Così si va in confusione: McKennie l’emblema di una Juve spaesata

I cambi di ruolo e di posizione sembrano togliere sicurezza alla squadra di Motta: col Benfica è vietato sbagliare

TORINO - A forza di voler insistere con il gioco fluido, senza ruoli fissi, senza una disposizione in campo rigida perché ogni partita ha una storia a sé, per cui i giocatori si devono adattare a compiti e posizioni diverse, c’è il rischio di mandare in confusione tattica la squadra. A forza di ribaltare il gruppo attraverso nuovi principi e una diversa mentalità, dall’impostazione dal basso al possesso verticale, dalle rotazioni per non dare punti di riferimento all’aggressione alta, Thiago Motta ha di fatto messo in evidenza non tanto la forza quanto la debolezza della Juventus, seminando incertezze non soltanto tra i bianconeri più giovani, ma anche tra chi gode di una certa esperienza.

McKennie il simbolo della confusione Juve

A Napoli, per esempio, ha fallito pure uno come Weston McKennie, il tuttofare di casa Juventus, a cui manca soltanto di indossare i guantoni e andare in porta poi ha ricoperto tutti i ruoli. Ma a forza di cambiare, anche il texano ha perso la bussola. È vero che la versatilità è una delle sue caratteristiche e che Motta lo apprezza proprio per la sua duttilità tattica, ma a tutto c’è un limite. In questa stagione McKennie ha iniziato come mediano, nel centrocampo a due, ma anche nel 4-1-4-1 proposto all’andata contro il Napoli, con il Psv in Champions e con il Genoa. Poi eccolo avanzare, con il Milan all’andata di campionato, quando Vlahovic era infortunato, nel ruolo di centravanti e di trequartista, poi di esterno alto a sinistra, per poi tornare a centrocampo e arretrare in difesa, terzino sinistro e, nelle ultime uscite, destro. L’impegno e la buona volontà non mancano, però, a volte non bastano per interpretare appieno un ruolo.

 

 

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Locatelli, altro rigore: manca lucidità

Lo ha capito, a suo spese, Manuel Locatelli, sballottato tra centrocampo e difesa, registra arretrato e di sostegno alla retroguardia ma pure difensore centrale. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti, tra confusione e mancanza di lucidità: sabato ha procurato il rigore a favore del Napoli (trasformato da Lukaku per il 2-1 finale) per l’ingenuo intervento su McTominay, stesso errore commesso nella semifinale di Supercoppa italiana a Riad contro il Milan, quando ha atterrato in area Pulisic, che poi ha trasformato dal dischetto. Un conto è giocare al centro del campo, un altro è stare in difesa perché certi movimenti - ed errori - in area hanno conseguenze ben più pesanti.

 

Juve, col Benfica vietato sbagliare

Stesso discorso per Cambiaso, che rispetto alla scorsa stagione, ha cambiato il suo baricentro: non più esterno di centrocampo, nel 3-5-2 tracciato da Allegri, ma terzino destro all’esordio contro il Como, poi ala destra nelle successive due partite (anche per via dell’infortunio di Weah), infine nuovamente in difesa, con qualche incursione in avanti in base alle emergenze. Un andirivieni, unito anche alle voci di mercato, che hanno minato le sue certezze facendogli compiere degli svarioni visto che anche contro il Napoli da una sua palla persa arriva il gol di Anguissa. Adesso non resta che aspettare l’immediato riscatto visto che il calendario offre questa opportunità già mercoledì con l’ultima giornata di Champions, in cui si decide classifica e possibili abbinamenti dei playoff (il sorteggio venerdì): allo Stadium arriva il Benfica di Di Maria, chissà se Motta opterà per una normalizzazione che possa infondere qualche certezza in più.

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TORINO - A forza di voler insistere con il gioco fluido, senza ruoli fissi, senza una disposizione in campo rigida perché ogni partita ha una storia a sé, per cui i giocatori si devono adattare a compiti e posizioni diverse, c’è il rischio di mandare in confusione tattica la squadra. A forza di ribaltare il gruppo attraverso nuovi principi e una diversa mentalità, dall’impostazione dal basso al possesso verticale, dalle rotazioni per non dare punti di riferimento all’aggressione alta, Thiago Motta ha di fatto messo in evidenza non tanto la forza quanto la debolezza della Juventus, seminando incertezze non soltanto tra i bianconeri più giovani, ma anche tra chi gode di una certa esperienza.

McKennie il simbolo della confusione Juve

A Napoli, per esempio, ha fallito pure uno come Weston McKennie, il tuttofare di casa Juventus, a cui manca soltanto di indossare i guantoni e andare in porta poi ha ricoperto tutti i ruoli. Ma a forza di cambiare, anche il texano ha perso la bussola. È vero che la versatilità è una delle sue caratteristiche e che Motta lo apprezza proprio per la sua duttilità tattica, ma a tutto c’è un limite. In questa stagione McKennie ha iniziato come mediano, nel centrocampo a due, ma anche nel 4-1-4-1 proposto all’andata contro il Napoli, con il Psv in Champions e con il Genoa. Poi eccolo avanzare, con il Milan all’andata di campionato, quando Vlahovic era infortunato, nel ruolo di centravanti e di trequartista, poi di esterno alto a sinistra, per poi tornare a centrocampo e arretrare in difesa, terzino sinistro e, nelle ultime uscite, destro. L’impegno e la buona volontà non mancano, però, a volte non bastano per interpretare appieno un ruolo.

 

 

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