TORINO - Le prime prove, le idee iniziali, le solite certezze. Thiago Motta ha inaugurato ieri i pochi giorni di lavoro in vista del Napoli. Del resto, oggi è già vigilia, e le sensazioni accompagneranno le decisioni: quelle già prese come quelle ancora da ultimare, che per adesso frullano soltanto nella sua testa. Tra le tentazioni - Kolo Muani su tutti - e le sicurezze, tipo in difesa, ballano le gerarchie del centrocampo. Stanno facendo tutti bene, i mediani. Stanno steccando ancora, gli elementi di qualità. Così, il reparto di mezzo vive in un limbo tutto suo, da cui se ne esce soltanto con il carattere, più che con le caratteristiche. Ecco: proprio per questo sarà indubbiamente la sfida di Khephren Thuram. Il francese è pronto a tornare dal primo minuto (con ogni probabilità al fianco di Locatelli) dopo la panchina - ragionata - contro il Bruges, situazione in cui non si era ancora ritrovato in quest'anno solare e dunque nell'ultimo mese. Semplicemente, KT aveva dato prova di poter reggere l'urto, di poter essere un elemento di sicura affidabilità. L'assicurazione sulla prestazione della squadra, con il compito di spingersi in avanti per cercare la porta, e in fase di ripiego di rompere i ragionamenti e le linee avversarie.
Thuram è già un pilastro della Juve
Messa così, sembra un'operazione semplice. In realtà, a renderlo possibile è stata la crescita repentina di Thuram, frutto del lavoro quotidiano e conseguenza delle occasioni sfruttate. Fino a questo punto della stagione, il 23enne ha collezionato 27 presenze, 2 reti e 4 assist. Ha il rendimento che ci si aspettava, mentre per impatto sulla squadra è andato persino oltre. Del resto, basta considerare questo dato qui: è rimasto in panchina per 90 minuti soltanto una volta da inizio stagione, poi Motta l'ha sempre utilizzato e costantemente al centro del campo. Con Locatelli ha formato la coppia di centrocampisti che ha regalato più soddisfazione a Thiago, per spesa (fisica) e resa (prestazionale). Insomma, da promessa si è fatto rapidamente certezza. E a Napoli, in un momento in cui l’altalena delle emozioni va di pari passo con l’altalena dei risultati, c’è bisogno proprio di questo. Di un tocco in più. Cioè, anzi: dei suoi specifici tocchi in più, pure decisivi.