A pochi giorni dal suo 65° compleanno, giovedì 13 febbraio, Pierluigi Collina racconta alcuni aneddoti relativi alla sua gloriosa carriera di arbitro al quotidiano la Repubblica. L’ex direttore di gara, ora presidente della commissione arbitrale della Fifa, rivela di avere nel proprio studio una bellissima e vasta collezione di cimeli: “C’è il pallone della finale della Coppa del Mondo 2002 (quella tra Germania-Brasile nell’edizione disputata in Corea del Sud e Giappone ndr): quel giorno ho fischiato la fine della partita con credo 13 o 14 secondi di ritardo, ininfluenti per il risultato, per avere la certezza che il pallone fosse fra le mie mani, per portarlo a casa con me. Alla premiazione, prima di ricevere la medaglia, una persona dell’organizzazione mi disse: ‘Pierluigi, se mi dai il pallone te lo tengo io’. Gli risposi: ‘Non ci penso neanche lontanamente, il pallone resta con me’. Nelle foto della cerimonia sono sempre con quel pallone in mano. Ora si trova nello studio dove lavoro: ci sono un po’ di palloni, di magliette. A chi ama il calcio luccicherebbero gli occhi”. A decidere la sfida su Ronaldo, il Fenomeno, autore di una doppietta. Collina a tal proposito rivela: “Ho anche la sua maglia di quella partita: arrivò negli spogliatoi, me la diede dentro un sacchetto ancora sudata. E di quel giorno ho anche quella di Cafu e di Hamann”.
Collina e l’alopecia: “Mi mandarono a Latina”
Grazie alla sua enorme personalità, Collina ha sempre imposto la sua “legge” sul rettangolo verde: “Non ho mai avuto la tentazione di lasciare il campo per degli insulti. Ci hanno provato a farmi abbandonare il campo. Anzi: a farmi smettere di arbitrare perché avevo perso tutti i capelli. Quando a 24 anni ho sofferto di alopecia totale, nel giro di due settimane ho perso tutte le forme pilifere e solo perché ero ‘bravino’ ho continuato. I vertici arbitrali mi fermarono per 3 mesi. Poi mi fecero un test: mi mandarono ad arbitrare una partita a Latina, uno stadio caldo, per vedere che effetto facessi alle persone. Sarò sempre grato a quel pubblico: a loro quel giorno non poteva fregare meno di avere un arbitro senza capelli”.