le responsabilità dirette sono relative, un secondo, in cui invece le scelte di Motta hanno un peso decisivo in negativo.

Juve, perché Koopmeiners non è più quello dell'Atalanta

Alla prima voce va ascritto il fatto che l’avvio dell’avventura del centrocampista sotto la Mole è iniziata in netto ritardo rispetto al lavoro svolto dal tecnico, che era alle prese con la rivoluzione copernicana e quindi anche tattica di un gruppo nuovo non solo negli interpreti. La trattativa con l’Atalanta si è risolta solo negli ultimi giorni di mercato e il ragazzo ha svolto gran parte della preparazione da solo, in casa, per il duro braccio di ferro con tanto di certificati medici per non allenarsi più a Zingonia. Non solo. Dopo poche apparizioni condizionate da una forma non ottimale, ecco la frattura a una costola che lo tiene fuori per un mese, durante il quale può solo fare palestra poichè il respiro profondo gli fa troppo male. Normale dunque che il suo ritorno in campo non coincida subito con prestazioni memorabili. Ma veniamo alla seconda voce, quella dell’equivoco tattico che bisogna affrontare di petto. Koopmeiners nella posizione che Motta gli ha assegnato non rende come potrebbe. Nell’Atalanta aveva la possibilità di affondare la progressione, palla al piede, per poi andare al tiro, trovando con frequenza apprezzabile non solo la porta ma pure il gol. Nella Juventus invece no. Messo in questo ruolo ibrido di sottopunta, infatti, non riesce a offrire il meglio di sè, poiché non è nello stretto che ha i suoi colpi d’eccellenza. E va poi detto che cercare l’uno-due veloce con Vlahovic non è esattamente il massimo della vita, visto che il serbo non ha nella pulizia del tocco la qualità migliore. Nell’unico match in cui è stato utilizzato in mediana, in Coppa Italia contro il Cagliari, l’olandese ha invece dimostrato di poter incidere e svariare con maggior facilità, proponendosi con i tempi giusti. Dunque l’arretramento di Teun è la prima mossa che il tecnico deve fare per provare a dare un senso compiuto all’investimento estivo.

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Douglas Luiz tra rilancio e mercato

Ma non finisce qui. Perché, a quel punto, nel ruolo di fantasista dietro a Vlahovic, non può essere ancora ignorato Douglas Luiz, che - se è partito in ritardo di condizione per via della Coppa America e poi è stato a lungo infortunato - ora gode di buona salute. Chiaro che se viene utilizzato nell’ultima manciata i minuti non può fare granché. Lui sì che nello stretto può emergere, grazie alla tecnica e con giocate che al limite dell’area possono diventare scintille. Come quella per Conceiçao, con la Fiorentina, per il tiro del portoghese allo scadere respinto miracolosamente da De Gea. Il brasiliano è costato complessivamente 50 milioni, tenendo conto del fatto che per sborsarne solo 30 la Juve ha venduto all’Aston Villa per 20 milioni Barrenechea e Iling. Dunque ora Motta è chiamato a testare gli oltre 100 milioni dell’investimento estivo per Koop e Douglas, con quest’ultimo che sarebbe da poco finito nel radar del City, alla disperata ricerca del sostituto di Rodri.

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Juve, ora serve il cambio di marcia

Ma c’è un terzo aspetto che vede Motta al centro della questione. Il cambio di carattere che il tecnico deve riuscire a imporre alla Juve. Troppi pareggi anche perché troppe volte la squadra, priva della giusta cattiveria e di veri leader, non ha quasi mai saputo chiudere le partite quando era nella condizione tattica per poterlo fare. La stessa partita persa col Milan ne è una testimonianza e poco importa che i due gol rossoneri siano stati frutto di due episodi abbastanza casuali. Con un gennaio che bussa alle porte con sei impegni particolarmente impegnativi non basterà la tecnica. Ci vorrà tenacia e fame di vittorie per portarne a casa qualcuna, tra il derby e poi le sfide con Atalanta, Milan e Napoli in campionato, oltre che col Bruges e il Benfica in Champions. Una rosa così giovane, resa ancora più green dalle partenze estive, depurata da gente esperta abituata a vincere contro avversari e avversità, non è il massimo per puntare su grinta e resilienza, ma è proprio questo il materiale che predilige il tecnico brasiliano e che ha voluto.

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RIAD (ARABIA SAUDITA) - Se questa Juventus non rende come potrebbe e dovrebbe, una delle ragioni - se non la principale comunque una delle più importanti - è che Teun Koopmeiners non si è ancora visto. Nel senso che quel giocatore potente, ficcante e decisivo, capace di volare e far volare l’Atalanta, con la maglia bianconera non si è ancora materializzato. Ora occorre essere quanto mai lucidi e obiettivi per giudicare un investimento che gira intorno ai 55 milioni, tenuto conto della variabile bonus. Il contributo insufficiente dell’olandese dipende da due fattori: un primo, sul quale le responsabilità dirette sono relative, un secondo, in cui invece le scelte di Motta hanno un peso decisivo in negativo.

Juve, perché Koopmeiners non è più quello dell'Atalanta

Alla prima voce va ascritto il fatto che l’avvio dell’avventura del centrocampista sotto la Mole è iniziata in netto ritardo rispetto al lavoro svolto dal tecnico, che era alle prese con la rivoluzione copernicana e quindi anche tattica di un gruppo nuovo non solo negli interpreti. La trattativa con l’Atalanta si è risolta solo negli ultimi giorni di mercato e il ragazzo ha svolto gran parte della preparazione da solo, in casa, per il duro braccio di ferro con tanto di certificati medici per non allenarsi più a Zingonia. Non solo. Dopo poche apparizioni condizionate da una forma non ottimale, ecco la frattura a una costola che lo tiene fuori per un mese, durante il quale può solo fare palestra poichè il respiro profondo gli fa troppo male. Normale dunque che il suo ritorno in campo non coincida subito con prestazioni memorabili. Ma veniamo alla seconda voce, quella dell’equivoco tattico che bisogna affrontare di petto. Koopmeiners nella posizione che Motta gli ha assegnato non rende come potrebbe. Nell’Atalanta aveva la possibilità di affondare la progressione, palla al piede, per poi andare al tiro, trovando con frequenza apprezzabile non solo la porta ma pure il gol. Nella Juventus invece no. Messo in questo ruolo ibrido di sottopunta, infatti, non riesce a offrire il meglio di sè, poiché non è nello stretto che ha i suoi colpi d’eccellenza. E va poi detto che cercare l’uno-due veloce con Vlahovic non è esattamente il massimo della vita, visto che il serbo non ha nella pulizia del tocco la qualità migliore. Nell’unico match in cui è stato utilizzato in mediana, in Coppa Italia contro il Cagliari, l’olandese ha invece dimostrato di poter incidere e svariare con maggior facilità, proponendosi con i tempi giusti. Dunque l’arretramento di Teun è la prima mossa che il tecnico deve fare per provare a dare un senso compiuto all’investimento estivo.

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