I segreti del Como dei miracoli tra modello Juve e ambizioni da big

È il mondo bianconero quello al quale dichiaratamente mira la società lombarda: ricca, giovane e pronta a scalare i vertici della Serie A

TORINO - Glamour e sostanza, attori di Hollywood in tribuna e pacchi di soldi sul mercato: è la nuova frontiera svelata dal Como, quella della Serie A dagli inesplorati orizzonti asiatici con cui si confronterà domani sera la Juventus della secolare proprietà di famiglia. Innovazione e tradizione a confronto, ma con molti punti in comune e con gli effetti della globalizzazione che, piaccia o non piaccia, permeano sempre di più il calcio di casa nostra, dove ormai 11 proprietà su 20 sono in mani straniere. Una delle quali, appunto, fa capo ai fratelli Hartono, i magnati indonesiani che probabilmente non hanno mai visto per intero una partita del Como, ma che solo con la loro immanente presenza e, soprattutto, con la sostanza economica che li sostiene stanno spostano equilibri economici e (perché no?) tecnici.

Il modello Juventus

Dall’altra parte, appunto, la ultra centenaria storia della Juventus legata alla famiglia Agnelli, la proprietà più longeva del mondo (seconda solo alla famiglia Halas dei Chicago Bears che li precede di soli tre anni, 1920 rispetto a 1923: dettagli) che pure ha sempre saputo cavalcare i cambiamenti necessari per restare al passo con i tempi: prima in Italia a dotarsi di uno stadio di proprietà, di due centri sportivi, di un museo e di un centro medico, a realizzare la seconda squadra e quella femminile, a implementare un settore destinato solo ed esclusivamente alla realizzazione di contenuti digitali. E non è un caso che Mirwan Suwarso, plenipotenziario degli Hartono in Italia abbia spiegato, subito dopo la promozione in A che la città aspettava da 22 anni, come quello bianconero sia il modello a cui si ispira il management indonesiano: «Noi guardiamo alla Juventus che fa 180 milioni e vogliamo arrivare a 20. E poi il centro sportivo: dobbiamo svilupparlo, siamo solo al 30%. E poi c’è il progetto dello stadio. A breve la proprietà approverà il progetto da presentare al Comune (martedì scorso si è svolto l’evento in comune, ndr). Non sarà uno stadio per il Como, aperto due o tre giorni al mese, ma per la città, con aree commerciali e sanitarie».

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L'intuizione

Insomma, la Vecchia Signora si specchierà sul lago dorato come in un gioco di rimandi alle sue origini, con la indubbia, e chissà se solo intima, soddisfazione di continuare a rappresentare un modello per tutti coloro che vogliono produrre calcio in Italia. Poi, certo, è perfino pleonastico ricordare quanta e quale differenza vi sia tra le due realtà, non fosse altro che la nuova vita del Como inizia dal 2019 in Serie D, quando il gruppo indonesiano rileva la società in seguito all’intuizione di Michael Gandler, il manager statunitense alla guida della Sent Intartainement, l’azienda britannica che fa parte del gruppo per operare nel settore dei media (la Mola Tv) e dell’intrattenimento. Ecco, solo che l’approccio era parso un po’ troppo in stile “soap” e aveva suscitato diffidenze diffuse: «Qui al di là dello stadio e della bancarotta c’è qualcosa di speciale. Quando sei seduto in tribuna e guardi le montagne, vedi quello che noi vediamo tutti i giorni, ville da milioni di euro nel panorama, ti siedi e vedi un’opportunità. Non vedi lo stadio rovinato, vedi un’opportunità. Qui c’è del potenziale perché Como è un posto da sogno e il sogno può diventare realtà».

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Dalla D alla A in sei anni

Dichiarazioni che avevano suscitato uno scetticismo nemmeno troppo strisciante, spazzato via dal percorso che ha portato dalla D al ritorno in A in sei anni senza mai compiere il passo più lungo delle (pur economicamente lunghissime) gambe, dalla presenza costante dei manager in città e da quel pizzico di glamour sparso qua è là, con le presenza vip in tribuna, a cui Como è da sempre abituato e a cui sa dare il giusto peso in assenza di fatti concreti. Che, appunto, ci sono sul campo e nei progetti, come quello del rinnovamento dello stadio che dovrebbe essere completato nel 2028. La gente del Como, adesso, si fida eccome. Mirwan Suwarso, 38enne manager che rappresenta in tutto e per tutto la proprietà, ha impresso la svolta con la promozione di Fabregas in prima squadra dalla Primavera e con l’accelerazione al progetto stadio. Tutto bello, certo, ma adesso c’è da difendere la Serie A e gli investimenti sul mercato non lasciano dubbi sulle intenzione della proprietà. Suwarso, nel messaggio di fine anno, non ha certo scelto il basso profilo: «Continuiamo questo percorso, uniti nel nostro amore per il club e la nostra città. Vi assicuro che il futuro ci riserva possibilità illimitate e, con voi al nostro fianco, insieme siamo pronti per grandi cose». Decisamente non si fa economia di lustrini per accogliere la “Vecchia Signora” su quel ramo del calcio di Como. 

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TORINO - Glamour e sostanza, attori di Hollywood in tribuna e pacchi di soldi sul mercato: è la nuova frontiera svelata dal Como, quella della Serie A dagli inesplorati orizzonti asiatici con cui si confronterà domani sera la Juventus della secolare proprietà di famiglia. Innovazione e tradizione a confronto, ma con molti punti in comune e con gli effetti della globalizzazione che, piaccia o non piaccia, permeano sempre di più il calcio di casa nostra, dove ormai 11 proprietà su 20 sono in mani straniere. Una delle quali, appunto, fa capo ai fratelli Hartono, i magnati indonesiani che probabilmente non hanno mai visto per intero una partita del Como, ma che solo con la loro immanente presenza e, soprattutto, con la sostanza economica che li sostiene stanno spostano equilibri economici e (perché no?) tecnici.

Il modello Juventus

Dall’altra parte, appunto, la ultra centenaria storia della Juventus legata alla famiglia Agnelli, la proprietà più longeva del mondo (seconda solo alla famiglia Halas dei Chicago Bears che li precede di soli tre anni, 1920 rispetto a 1923: dettagli) che pure ha sempre saputo cavalcare i cambiamenti necessari per restare al passo con i tempi: prima in Italia a dotarsi di uno stadio di proprietà, di due centri sportivi, di un museo e di un centro medico, a realizzare la seconda squadra e quella femminile, a implementare un settore destinato solo ed esclusivamente alla realizzazione di contenuti digitali. E non è un caso che Mirwan Suwarso, plenipotenziario degli Hartono in Italia abbia spiegato, subito dopo la promozione in A che la città aspettava da 22 anni, come quello bianconero sia il modello a cui si ispira il management indonesiano: «Noi guardiamo alla Juventus che fa 180 milioni e vogliamo arrivare a 20. E poi il centro sportivo: dobbiamo svilupparlo, siamo solo al 30%. E poi c’è il progetto dello stadio. A breve la proprietà approverà il progetto da presentare al Comune (martedì scorso si è svolto l’evento in comune, ndr). Non sarà uno stadio per il Como, aperto due o tre giorni al mese, ma per la città, con aree commerciali e sanitarie».

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