E all'ottava volta, la Juventus si è arresa. Sì, l'ottava rimonta subita dai bianconeri non si è fermata al pareggio, ma è costata la sconfitta, la prima in campionato, contro il Napoli di Antonio Conte che, invece, è alla seconda rimonta consecutiva di “prestigio” dopo quella di Bergamo contro l'Atalanta. Una brutta abitudine che alla Juventus ha già fatto perdere la bellezza di 17 punti. Bottino che, con un pizzico di cattiveria e di attenzione in più, le avrebbe permesso di ragionare su ben altri livelli di classifica e di godere di ben diverse atmosfere ambientali. Ma, soprattutto, un male su cui tecnico e giocatori si interrogano senza ancora trovare la definitiva risposta, come ha spiegato Michele Di Gregorio: "Quando vai in vantaggio in più gare e poi ti fai recuperare c'è da analizzare e capire bene il perché, è difficile dare una spiegazione. Credo sia solo un aspetto mentale: forse ci abbassiamo troppo, forse diventiamo troppo attendisti, non lo so. Dobbiamo riguardare la partita e capire, come facciamo sempre, sicuramente bisogna lavorarci. Paura? No, questo gruppo non ha paura e non l'ha mai avuta. E non la determina nemmeno la sconfitta".
I rimpianti di Di Gregorio e la fragilità del gruppo
"Piuttosto nello spogliatoio ho visto molta rabbia tra i compagni, perché arrivavamo da un primo tempo molto bello e poi ci è di nuovo mancata continuità. E no, la mia parata su Lukaku non è bastata a invertire la tendenza. Certo, ci piaceva rimanere imbattuti, ma ci rendevamo conto che non era proprio il percorso giusto che dobbiamo fare. Il primo tempo è stato totalmente diverso e per questo ci dispiace, l'unica strada è il lavoro per provare a sistemare cosa non va". Una malattia, però, per la quale Motta e i suoi non riescono a trovare la cura giusta ormai da inizio stagione, visto che la prima rimonta subita risale al 6 ottobre scorso, in casa, contro il Cagliari: quello fu il segnale di una fragilità che i bianconeri continuano a portarsi dietro. In qualche caso, almeno in uno, c'è stato spazio anche per la gloria e per un pizzico di epica, se si ripensa alla gara sulle montagne russe di San Siro contro l'Inter: dal vantaggio di 2-1 al 4-4 finale dopo essere stati sorpassati dall'Inter con tre gol.