Danilo juventino vero: cosa c’è dietro la lettera di addio alla società

Ufficiale la risoluzione consensuale, il brasiliano non ha preteso buonuscita: oggi parte, andrà al Flamengo

«È una figura importante nello spogliatoio», diceva cinque anni fa Maurizio Sarri di un Danilo da pochi mesi alla Juventus, ma già riconosciuto dai compagni come uno da ascoltare. E si parla di uno spogliatoio in cui c’erano Buffon e Ronaldo, Bonucci e Chiellini, per citare solo alcuni. In una Juve che trasudava esperienza, mentalità vincente e personalità, il brasiliano era stato identificato subito come “pari” dai leader e come esempio dai giovani. D’altra parte era nazionale verdeoro e aveva giocato con Santos, Porto, Real Madrid e Manchester City. Leader è rimasto, anzi, lo è diventato sempre più, apprendendo cos’è la Juventus dai giocatori citati prima (e non solo da loro) e raccogliendone l’eredità, come ha raccontato ieri nella lettera ai tifosi, dopo la risoluzione del contratto che ha chiuso la sua esperienza bianconera dopo 213 partite, uno scudetto, due Coppe Italia e una Supercoppa italiana.

Danilo, il 6 e la fascia di capitano

E raccogliendo anche, nel 2021, il numero di maglia di uno dei leader più leader e degli juventini più juventini della storia bianconera: il 6 di Gaetano Scirea. E raccogliendo poi anche la fascia di capitano. Li ha onorati, numero e fascia, in campo e fuori. In particolare il 14 febbraio 2023, San Valentino in cui dichiarò a Tuttosport tutto il suo amore per la Juve, che viveva il momento più difficile dopo Calciopoli: dirigenza dimessasi in blocco per la vicenda plusvalenze, classifica azzoppata dalla penalizzazione e un futuro in cui l’unica certezza era almeno una stagione senza Europa. Danilo a 31 anni stava disputando un’annata straordinaria, a giugno sarebbe stato a un anno dalla scadenza e avrebbe potuto puntare a un club di Champions, invece annunciò il rinnovo: «Questo è solo un momento e poi per me non è questione di soldi o status, ma di lavorare dove mi trovo bene. Quattro anni fa non ero al top della forma e voglio ripagare la fiducia della Juve. Qui ho imparato la cultura del lavoro: ogni giorno alzarsi dal letto e avere la voglia di migliorare, sapendo che quello che hai fatto sinora non basta».

 

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Poca sintonia con Motta

Questioni di soldi o status Danilo non ne ha fatte neppure in questi mesi, in cui l’amore con la Juventus - quella attuale - ha iniziato a sgretolarsi fino alla risoluzione ufficializzata ieri, senza che il brasiliano abbia preteso alcuna buonuscita. Poca sintonia con Motta fin dal ritorno dalla Coppa America, poi le panchine, poi un impiego maggiore e le difficoltà nell’adattarsi alle nuove idee e quella sintonia difficile che si è trasformata in frizioni e incompatibilità, fino a essere messo fuori rosa a inizio gennaio. Danilo ha attraversato tutto dando il massimo in campo, pur senza raggiungerlo, stando in silenzio fuori e chiedendo a ottobre di togliere dal contratto la clausola che lo avrebbe prolungato fino al 2026 al raggiungimento del 50% di presenze: per non rischiare di essere un peso. Lo è diventato lo stesso, forse proprio per quella personalità che in pochi mesi di Juve ne aveva fatto «una figura importante nello spogliatoio».

Scivolata sulla Juve

O forse perché la Juve di oggi ritiene azzerare il passato un passo necessario per costruire il futuro. E al passato e a un futuro che dovrà per forza confrontarvisi ha fatto riferimento Danilo entrando infine in scivolata sulla Juve di oggi, intesa come società e staff tecnico, nella sua lettera. Scivolata magari non ideale per tempismo, perché aggiunge tensione in un momento in cui la Juve, intesa anche come squadra, di tensione non avrebbe bisogno. Ma figlia di tensione accumulata e di amore per la Juve così come una scivolata un po’ improvvida in campo può essere figlia dell’adrenalina e della voglia di vincere. Di sicuro lo hanno capito i compagni e tifosi, che lo hanno sommerso di cuori e like sui social e che - i tifosi - avranno almeno la consolazione di non vederlo nel Napoli. Andrà al Flamengo.

 

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«È una figura importante nello spogliatoio», diceva cinque anni fa Maurizio Sarri di un Danilo da pochi mesi alla Juventus, ma già riconosciuto dai compagni come uno da ascoltare. E si parla di uno spogliatoio in cui c’erano Buffon e Ronaldo, Bonucci e Chiellini, per citare solo alcuni. In una Juve che trasudava esperienza, mentalità vincente e personalità, il brasiliano era stato identificato subito come “pari” dai leader e come esempio dai giovani. D’altra parte era nazionale verdeoro e aveva giocato con Santos, Porto, Real Madrid e Manchester City. Leader è rimasto, anzi, lo è diventato sempre più, apprendendo cos’è la Juventus dai giocatori citati prima (e non solo da loro) e raccogliendone l’eredità, come ha raccontato ieri nella lettera ai tifosi, dopo la risoluzione del contratto che ha chiuso la sua esperienza bianconera dopo 213 partite, uno scudetto, due Coppe Italia e una Supercoppa italiana.

Danilo, il 6 e la fascia di capitano

E raccogliendo anche, nel 2021, il numero di maglia di uno dei leader più leader e degli juventini più juventini della storia bianconera: il 6 di Gaetano Scirea. E raccogliendo poi anche la fascia di capitano. Li ha onorati, numero e fascia, in campo e fuori. In particolare il 14 febbraio 2023, San Valentino in cui dichiarò a Tuttosport tutto il suo amore per la Juve, che viveva il momento più difficile dopo Calciopoli: dirigenza dimessasi in blocco per la vicenda plusvalenze, classifica azzoppata dalla penalizzazione e un futuro in cui l’unica certezza era almeno una stagione senza Europa. Danilo a 31 anni stava disputando un’annata straordinaria, a giugno sarebbe stato a un anno dalla scadenza e avrebbe potuto puntare a un club di Champions, invece annunciò il rinnovo: «Questo è solo un momento e poi per me non è questione di soldi o status, ma di lavorare dove mi trovo bene. Quattro anni fa non ero al top della forma e voglio ripagare la fiducia della Juve. Qui ho imparato la cultura del lavoro: ogni giorno alzarsi dal letto e avere la voglia di migliorare, sapendo che quello che hai fatto sinora non basta».

 

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