Motta disegna una nuova Juve: Kolo Muani la chiave. E Vlahovic…

Thiago entusiasta per come sa interpretare il ruolo di punta. E la sua duttilità e il grande lavoro che svolge possono aiutare Dusan a rendere di più

Mentre i tifosi juventini riscoprivano il piacere della sbornia calcistica, in una domenica che si sarebbe potuta rivelare deleteria per il percorso avviato da Thiago Motta, un hashtag in particolare è tornato a popolare l’universo dei social: “Più Kolo che anima”. Eh sì, del resto chi poteva mai pronosticare un impatto così dirompente, sfrenato e miracoloso come quello che l’attaccante francese arrivato dal Psg - di certo non uno dei campionati più competitivi d’Europa - ha avuto sul gruppo Juve. A Kolo Muani sono bastate un paio di partite per riaccendere nei cuori del popolo bianconero una parvenza di quell’entusiasmo che per settimane ha accompagnato le prime uscite della squadra di Thiago Motta. Due gare completamente diverse, condite da tre gol che - a prescindere da quanto accadrà nella gara contro il Como - hanno già scolpito nella pietra il nome dell’ex Eintracht: solo Carlitos Tevez prima di lui era riuscito ad andare in rete nelle prime due uscite con la Juventus.

 

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Kolo Muani-Vlahovic: le differenze

Ma tornando all’hashtag - forse non proprio azzeccatissimo - la verità è che nel successo contro l’Empoli di fortuito o casuale c’è ben poco: la Juve nel primo tempo è andata sotto, facendosi schiacciare dai demoni delle ultime e deludenti uscite, per poi reagire a regola d’arte, ribaltando il match come solo le grandi squadre sono in grado di fare. Un caso senza precedenti fin qui in campionato: una volta in svantaggio i bianconeri, infatti, non erano mai riusciti ad andare oltre il pari. Un dettaglio non da poco e da cui è obbligatorio ripartire. Ma la notizia più bella, al contrario di quanto temevano un po’ tutti quando Kolo Muani è atterrato a Caselle, è che la sua presenza in campo non escluderà necessariamente quella di Dusan Vlahovic. Thiago lo ha già sottolineato più volte: parliamo di due giocatori completamente diversi. Per capirlo, basta prendere a confronto le loro heatmap. Il francese è un attaccante duttile, a cui piace svariare muovendosi a destra e sinistra su tutto il fronte offensivo. Con Psg ed Eintracht ha dimostrato di poter agire sia da prima punta che sugli esterni, dove è abile a sfruttare la fisicità nella progressione palla al piede.

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A scuola da Kolo Muani

Il primo gol contro l’Empoli fa scuola in questo senso: palla in verticale di Koopmeiners sulla sinistra a innescare la corsa del francese che rifila una spallata a Goglichidze per poi involarsi da solo verso la rete. A questo va aggiunta poi un evidente abilità nello spedire in profondità i compagni: nel suo anno in Bundesliga oltre a 23 gol è riuscito a confezionare ben 14 assist. A differenza di Vlahovic - più abile, in quanto finalizzatore puro, nell’accentrarsi per giocare spalle alla porta - Kolo fa più fatica ad agire da boa. Nel primo tempo contro i toscani, la Juve si è intestardita più volte nel servirlo in verticale, senza che questo creasse troppi problemi a Vasquez. Ed è proprio qui la chiave di una convivenza più che possibile: il serbo venendo incontro al pallone può rivelarsi utilissimo nell’aprire gli spazi sulle fasce per innescare le ripartenze veloci dei vari Yildiz, Conceiçao e - per l’appunto - Kolo Muani. Motta lo sa meglio di tutti, e non è un segreto che stia cercando in tutti i modi di disegnare una Juventus che possa esaltare la duttilità dell’attaccante francese. Non va dimenticato poi che entrambi sfiorano il metro e novanta di altezza. Caratteristica che può rivelarsi utile nei match più chiusi e complicati, specie se a crossare è gente dal piede di Chico o Yildiz. Che siano impiegati dall’inizio o a partita in corso, una cosa è certa: Dusan ora non è più solo. Insieme al francese potrà spartirsi il peso di un attacco che ha disperato bisogno di gol per rimanere aggrappato al treno Champions. 

 

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Mentre i tifosi juventini riscoprivano il piacere della sbornia calcistica, in una domenica che si sarebbe potuta rivelare deleteria per il percorso avviato da Thiago Motta, un hashtag in particolare è tornato a popolare l’universo dei social: “Più Kolo che anima”. Eh sì, del resto chi poteva mai pronosticare un impatto così dirompente, sfrenato e miracoloso come quello che l’attaccante francese arrivato dal Psg - di certo non uno dei campionati più competitivi d’Europa - ha avuto sul gruppo Juve. A Kolo Muani sono bastate un paio di partite per riaccendere nei cuori del popolo bianconero una parvenza di quell’entusiasmo che per settimane ha accompagnato le prime uscite della squadra di Thiago Motta. Due gare completamente diverse, condite da tre gol che - a prescindere da quanto accadrà nella gara contro il Como - hanno già scolpito nella pietra il nome dell’ex Eintracht: solo Carlitos Tevez prima di lui era riuscito ad andare in rete nelle prime due uscite con la Juventus.

 

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