Vlahovic ai margini della Juve: la bordata di Motta e gli scenari mercato

Dusan a Bruges ha di nuovo deluso: su 7 palloni toccati ne ha persi 5 e non ha vinto nessun duello individuale

La carota, questa volta, è rimasta nell’orticello della Continassa. Il professor Thiago Motta, a Bruges, si è dotato di solo bastone, al fine di elargire bacchettate sulle nocche degli alunni come nelle scuole di alcuni decenni fa. Il tecnico bianconero si è espresso in termini severi nei confronti del proprio reparto offensivo e, allo stesso modo, ha affrontato a muso duro la squadra nello spogliatoio. Il bastone, appunto, non la carota. E c’è chi, come Dusan Vlahovic, in terra fiamminga di “bastonate” ne ha presa più d’una. Un Thiago Motta meno incline del solito alla diplomazia, infatti, già alla vigilia della partita aveva assestato uno “sganassone” alla punta serba. Relegata in panchina, nella precedente uscita contro il Milan, non già per le ancora precarie condizioni fisiche, dopo la leggera noia muscolare accusata alle porte del derby, ma per una precisa scelta tecnica. Ribadita, vieppiù con altri due giorni di ulteriori allenamenti nelle gambe, proprio in Belgio, con Nico Gonzalez ancora titolare nelle vesti di “falso nueve” o giù di lì.

 

La bordata a Bruges

La seconda bordata, invece, è storia del post-partita dello Stadio Jan Breydel, quando l’ex Bologna ha puntato il dito contro chi non aveva fatto abbastanza nello scialbo 0-0 di Champions, ovvero buona parte degli attaccanti, citati uno ad uno. Compreso, naturalmente, Vlahovic. Cui era stata domandata qualità al di là della quantità, richiesta rimasta però inevasa. E non è soltanto una questione di vibrazioni negative regalate dal suo ingresso in campo contro il Bruges. Perché è una questione, anche, di freddi numeri: nell’ultimo quarto d’ora più recupero, infatti, DV9 ha toccato appena 7 palloni, completando 2 passaggi e perdendo 5 possessi, e nel frattempo collezionando un mesto 0 su 3 in quanto a duelli vinti in campo. Difficile incidere in così poco tempo, per di più nella catramosa partita venuta fuori nelle Fiandre. Difficile, però, anche far peggio di così. La prestazione di martedì sera, poi, si inserisce in un contesto particolarmente delicato per “mister 90 milioni”, che di reti in stagione ne ha già segnate 12, ma che in Belgio è rimasto a secco e in campionato ha collezionato un gol appena (per di più su rigore, allo scadere del match casalingo con il Venezia) negli ultimi tre mesi.

 

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Vlahovic ai margini

Fatturato a parte, in realtà, la viva sensazione è che Vlahovic lentamente - ma nemmeno troppo - stia scivolando ai margini del progetto tecnico dell’allenatore. Uno scenario, in precedenza, forse persino impossibile per mancanza di alternative, ma che ora sta trovano concretezza con il recupero di Nico Gonzalez e con il fresco arrivo di Kolo Muani. «Non vogliamo fare mercato in uscita», ha ribadito l’altro ieri Giuntoli davanti ai microfoni. Una ricetta vera solo fino a quando, a piovere sul tavolo, non saranno offerte concrete. Il serbo piace in Premier, dall’Arsenal al Chelsea, passando per il Tottenham, e piace al Psg. Il contratto in scadenza nel 2026, senza significativi margini di rinnovo, al momento, apre a un’estate che sarà particolarmente calda. A meno che qualcuno già nei prossimi dieci giorni…

 

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La carota, questa volta, è rimasta nell’orticello della Continassa. Il professor Thiago Motta, a Bruges, si è dotato di solo bastone, al fine di elargire bacchettate sulle nocche degli alunni come nelle scuole di alcuni decenni fa. Il tecnico bianconero si è espresso in termini severi nei confronti del proprio reparto offensivo e, allo stesso modo, ha affrontato a muso duro la squadra nello spogliatoio. Il bastone, appunto, non la carota. E c’è chi, come Dusan Vlahovic, in terra fiamminga di “bastonate” ne ha presa più d’una. Un Thiago Motta meno incline del solito alla diplomazia, infatti, già alla vigilia della partita aveva assestato uno “sganassone” alla punta serba. Relegata in panchina, nella precedente uscita contro il Milan, non già per le ancora precarie condizioni fisiche, dopo la leggera noia muscolare accusata alle porte del derby, ma per una precisa scelta tecnica. Ribadita, vieppiù con altri due giorni di ulteriori allenamenti nelle gambe, proprio in Belgio, con Nico Gonzalez ancora titolare nelle vesti di “falso nueve” o giù di lì.

 

La bordata a Bruges

La seconda bordata, invece, è storia del post-partita dello Stadio Jan Breydel, quando l’ex Bologna ha puntato il dito contro chi non aveva fatto abbastanza nello scialbo 0-0 di Champions, ovvero buona parte degli attaccanti, citati uno ad uno. Compreso, naturalmente, Vlahovic. Cui era stata domandata qualità al di là della quantità, richiesta rimasta però inevasa. E non è soltanto una questione di vibrazioni negative regalate dal suo ingresso in campo contro il Bruges. Perché è una questione, anche, di freddi numeri: nell’ultimo quarto d’ora più recupero, infatti, DV9 ha toccato appena 7 palloni, completando 2 passaggi e perdendo 5 possessi, e nel frattempo collezionando un mesto 0 su 3 in quanto a duelli vinti in campo. Difficile incidere in così poco tempo, per di più nella catramosa partita venuta fuori nelle Fiandre. Difficile, però, anche far peggio di così. La prestazione di martedì sera, poi, si inserisce in un contesto particolarmente delicato per “mister 90 milioni”, che di reti in stagione ne ha già segnate 12, ma che in Belgio è rimasto a secco e in campionato ha collezionato un gol appena (per di più su rigore, allo scadere del match casalingo con il Venezia) negli ultimi tre mesi.

 

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