Svolta Juve e 200 milioni in panchina: da rimontata a Signora delle rimonte

Il gruppo aveva lasciato per strada 17 punti da situazioni di vantaggio: perché adesso risolve le gare nel finale

TORINO - No, per questa Juventus l’abbondanza non pare un problema. Una soluzione, semmai. Un calcio sempre più intenso e un calendario sempre più intasato, d’altronde, strizzano fisiologicamente l’occhio alla panchina lunga. Quella a cui si sta finalmente abituando Thiago Motta, terminato il periodo degli infortuni in serie e anche quello del mercato invernale, che in dote al tecnico ha portato quattro rinforzi. I recenti risultati positivi, con una serie aperta di tre vittorie di fila, come mai era successo in precedenza nella stagione, sono figli di quel pragmatismo q.b., quanto basta, con cui l’ex guida del Bologna ha insaporito la sua ricetta a base di dominio del gioco. Ma il filotto può essere analizzato anche da un altro punto di vista. 

Le armi in panchina

La Juventus, ormai abituata e quasi rassegnata a essere rimontata, ha iniziato invece a rimontare. L’Empoli? Battuto con un ribaltone da 0-1 a 4-1. Il Como? Superato proprio a ridosso del gong. Il Psv? Scalfito da una zampata al minuto 82. Un trend che è difficile non associare alla ritrovata abbondanza di frecce nella faretra dell’arciere Motta. Anche perché la pratica toscana era stata archiviata con un gol di Vlahovic e una giocata sull’asse Thuram-Conceiçao, tutti subentrati, così come l’ostacolo olandese, martedì sera, è stato aggirato da una sgasata dello stesso portoghese e dal successivo tap-in di Mbangula, anche in questo caso entrambi entrati durante la ripresa. In un simile scenario, insomma, l’allenatore ha più possibilità di incidere con le scelte iniziali e con le variabili da rimescolare in corso d’opera. E i giocatori guadagnano in termini di energie psico-fisiche e di lucidità.

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La nuova Juve

Il mercato, in attesa di scoprire il colpo a sorpresa Costa, ha offerto nuove opzioni nell’altrimenti rimaneggiata difesa bianconera, oltre ad aver assicurato con Kolo Muani quell’alternativa offensiva di cui la squadra sentiva un disperato bisogno. L’infermeria, invece, ha restituito a Motta quell’abbondanza sulla trequarti che ora permette al tecnico di iniziare le partite con due esterni alti e di terminarle con altri due, dirottando all’occorrenza giocatori come Weah in altri ruoli. Non in mediana, però, perché lì non si è mai vissuta una vera ristrettezza numerica. Così è stato mandato in archivio il periodo dei 17 punti dilapidati da situazioni di vantaggio. Così è stato inaugurato quello delle panchine lunghe e dei ruggiti finali. Come il più recente, firmato da Mbangula, anche e soprattutto in virtù dell’impatto a gara in corso dei vari Vlahovic, Koopmeiners, Conceiçao e Thuram. A sommare il valore dei loro cartellini, d’altronde, si sfiorano i 200 milioni... 

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TORINO - No, per questa Juventus l’abbondanza non pare un problema. Una soluzione, semmai. Un calcio sempre più intenso e un calendario sempre più intasato, d’altronde, strizzano fisiologicamente l’occhio alla panchina lunga. Quella a cui si sta finalmente abituando Thiago Motta, terminato il periodo degli infortuni in serie e anche quello del mercato invernale, che in dote al tecnico ha portato quattro rinforzi. I recenti risultati positivi, con una serie aperta di tre vittorie di fila, come mai era successo in precedenza nella stagione, sono figli di quel pragmatismo q.b., quanto basta, con cui l’ex guida del Bologna ha insaporito la sua ricetta a base di dominio del gioco. Ma il filotto può essere analizzato anche da un altro punto di vista. 

Le armi in panchina

La Juventus, ormai abituata e quasi rassegnata a essere rimontata, ha iniziato invece a rimontare. L’Empoli? Battuto con un ribaltone da 0-1 a 4-1. Il Como? Superato proprio a ridosso del gong. Il Psv? Scalfito da una zampata al minuto 82. Un trend che è difficile non associare alla ritrovata abbondanza di frecce nella faretra dell’arciere Motta. Anche perché la pratica toscana era stata archiviata con un gol di Vlahovic e una giocata sull’asse Thuram-Conceiçao, tutti subentrati, così come l’ostacolo olandese, martedì sera, è stato aggirato da una sgasata dello stesso portoghese e dal successivo tap-in di Mbangula, anche in questo caso entrambi entrati durante la ripresa. In un simile scenario, insomma, l’allenatore ha più possibilità di incidere con le scelte iniziali e con le variabili da rimescolare in corso d’opera. E i giocatori guadagnano in termini di energie psico-fisiche e di lucidità.

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