Non è un bel risultato, ma è la terza vittoria consecutiva e la qualificazione non pare un’impresa. Non è una bella Juve, ma è meglio di quella di Como, con spirito guerriero che le consente di superare il momento difficile del pareggio olandese e aggiustare la partita. Se accontentarsi non è un atteggiamento molto juventino, senza dubbio lo è il sano pragmatismo con cui si prendono le vittorie in attesa che i (non pochi) difetti vengano migliorati. Non è una stagione facile, ma questa Juve riesce quasi sempre a lasciare dietro di sé qualcosa (o qualcosina) di buono. Al di là del palpitante cuore di Gatti, protagonista di una serata da leader, la possibilità (finalmente!) di fare cambi di qualità regala a Motta un Conceiçao fresco e saettante, che spacca la difesa del Psv e conferma di essere un elemento su cui costruire il futuro. Kolo, questa volta, non la risolve, ma mostra giocate che confermano le buone prestazioni delle ultime settimane. E, soprattutto, la Juventus è sembrata un gruppo unito, disposto ad aiutarsi e sacrificarsi: non è un dettaglio per il fi ale di stagione che sarà costellato di battaglie in cui il bel gioco conterà molto poco, la compattezza molto di più.
Juve adolescente, altro che Vecchia Signora
Poi la Juventus è un’adolescente, altro che Vecchia Signora, una squadra con gli sbalzi umorali dei quindici anni, le distrazioni improvvise, i passi avanti e quelli indietro senza una logica: non riesce ad abbandonare l’infanzia, ma vuole disperatamente diventare adulta. La Juventus vive di fiammate e pause, fa intravedere un futuro promettente, ma regala un presente con momenti di grande frustrazione. Servono pazienza e correzioni. La prima si può conquistare con un po’ di vittorie, molto impegno e lo spirito di ieri sera. Le seconde non vanno sbagliate, perché il margine di errore, a questo punto, è diventato bassissimo.