Yildiz 10 e 4, Koopmeiners enigma. Juve, ancora non basta ma…

Si rivede l’anima, non i gol: segnali di risveglio agonistico nella trasferta di Bergamo contro l’Atalanta
Yildiz 10 e 4, Koopmeiners enigma. Juve, ancora non basta ma…
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Se una squadra con un falso nove affronta una squadra con un vero nove, la squadra con il falso nove prende gol. Retegui, uno che ha pure la faccia da spaghetti western, è un vero nove, di quelli che la buttanno dentro. E infatti è lui che inchioda la Juventus al tredicesimo pareggio, frutto di una prestazione che forse avrebbe perfino meritato la vittoria. Fino al 65’ Atalanta e Juventus giocano alla pari, cioè tutte e due senza centravanti, la cui mancanza non incide sullo spettacolo generale di una partita davvero entusiasmante (e degna di Nottingham - Liverpool scontro la vertice della Premier giocata quasi incontemporanea). Poi Gasperini mette dentro Retegui e l’azzurro pareggia il gol di Kalulu, lo strano bomber che si inventa il destino della bella notte bianconera. Curiosamente, mentre Motta si sta arrabattando senza un centravanti di scorta, Giuntoli chiude l’operazione Kolo Muani, che da oggi è un giocatore della Juventus e potrebbe addirittura giocare sabato contro il Milan, offrendo al gioco della squadra un altro finalizzatore (che non dovrebbe essere un lusso per una grande squadra e che mancava dall’estate). Kolo non sarà l’uomo della svolta e non risolverà tutti i problemi della Juventus, ma - concedendosi un’ipotesi spericolata - se ieri sera, con lui in campo, la Juventus avrebbe certamente avuto più possibilità di vincerla.

Ottima Juve a Bergamo, ma bisogna vincere

Perché la Juventus di Bergamo è una squadra più cazzuta, che si riassume bene nella fotografia del trascinante Yildiz (leader che fa il 10, ma anche il 4 se ce n’è bisogno), ma che merita un’inquadratura collettiva perché - a perte l’enigmatico Koopmeiners - non c’è nessuno che demerita e qualcuno anche al si sopra del suo livello. Il che è una buona e una cattiva notizia insieme. Se anche alzando il livello di agonismo e viaggiando con un’intensità altissima, la Juventus non riesce a vincere, c’è un problema e, forse, di non facile soluzione. Tuttavia, riproponendo l’atteggiamento, la corsa e la cattiveria di Bergamo, la Juventus dovrebbe pareggiarne di meno e vincerne qualcuno in più. Insomma, i ragionamenti post Atalanta sono un bivio davanti al quale si dividono i tifosi bianconeri pessimisti e quelli ottimisti. Chi osserva dall’alto, però, non può non cogliere e sottolineare il fatto che Motta ha preparato bene la partita, che la squadra ha dimostrato di crederci in modo quasi feroce e che, a un certo punto, la panchina dell’Atalanta era molto più fornita di qualità (e quantità) di quella della Juventus in un rovesciamento dei ruoli che dovrebbe inorgoglire i Percassi, perché frutto di lavoro e progettualità.

 

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Juve, tocca risvegliare l'orgoglio

Alla fine, dunque, la Juventus continua a galleggiare in una classifica non entusiasmante, strozza in gola la gioia di una vittoria pesante, ma guarda alla sfida con il Milan di sabato (e con il Brugge di martedì) con uno spirito meno depresso rispetto alla scorsa settimana. Due giocatori in più (Alberto Costa e Kolo Muani) sono merce preziosa per Motta e le facce deluse e arrabbiate di Kalulu e McKennie a fine partita sono un segnale importante. Risvegliare l’orgoglio è fondamentale per uscire dal pantano dei pareggi e restituire alla Juventus una dimensione agonistica più consona alla sua storia e alle legittime aspettative dei tifosi. Gente che non vuole vedere lo scudetto a tutti i costi, ma una squadra che ci provi sempre fino alla fine, che si impegni, che sputi l’anima in campo.

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Se una squadra con un falso nove affronta una squadra con un vero nove, la squadra con il falso nove prende gol. Retegui, uno che ha pure la faccia da spaghetti western, è un vero nove, di quelli che la buttanno dentro. E infatti è lui che inchioda la Juventus al tredicesimo pareggio, frutto di una prestazione che forse avrebbe perfino meritato la vittoria. Fino al 65’ Atalanta e Juventus giocano alla pari, cioè tutte e due senza centravanti, la cui mancanza non incide sullo spettacolo generale di una partita davvero entusiasmante (e degna di Nottingham - Liverpool scontro la vertice della Premier giocata quasi incontemporanea). Poi Gasperini mette dentro Retegui e l’azzurro pareggia il gol di Kalulu, lo strano bomber che si inventa il destino della bella notte bianconera. Curiosamente, mentre Motta si sta arrabattando senza un centravanti di scorta, Giuntoli chiude l’operazione Kolo Muani, che da oggi è un giocatore della Juventus e potrebbe addirittura giocare sabato contro il Milan, offrendo al gioco della squadra un altro finalizzatore (che non dovrebbe essere un lusso per una grande squadra e che mancava dall’estate). Kolo non sarà l’uomo della svolta e non risolverà tutti i problemi della Juventus, ma - concedendosi un’ipotesi spericolata - se ieri sera, con lui in campo, la Juventus avrebbe certamente avuto più possibilità di vincerla.

Ottima Juve a Bergamo, ma bisogna vincere

Perché la Juventus di Bergamo è una squadra più cazzuta, che si riassume bene nella fotografia del trascinante Yildiz (leader che fa il 10, ma anche il 4 se ce n’è bisogno), ma che merita un’inquadratura collettiva perché - a perte l’enigmatico Koopmeiners - non c’è nessuno che demerita e qualcuno anche al si sopra del suo livello. Il che è una buona e una cattiva notizia insieme. Se anche alzando il livello di agonismo e viaggiando con un’intensità altissima, la Juventus non riesce a vincere, c’è un problema e, forse, di non facile soluzione. Tuttavia, riproponendo l’atteggiamento, la corsa e la cattiveria di Bergamo, la Juventus dovrebbe pareggiarne di meno e vincerne qualcuno in più. Insomma, i ragionamenti post Atalanta sono un bivio davanti al quale si dividono i tifosi bianconeri pessimisti e quelli ottimisti. Chi osserva dall’alto, però, non può non cogliere e sottolineare il fatto che Motta ha preparato bene la partita, che la squadra ha dimostrato di crederci in modo quasi feroce e che, a un certo punto, la panchina dell’Atalanta era molto più fornita di qualità (e quantità) di quella della Juventus in un rovesciamento dei ruoli che dovrebbe inorgoglire i Percassi, perché frutto di lavoro e progettualità.

 

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