Chi insegna la Juve ai nuovi juventini? Il mercato avanza e il problema resta

In questo momento non c’è nessuno che possa attingere da un’esperienza abbastanza profonda per istruire quelli che sono arrivati o stanno arrivando

Chi insegna la Juventus ai nuovi juventini? Chi può trasmettere i principi, i valori, le abitudini? In questo momento non c’è nessuno che possa attingere da un’esperienza abbastanza profonda per istruire quelli che sono arrivati o che stanno arrivando. Qualcuno da cui possano imparare anche solo guardandolo. Chi passa il testimone generazionale? E soprattutto c’è ancora un testimone? La grandezza di un grande club è anche e soprattutto in questi fattori intangibili che servono, anzi sono indispensabili alla costruzione di un ciclo come il cemento nella costruzione di un palazzo. È quella roba che tiene insieme un gruppo, che spinge i campioni a dare di più e aiuta i gregari a non avere mai paura, che nel dare consapevolezza a tutti dell’importanza del club in cui si trovano, li aiuta a reggerne la pressione. Chi può mettersi di fianco ai più giovani e passare loro il senso di essere giocatori della Juventus, anche solo con l’esempio, con quell’osmosi da spogliatoio. C’è un nuovo progetto, c’è un nuovo allenatore, ci sono nuovi giocatori: giusti o sbagliati che siano, il progetto, l’allenatore o i giocatori, sono privi, in questo momento, di qualcosa che li tenga insieme nei momenti difficili. Forse il solo Perin ha respirato l’aria che ora non spira più dalle parti della Continassa e dello Stadium. Un’aria che sapeva diventare bufera per gli avversari che, infatti, hanno sempre meno paura di entrare nella casa bianconera.

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Non è un problema da poco

Questo non è un piccolo problema per la nuova Juventus. Perché se manca un difensore centrale si può trovare un bravo difensore centrale sul mercato e ingaggiarlo. Ma qualcuno che insegni lo juventinismo non lo trovi facilmente e, soprattutto, non lo trovi se dal mercato arrivano solo giovani o comunque giocatori sotto i 27/28 anni. Non è un invito a invecchiare la squadra, invertendo la rotta del progetto, ma un invito a riflettere se, nello smontare il vecchio per rimontare il nuovo, non si sono buttati via troppi pezzi, non si è rinunciato a qualcosa, sottovalutandone l’importanza dell’esperienza. Ogni club, anzi ogni grande club ha dei custodi della fede, che hanno l’onore di tramandarla e l’onere di difenderla. Servono in ogni posizione, dal campo alla sede, servono per mantenere viva l’anima del club, perché hanno quella forza che fa loro compiere un sacrificio in più senza che questo pesi, in campo come in ufficio. Dopodomani finisce il mercato. La Juventus si ritroverà con un centravanti, un esterno e due centrali difensivi in più. Motta avrà più scelte e qualità a disposizione. Ma rimarrà il problema di far capire ai nuovi e ai nuovissimi cos’è la Juventus e cosa si fa quando si è della Juventus. E di certo non aiuta una tifoseria sempre più catastrofista che, vittima dell’indigestione epocale dei nove scudetti di fila, litiga, pontifica e cerca un nuovo capro espiatorio ogni giorno, pronta a rimpiangerlo il giorno dopo. E a chi viene in mente il nome di Allegri, leggendo quest’ultima frase, vale la pena ricordare quanto i tifosi criticassero Beppe Marotta. La Juventus è difficile anche per questo, ma la ricostruzione del sogno deve ripartire dal senso della Juventus. Da qualche parte, alla Continassa, sul campo e sulle tribune dello Stadium, in sede, ne deve essere rimasto un po’: urge rimetterlo in circolo.

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Chi insegna la Juventus ai nuovi juventini? Chi può trasmettere i principi, i valori, le abitudini? In questo momento non c’è nessuno che possa attingere da un’esperienza abbastanza profonda per istruire quelli che sono arrivati o che stanno arrivando. Qualcuno da cui possano imparare anche solo guardandolo. Chi passa il testimone generazionale? E soprattutto c’è ancora un testimone? La grandezza di un grande club è anche e soprattutto in questi fattori intangibili che servono, anzi sono indispensabili alla costruzione di un ciclo come il cemento nella costruzione di un palazzo. È quella roba che tiene insieme un gruppo, che spinge i campioni a dare di più e aiuta i gregari a non avere mai paura, che nel dare consapevolezza a tutti dell’importanza del club in cui si trovano, li aiuta a reggerne la pressione. Chi può mettersi di fianco ai più giovani e passare loro il senso di essere giocatori della Juventus, anche solo con l’esempio, con quell’osmosi da spogliatoio. C’è un nuovo progetto, c’è un nuovo allenatore, ci sono nuovi giocatori: giusti o sbagliati che siano, il progetto, l’allenatore o i giocatori, sono privi, in questo momento, di qualcosa che li tenga insieme nei momenti difficili. Forse il solo Perin ha respirato l’aria che ora non spira più dalle parti della Continassa e dello Stadium. Un’aria che sapeva diventare bufera per gli avversari che, infatti, hanno sempre meno paura di entrare nella casa bianconera.

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Non è un problema da poco