"Vi spiego Costa: il primo ruolo, in cosa supera Danilo. E si esalta così!"

Così Guedes, l’allenatore che scoprì il nuovo acquisto della Juve di Motta da piccolo: "È stato notato perché in questi mesi ha fatto cose straordinarie"

TORINO - "Voleva fare l'attaccante, poi ho avuto l'intuizione: da terzino poteva fare la differenza". Nuno Guedes è stato scout, allenatore, mentore di Alberto Costa, il primo dei colpi di gennaio della Juventus. L'ha avuto da bambino, e con la maglia dell'FC Tirsense, squadra della sua città che sta a metà tra Oporto (da cui è partito due giorni fa, in direzione Torino) e Guimaraes, altro luogo del cuore. Col Vitoria è rimasto ben 12 anni. Fedelissimo.

Guedes, ci dice qualcosa in più su Alberto?

"È un giocatore dotato di ottima velocità, resistenza e tecnica. Copre l'intera fascia destra bene, con intensità, sempre al massimo delle sue capacità. Difende molto bene e supporta l'attacco con efficacia".

Sembra tanta roba. E com'è arrivato qui?

"Dopo il Tirsense, da ragazzino si è trasferito al Vitória. Ha completato lì tutta la sua formazione, affrontando anche momenti difficili in cui giocava poco. Questo però lo ha aiutato a crescere a livello mentale. Devi essere forte mentalmente per allenarti bene e farti trovare pronto anche quando non giochi".

Poi il salto.

"Quello più grande quando ha avuto l'opportunità di giocare con regolarità nella squadra B del Vitória SC. Da lì, il resto è frutto del lavoro, della qualità e dell’ambizione".

Lei lo ha allenato. Com'era da ragazzino?

"Ho allenato Alberto nella stagione 2012/2013, quando aveva 10 anni. Era un bambino molto allegro, velocissimo e tecnicamente già molto avanzato. Faceva tutto a una velocità incredibile, era ovunque: sia in fase difensiva che offensiva. Fin da subito si notava che era diverso dagli altri, con una capacità straordinaria per la sua età. Non ci sono voluti molti incontri per convincere gli osservatori del Vitória".

 

 

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Guedes e Alberto Costa alla Juve

Si aspettava la Juventus? "Sinceramente, no. Sono rimasto sorpreso. Non sono stupito da ciò che sta dimostrando, ma di solito squadre come la Juve non puntano su giocatori con questa storia. Ma quello che ha fatto in questi mesi è straordinario, quindi è una conseguenza naturale".

Che impatto può avere nel calcio italiano?

"Ha tutte le carte in regola per mettersi in evidenza in Italia. Copre l’intera fascia destra con grande tecnica. Per lui sarà la prima esperienza fuori dal Portogallo, dopo 12 anni nello stesso club. Ritengo che tutto dipenderà da come si adatterà a un paese diverso".

E alla Juve?

"Vedo in Alberto caratteristiche molto simili a quelle di Danilo. A livello difensivo, credo che sia persino migliore. Potrà essere molto importante, specialmente se giocherà con Conceição davanti a lui, perché sa sfruttare molto bene gli spazi laterali in fase offensiva. Creerà molte occasioni da gol".

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"In cosa deve migliorare Costa"

In cosa deve ancora migliorare?

"Essendo un terzino molto offensivo, a volte lascia spazio alle spalle durante le transizioni. Sta migliorando, e con le partite correggerà queste situazioni. Dovrà sfruttare al massimo questa opportunità".

È pronto per la Champions League?

"Credo di sì. Non ha mai giocato lì, ma la qualità e la serenità che ha dimostrato in questa stagione evidenziano una maturità impressionante. Credo che darà un’ottima risposta. E può pensare alla Nazionale".

Ha qualche ricordo o aneddoto particolare su di lui?

"Quando allenavo Alberto, voleva fare l’attaccante. Come molti bambini, il sogno era fare gol. Nei primi tempi è stato difficile convincerlo che la sua posizione ideale fosse come terzino destro. Ritenevo che avesse un potenziale maggiore in quel ruolo. Alla fine, ecco, penso abbia colto il messaggio...".

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TORINO - "Voleva fare l'attaccante, poi ho avuto l'intuizione: da terzino poteva fare la differenza". Nuno Guedes è stato scout, allenatore, mentore di Alberto Costa, il primo dei colpi di gennaio della Juventus. L'ha avuto da bambino, e con la maglia dell'FC Tirsense, squadra della sua città che sta a metà tra Oporto (da cui è partito due giorni fa, in direzione Torino) e Guimaraes, altro luogo del cuore. Col Vitoria è rimasto ben 12 anni. Fedelissimo.

Guedes, ci dice qualcosa in più su Alberto?

"È un giocatore dotato di ottima velocità, resistenza e tecnica. Copre l'intera fascia destra bene, con intensità, sempre al massimo delle sue capacità. Difende molto bene e supporta l'attacco con efficacia".

Sembra tanta roba. E com'è arrivato qui?

"Dopo il Tirsense, da ragazzino si è trasferito al Vitória. Ha completato lì tutta la sua formazione, affrontando anche momenti difficili in cui giocava poco. Questo però lo ha aiutato a crescere a livello mentale. Devi essere forte mentalmente per allenarti bene e farti trovare pronto anche quando non giochi".

Poi il salto.

"Quello più grande quando ha avuto l'opportunità di giocare con regolarità nella squadra B del Vitória SC. Da lì, il resto è frutto del lavoro, della qualità e dell’ambizione".

Lei lo ha allenato. Com'era da ragazzino?

"Ho allenato Alberto nella stagione 2012/2013, quando aveva 10 anni. Era un bambino molto allegro, velocissimo e tecnicamente già molto avanzato. Faceva tutto a una velocità incredibile, era ovunque: sia in fase difensiva che offensiva. Fin da subito si notava che era diverso dagli altri, con una capacità straordinaria per la sua età. Non ci sono voluti molti incontri per convincere gli osservatori del Vitória".

 

 

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