Kolo Muani e Vlahovic, altro che rivali: il gesto dopo il gol Juve

Il francese, al suo debutto all’Allianz, ribalta la sfida in 180 secondi dimostrando grinta e un fiuto da bomber vero

Il giro del mondo in tre minuti. A prendersi la scena - al contrario del famoso romanzo di Jules Verne - non è stato Phileas Fogg, ma Kolo Muani. In 180 secondi il francese si è rivelato capace di raddrizzare una gara che per la Juventus avrebbe rappresentato, specie dopo il ko in Champions con il Benfica, il punto più basso della gestione di Thiago Motta. Una doppietta per certi versi sporca, rabbiosa, figlia sì delle indubbie qualità tecniche del francese - il primo gol è da rapace vero con tanto di spallata a Goglichidze prima di calciare verso la porta - ma anche di un po’ di buona sorte. Il tiro di Weah, infatti, sarebbe finito sul fondo se il francese non lo avesse deviato in rete. Per quanto retorico, è proprio vero che la fortuna aiuta gli audaci, anche perché audace è stata prima, la veronica strepitosa di Yildiz, e poi il senso della posizione di Kolo, alla Pippo Inzaghi, per intenderci.

Kolo Muani, tre gol in due partite

Con quello segnato all’Empoli sono diventati tre i gol dell’ex Psg in sole due partite con la Juventus. Se a questo aggiungi che prima di lui ci era riuscito solo Carlitos Tevez, il gioco è fatto... Quella di Motta è una Juve giovane, inedita, tanto ambiziosa quanto ingenua, partita ad agosto con l’entusiasmo che è solito accompagnare i nuovi inizi, prima di sciogliersi - almeno in parte - di fronte alle prime vere difficoltà. Kolo è arrivato nel momento giusto: ai bianconeri serviva l’essenza e l’inconsapevolezza di un “estraneo” per risvegliare nel gruppo quello spirito frizzante che aveva accompagnato le prime uscite stagionali.

 

 

 

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Il gesto per Vlahovic

Dopo il secondo gol del francese, la squadra si è scrollata definitivamente di dosso la tensione e le angherie delle ultime settimane. Ha ritrovato un gioco spigliato e armonioso, ma soprattutto il gol del suo centravanti, Dusan Vlahovic. Tra i primi ad abbracciarlo è stato proprio Kolo Muani. Un gesto spontaneo, vero, a testimoniare un fatto inconfutabile: Dusan non è né un nemico, né un alter ego con cui competere di settimana in settimana per una maglia da titolare, ma un compagno di un percorso che, dopo la flessione delle ultime settimane, sembra di nuovo tracciato. Del resto nessuno meglio di lui può capire come il serbo si sia sentito in questi mesi di critiche. Lui, che il sorriso l’aveva già perso due volte: prima con la Nazionale francese, quando nella finale mondiale sprecò la palla del match point facendosi ipnotizzare dal Dibu Martinez; e poi al Psg, dove non è mai riuscito a mostrare appieno l’enorme bagaglio tecnico di cui dispone. Per non parlare di quel travagliato inizio di carriera: in Francia le squadre giovanili non vogliono puntare su di lui perché i voti a scuola sono troppo bassi.

Le parole di Kolo Muani

Da lì la scelta di provare a sfondare in Italia con tanto di provini a Cremona e Vicenza. Una parentesi brevissima: Kolo fa fatica, non sa una parola d’Italiano, gli manca casa. È infelice, insomma, e suo padre decide di riportarlo in patria dove firma con il Nantes. Non era ancora ora, evidentemente... «Essere arrivato alla Juve per me è incredibile, dobbiamo celebrare come si deve questa vittoria - ha commentato Kolo Muani a fine partita -. Sono contento per i due gol, ma ragioniamo da squadra e la cosa più importante è l’aver ritrovato i tre punti. La testa ora è già al prossimo match con il Como. La giocata di Yildiz? È un grandissimo giocatore, molto giovane e tecnico. Mi rende felice poter giocare con talenti come lui».

 

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Il giro del mondo in tre minuti. A prendersi la scena - al contrario del famoso romanzo di Jules Verne - non è stato Phileas Fogg, ma Kolo Muani. In 180 secondi il francese si è rivelato capace di raddrizzare una gara che per la Juventus avrebbe rappresentato, specie dopo il ko in Champions con il Benfica, il punto più basso della gestione di Thiago Motta. Una doppietta per certi versi sporca, rabbiosa, figlia sì delle indubbie qualità tecniche del francese - il primo gol è da rapace vero con tanto di spallata a Goglichidze prima di calciare verso la porta - ma anche di un po’ di buona sorte. Il tiro di Weah, infatti, sarebbe finito sul fondo se il francese non lo avesse deviato in rete. Per quanto retorico, è proprio vero che la fortuna aiuta gli audaci, anche perché audace è stata prima, la veronica strepitosa di Yildiz, e poi il senso della posizione di Kolo, alla Pippo Inzaghi, per intenderci.

Kolo Muani, tre gol in due partite

Con quello segnato all’Empoli sono diventati tre i gol dell’ex Psg in sole due partite con la Juventus. Se a questo aggiungi che prima di lui ci era riuscito solo Carlitos Tevez, il gioco è fatto... Quella di Motta è una Juve giovane, inedita, tanto ambiziosa quanto ingenua, partita ad agosto con l’entusiasmo che è solito accompagnare i nuovi inizi, prima di sciogliersi - almeno in parte - di fronte alle prime vere difficoltà. Kolo è arrivato nel momento giusto: ai bianconeri serviva l’essenza e l’inconsapevolezza di un “estraneo” per risvegliare nel gruppo quello spirito frizzante che aveva accompagnato le prime uscite stagionali.

 

 

 

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