Il ciclone Kolo Muani colpisce Vlahovic: l'onnipotenza e la lezione di Motta

Il nuovo attaccante della Juve potrebbe partire titolare già contro il Napoli: messaggio chiaro per Dusan che ora deve lottare anche contro il tempo

TORINO - Il profilo di Randal Kolo Muani è la nuova “normalità” con cui dovrà confrontarsi d’ora in poi Dusan Vlahovic. Perché, parole e musica di Thiago Motta, «in una grande squadra come la Juventus è normale, è “molto” normale” che vi sia concorrenza tra i giocatori». Ed è, manco troppo in fondo, la novità pressoché assoluta con cui dovrà confrontarsi il serbo da quando è arrivato alla Juventus nel gennaio del 2022. Allora,infatti, era il ragazzo della provvidenza che avrebbe dovuto riempire il vuoto lasciato da un marziano come Cristiano Ronaldo, accolto con le stimmate del predestinato che non doveva nemmeno curarsi della concorrenza dei vari Moise Kean e Arkadiusz Milik: per costo del cartellino, status economico e designazione ambientale tutto era sulle sue spalle, nel bene e nel male.

Vlahovic, questione di pressioni

E così, anche in questo caso neppure troppo in fondo, l’unico rivale di Vlahovic era Vlahovic stesso, con l’inevitabile senso di onnipotenza e di insostituibilità che questa situazione si portava dietro. Oh, intendiamoci: non che lui ci abbia mai marciato sopra, anzi si è impegnato sempre ma, evidentemente, senza mai riuscire a compiere quello step di maturazione mentale gli permettesse di gestire tensioni e, soprattutto, pressioni. Adesso, paradossalmente, dovrà riuscirci ancora più in fretta perché Kolo Muani è uno di quelli che pungolano parecchio, che hanno spessore e caratura tali da potersi candidare concretamente come alternativa. Di ruolo e non come soluzione più o meno tattica come quella di Nico Gonzalez al centro dell’attacco.

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Motta e l'impatto di Kolo Muani

A leggere, e non solo tra le righe, le parole di Motta, è evidente come l’impatto del francese si sia rivelato notevole, al punto che la tentazione di schieralo titolare già oggi al “Maradona” è tutt’altro che flebile, come ha confermato lo stesso tecnico nella presentazione di ieri: «Randal può giocare titolare? Vedremo, è disponibile, è in gruppo, vedremo se inizierà o no. L’importante è aver preso un giocatore del suo livello, perché pensiamo che possa coprire l’esigenza che c’è qui, in una squadra grande come la Juventus. E che possa aiutare la squadra per vincere le partite». Il rischio che questa scelta possa portare alla definitiva “perdita” di Vlahovic non viene contemplata, sia in ossequio alla logica della concorrenza («Che fa crescere sia in allenamento sia in partita») sia soprattutto a quella del minutaggio che conta di più per la qualità che per la quantità.

Vlahovic, il tempo da sfruttare

Il concetto su cui il tecnico ha insistito nel dopo gara di Bruges e che deve diventare il mantra ora che gli attaccanti a disposizione sono ben sette e che, giocoforza, lui per primo sarà chiamato a scelte complesse: «È la cosa più difficile lasciare qualcuno senza giocare e tanti lo meritano, ma in campo si va in 11. La competizione in allenamento fa crescere tantissimo la squadra. In una grande squadra esiste la competizione e con tante partite giocate e da giocare, la concorrenza alzerà il livello anche in partita. Quando uno gioca e gioca bene, l’altro per continuare e per poter accompagnare la squadra deve continuare a fare uno sforzo in più per aiutare la squadra. È il punto più importante per far crescere la squadra». Insomma, la sensazione è che anche questo pomeriggio Vlahovic sarà chiamato a mostrare di aver interiorizzato la lezione del tempo da sfruttare al meglio soprattutto quando è stretto. Non semplice, per uno che si credeva intoccabile e indispensabile. Fino all’arrivo di Kolo Muani, più che di un altro allenatore.

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TORINO - Il profilo di Randal Kolo Muani è la nuova “normalità” con cui dovrà confrontarsi d’ora in poi Dusan Vlahovic. Perché, parole e musica di Thiago Motta, «in una grande squadra come la Juventus è normale, è “molto” normale” che vi sia concorrenza tra i giocatori». Ed è, manco troppo in fondo, la novità pressoché assoluta con cui dovrà confrontarsi il serbo da quando è arrivato alla Juventus nel gennaio del 2022. Allora,infatti, era il ragazzo della provvidenza che avrebbe dovuto riempire il vuoto lasciato da un marziano come Cristiano Ronaldo, accolto con le stimmate del predestinato che non doveva nemmeno curarsi della concorrenza dei vari Moise Kean e Arkadiusz Milik: per costo del cartellino, status economico e designazione ambientale tutto era sulle sue spalle, nel bene e nel male.

Vlahovic, questione di pressioni

E così, anche in questo caso neppure troppo in fondo, l’unico rivale di Vlahovic era Vlahovic stesso, con l’inevitabile senso di onnipotenza e di insostituibilità che questa situazione si portava dietro. Oh, intendiamoci: non che lui ci abbia mai marciato sopra, anzi si è impegnato sempre ma, evidentemente, senza mai riuscire a compiere quello step di maturazione mentale gli permettesse di gestire tensioni e, soprattutto, pressioni. Adesso, paradossalmente, dovrà riuscirci ancora più in fretta perché Kolo Muani è uno di quelli che pungolano parecchio, che hanno spessore e caratura tali da potersi candidare concretamente come alternativa. Di ruolo e non come soluzione più o meno tattica come quella di Nico Gonzalez al centro dell’attacco.

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